Image: Theme 'War and Terrorism' by Pancho

Fin quando i diritti umani non
saranno garantiti a tutti,
non distinguendo razze, sarà una guerra.
E fino a quel giorno il sogno di una pace
duratura, per i cittadini del mondo fi regole internazionali di moralità
sarà una fugace illusione
da poter perseguire, ma mai raggiungere.
Ovunque ora è guerra, è guerra.      Bob Marley 1

I Membri devono astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia o dall'uso della forza, sia contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica di qualsiasi Stato, sia in qualunque altra maniera incompatibile con i fini delle Nazioni Unite
Articolo 2 (4) della Carta ONU

Guerra, terrorismo e diritti umani

Episodi di guerra o di terrorismo mettono alla prova i diritti umani fino al punto di farli quasi collassare. È difficile trovare uno spazio per i diritti umani quando la vita è messa deliberatamente a rischio, o quando è vista come “un danno collaterale” durante le campagne di bombardamento di massa, che direttamente o indirettamente portano a malattie, sofferenze, distruzioni delle case e morte. Durante le guerre, in modo particolare quelle che durano anni, ogni diritto umano sembra essere colpito negativamente. Il sistema di assistenza sanitaria si interrompe, l'istruzione va in sofferenza, la casa, il lavoro, l'approvvigionamento di beni alimentari e di acqua, il sistema legale, la libertà della stampa e il libero pensiero, e la responsabilità per gli abusi da parte dello Stato-o dello Stato” nemico” - subiscono tutti delle restrizioni, quando non scompaiono completamente. Inoltre, laddove in tempi di pace c'erano poche protezioni, i diritti dei bambini, delle donne, dei gruppi in minoranza e dei rifugiati durante le guerre ce ne saranno ancora meno.

La protezione offerta dalle convenzioni sui diritti umani non cessa in caso di conflitto armato2.
Corte Internazionale di giustizia

La guerra e il terrorismo causano ovviamente una frattura nell'umanità, si tratta di atti che sembrano minare alla radice e mettere da parte i valori che dovrebbero stare alla base dei diritti umani-e lo stesso accade al sistema legale che li protegge. Tuttavia, anche durante un tale abbattimento, i diritti umani continuano ad essere operativi, sebbene all'interno di uno stato indebolito, e nonostante non possano riparare a tutti i danni, possono fornire una protezione minima e della speranza di giustizia.

Le guerre e le emergenze nazionali permettono agli Stati di “aggirare ”-o mettere da parte temporaneamente-alcuni dei loro impegni sui diritti umani. Tuttavia, determinati diritti umani, come il diritto alla vita o il diritto alla libertà dalla tortura, dai trattamenti disumani e degradanti non possono mai essere messi da parte. Questi sono visti come talmente importanti e fondamentali da dovere essere osservati anche quando la sicurezza dello Stato è a rischio.

Un giudizio della Corte Europea dei diritti umani nel 20113 (Al-Skeini e altri contro il Regno Unito) ha verificato che Il Regno Unito aveva violato l'articolo 2 della Convenzione Europea dei diritti umani, garantendo il diritto alla vita di molti civili, mentre portava avanti delle operazioni di sicurezza a Basra, in Iraq. Il caso fu il primo del suo genere nel far applicare la Convenzione europea in tempi di guerra, in territori stranieri, e su tutta la regione sulla quale uno dei firmatari della convenzione aveva il controllo effettivo. Altri casi hanno mostrato che il trattamento dato ai prigionieri in campi di detenzione corrispondeva alla tortura.

Quando la guerra è una guerra?

Il terrorismo e la guerra sono molto simili. Entrambi comprendono atti di violenza estrema, entrambi sono motivati da ragioni politiche, ideologiche o strategiche, entrambi sono inflitti da un gruppo di persone nei confronti di un altro. Le conseguenze di entrambi sono terribili per i membri della popolazione-sia che queste fossero volute che non volute. La guerra tende ad essere più estesa e la distruzione che causa è probabilmente più devastante perché una guerra è spesso portata avanti dagli Stati con eserciti e gli enormi arsenali che questi hanno a disposizione. I gruppi terroristici raramente hanno le risorse professionali o finanziarie che sono possedute dagli Stati.

Oltre ai metodi usati e agli esiti della violenza, comunque, guerra e terrorismo sono visti diversamente anche dal diritto internazionale. Le differenze non sono sempre chiare e definite e anche gli esperti possono essere in disaccordo sul fatto che una campagna violenta costituisca un atto di terrorismo, una guerra civile, un'insurrezione, un tentativo di autodifesa legittima per l'autodeterminazione o qualcos'altro.

Domanda: Nel Ventesimo secolo, ceceni, abkhazi, curdi, palestinesi e nazionalisti iralndesi si sono trovati a combatter una guerra contro una nazione che vedevano come colonizzatrice. Le nazioni hanno sempre visto le azioni di tali gruppi come terrorismo. Come possiamo decidere chi tra loro usa la definizione giusta?

I problemi nella definizione della guerra

Le guerre sono a volte definite dal fatto che si svolgono tra stati nazionali: ma qual è allora lo spazio delle guerre civili o della cosiddetta “guerra al terrorismo”? A volte una dichiarazione di guerra formale viene utilizzata per definire quello che è un atto di guerra, ma questo esclude le campagne di bombardamento tattiche che si svolgono per molti anni, come gli attacchi degli Stati Uniti d'America sui confini del Pakistan o nelle no fly zone dichiarate sull'Iraq negli anni 90.

Non puoi vincere una guerra più di quanto puoi vincere un terremoto
Jeanette Rankin4

Una definizione completa della guerra dovrebbe comprendere le guerre economiche o commerciali, visto che entrambe possono avere un effetto enormemente distruttivo in termini di vite umane? Le sanzioni sono una forma di guerra? L'Unicef stima che le sanzioni sull’Iraq negli anni 90 hanno causato la morte di più di mezzo milione di bambini (oltre a moltissimi adulti).

Domanda: Carl Von Clausewitz, un generale militare prussiano, definì la guerra come segue: "La guerra è quindi un atto di forza per costringere il nostro nemico a fare la nostra volontà". Siete d'accordo con questa definizione?

Che cosa è il terrorismo?

Il terrorismo è intimidazione con uno scopo: il terrore è destinato a indurre gli altri a fare cose che altrimenti non farebbero.
Igor Primoratz

Terrorismo è un altro di quei termini che tutti sembrano pronti ad utilizzare, ma nessuno riesce a trovare una definizione esatta. Anche gli esperti continuano a discutere sul modo in cui questo termine dovrebbe essere utilizzato, e si dice che ci siano più di 100 definizioni di terrorismo, nessuna delle quali è accettata ufficialmente.

La mancanza di accordo sul significato del termine ha conseguenze dirette: per fare un esempio, le Nazioni Unite non sono state in grado di adottare una convenzione contro il terrorismo, nonostante aver cercato per sessant'anni di farlo, questo perché gli Stati membri non riescono a trovare un accordo su come definire il termine. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite tende ad utilizzare La seguente dicitura nei suoi riferimenti al terrorismo:

“Atti criminali che hanno l'intenzione o sono progettati per provocare uno stato di terrore nel pubblico generale, in un gruppo di persone o in alcuni individui in particolare, per scopi politici che sono ingiustificabili in qualsiasi circostanza, a prescindere da qualsiasi considerazione possa essere invocata per giustificarli, sia di natura politica, filosofica, ideologica, razziale, etnica, religiosa o di qualunque altra natura”.5

Terroristi del passato

I tre gruppi “terroristi” più famosi esistiti prima del Diciottesimo secolo erano d'ispirazione religiosa, (e tutti hanno nomi che sono stati introdotti nel linguaggio inglese come parole associati ai loro atti: i fanatici sono conosciuti come “zealots”, gli “assassins” come assassini- in inglese murderers- e i “thugs” sono individui violenti o bruti).

  • I sicari, conosciuti anche come zeloti, erano un movimento ebreo del primo secolo che ha cercato di scacciare i romani dalla Palestina. Usavano metodi senza scrupoli, ad esempio si mescolavano tra le persone durante ritrovi pubblici e accoltellavano le loro vittime per poi scomparire nella folla.
  • Gli assassini erano una setta musulmana sciita medievale che mirava alla purificazione dell'islam, e avevano come obiettivi i capi religiosi più prominenti, usavano metodi simili ai sicari con l' obiettivo di farsi pubblicità.
  • I thogi erano un gruppo indiano talvolta classificato come un culto o una setta, che ha operato per circa 600 anni, uccidendo brutalmente (per strangolamento) i viaggiatori, e seguendo regole molto specifiche. Questo è, tra i gruppi di questo tipo, quello che è durato più a lungo, e fu eliminato nel Diciannovesimo secolo grazie all'aver assunto degli informatori da dentro il gruppo.

Domanda: La minaccia di usare la bomba atomica dovrebbe essere considerata terrorismo?

Terrorismo: una classificazione

Alcuni dei seguenti criteri sono stati considerati importanti per decidere se un atto era da considerarsi “terrorismo”. Si avvisa che gli esperti non sono tutti d'accordo!

  • L'atto ha ispirazione politica

Un atto di terrorismo ha normalmente un obiettivo finale che è più importante è più strategico rispetto all'effetto immediato dell'atto stesso. Per esempio, un attacco dinamitardo con vittime civili può avere lo scopo di cambiare l'opinione pubblica per mettere pressione al governo.

  • L'atto deve essere violento o minacciare di vioenza.

Alcuni pensano che la mera minaccia di violenza, se creduta, può essere anch'essa un atto di terrorismo, in quanto causa paura tra coloro ai quali è diretta, e può essere usata per scopi politici.

Atto di terrorismo= Equivalente al crimine di guerra in tempo di pace
A.P. Schmid, in un report del 1991 per la Sezione Crimine delle Nazioni unite

  • Un atto di terrorismo è progettato per avere un forte impatto psicologico

Gli atti terroristici sono spesso definiti come arbitrari o casuali, ma in effetti i gruppi terroristici tendono a selezionare i loro obiettivi con attenzione con lo scopo di provocare la massima reazione, e quando possibile, colpire simboli del governo.

  • Il terrorismo e l'atto di gruppi sub statali, non degli stati

Questo probabilmente è l'elemento più controverso tra i diversi osservatori ed esperti. Gli Stati nazionali tendono a usarlo come essenza dell'atto terroristico, ma se limitiamo gli atti terroristici a gruppi sub statali, allora abbiamo già deciso che un atto violento portato avanti da uno stato non può essere terrorismo, a prescindere da quanto terribile possa essere!

  • Il terrorismo coinvolge in modo deliberato i civili tra gli obiettivi

Anche questo criterio è argomento di disputa tra molti esperti poiché allontana la possibilità che gli attacchi contro il personale militare e altri ufficiali dello Stato come politici o forze di polizia siano classificati come attacchi terroristici.

Domanda: Sapreste definire il terrorismo? Come distinguereste un atto di terrorismo da un altro tipo di violenza?

Gli Stati possono commettere atti di terrorismo?

Sono convinto che la migliore – e l'unica - strategia per isolare e sconfiggere il terrorismo sia quella di rispettare i diritti umani, promuovere la giustizia sociale, rafforzare la democrazia e sostenere il primato dello Stato di diritto.
Sergio Vieira de Mello

La parola terrorismo fu usata per la prima volta per descrivere il “Regime de la Terreur” (Regime del terrore) in Francia nell'ultimo decennio del diciottesimo secolo virgola e in particolare, il periodo tra il 1973 è il 1974, sotto Maximilien Robespierre. Questi anni furono caratterizzati dall'uso di metodi di repressione violenta, comprese esecuzioni di massa autorizzate dal tribunale rivoluzionario, un tribunale organizzato per giudicare i nemici politici. Verso la fine di questa età in particolare, le persone venivano giudicate e mandate a morte solo sulla base del sospetto e senza nessuna pretesa di fare un giusto processo.
Questo porto il paese in un'atmosfera generale di paura: uno stato nel quale le persone non potevano più sentirsi al sicuro dalla minaccia della violenza arbitraria. È con questi avvenimenti che il concetto di terrorismo è entrato nel vocabolario.

Durante il diciannovesimo secolo, il termine terrorismo è stato associato più che altro con gruppi che lavorano nell'ombra dello Stato per ribaltarlo, e non con sistemi di terrore di Stato. I gruppi rivoluzionari in tutta Europa si sono spesso serviti della violenza per rovesciare governanti o strutture statali che vedevano come repressive o ingiuste. La tecnica preferita era generalmente l'assassinio è tra quelli che sono considerati “successi” ci sono stati l'assassinio di uno zar russo, di un presidente francese, di un'imperatrice austroungarica e di un re italiano.

Il ventesimo secolo, il peggiore in termini sia rispetto al numero delle vittime che forse in termini di crudeltà e disumanità dei metodi, ha visto sia governi che gruppi sub statali utilizzare la violenza per il conseguimento dei propri obiettivi. Gli attori e gli iniziatori in queste serie di drammi terribili comprendevano rappresentanti dello Stato, come gruppi sub statali. Comunque, entro la fine del secolo, erano quasi esclusivamente gli ultimi a trasformarsi in gruppi terroristici. I gruppi sub statali sono spesso armati, fondati e addirittura fatti formare da altri Stati: gli stati che preparano e supportano gruppi terroristi possono essere definiti stati terroristi?

Domanda: Pensate che delle azioni da parte dello stato dovrebbero essere definite "terroriste" se causano terrore tra la popolazione?

L'uso della forza nel diritto internazionale

In guerra la verità è la prima vittima.
Eschilo

Il diritto internazionale registra numerosi casi diversi che coinvolgono l'uso della forza da parte degli Stati. A volte-come nella citazione all'inizio del capitolo-il diritto si applica a casi in cui uno stato usa o minaccia di usare la forza contro un altro stato. Questi casi sono di solito classificati come guerre, e sono regolati dalla Carta delle Nazioni Unite o dal Consiglio di sicurezza. A volte la legge si applica al modo in cui la forza è usata durante la guerra-che sia legale o illegale. Questo è generalmente un campo delle leggi umanitarie internazionali. Anche quando una guerra si sta svolgendo, comunque, i diritti umani continuano ad essere in funzione, nonostante per certi diritti, ci siano da parte dello Stato più restrizioni possibili di quante ce ne sarebbero in tempi di pace.

La guerra nel diritto internazionale

Carta delle Nazioni Unite, Patto Kellog-Briand

Le Alte Parti Contraenti dichiarano solennemente, a nome dei rispettivi popoli, di condannare il ricorso alla guerra per la soluzione delle controversie internazionali e di rinunciarvi quale strumento di politica nazionale nelle loro relazioni reciproche.
Dal Patto Kellog-Briand (conosciuto anche come Trattato generale per la rinuncia alla guerra, o Patto di Parigi)

Come azione principale, in una serie di sforzi volti al mantenimento della pace dopo la Prima Guerra Mondiale, il Patto Kellog-Briand fu firmato da 15 stati nel 1928, e in seguito da altri 47 stati. Nonostante il trattato non abbia impedito successive azioni militari tra i firmatari, e nemmeno lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, la sua importanza fu lo stabilire un’idea di “crimini contro la pace” e dunque giocò un ruolo centrale durante il Processo di Norimberga. Secondo i principi di Norimberga, i crimini contro la pace comprendono “la pianificazione, la preparazione, l’inizio o l’intraprendere delle guerre di aggressione, o delle guerre che violano i trattati internazionali”.

La rinuncia solenne alla guerra come strumento di politica nazionale implica necessariamente l'affermazione che una tale guerra è illegale nel diritto internazionale; e che coloro che pianificano e conducono una tale guerra [...] commettono un crimine in tal senso.
Dal giudizio di Norimberga

Dopo il Processo di Norimberga, la Carta delle Nazioni Unite è diventata il trattato chiave internazionale che regola l’uso della forza degli stati membri tra loro. La Carta non vieta completamente la guerra: permette, ristrettamente a specifiche circostanze, agli stati di avviare una guerra se è necessaria per ragioni di difesa. Nonostante ciò, tuttavia, le guerre di autodifesa devono essere approvate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, tranne nei rari casi in cui un'azione immediata è necessaria e non c'è il tempo sufficiente perché il Consiglio di sicurezza si riunisca.

Responsabilità di protezione (R2P)

Negli ultimi anni, alcuni paesi hanno spinto per far passare l'idea che dove ci siano popoli che subiscono gravi abusi per mano di uno stato-per esempio la minaccia di genocidio-le Nazioni Unite dovrebbero avere il potere, e l'obbligo, di agire in protezione delle persone. Questo includerebbe la possibilità di azioni militari contro lo stato responsabile. Il genocidio in Ruanda, in cui la comunità internazionale non ha saputo intervenire, ha scatenato il dibattito. La guerra nel Kosovo fu vista come uno dei primi esempi di “intervento umanitario” dei mezzi militari e nel 2001, l'intervento militare della NATO in Libia fu basato su un principio simile.

Il genocidio è un atto "commesso con l'intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso".
Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio (1948)7

L'idea della responsabilità di proteggere (R2P) è comunque controversa. Il genocidio e altre azioni comprese sono serie e terribili. Tuttavia, i critici hanno affermato che la responsabilità di proteggere potrebbe essere usata come un pretesto e alcuni interventi militari non sono stati davvero basati sulla probabilità che avvenissero “atroci crimini di massa” ma hanno avuto una natura più politica. Molti crimini atroci di massa non sembrano evocare la responsabilità di proteggere, e alcuni di questi dove sono stati effettuati degli interventi sono sembrati meno preoccupanti di altri rispetto ai pericoli che le persone dovevano affrontare. Anche se il principio della responsabilità di proteggere comprende l'idea che gli Stati che intervengano, dovrebbero valutare tutti gli altri possibili mezzi prima di intraprendere un'azione militare. Non sempre è chiaro se queste strade siano stati percorse. Infine, le persone si sono chieste se la guerra, che in se stessa è un'azione terribile e distruttiva, sia un mezzo appropriato per porre fine alle sofferenze. È possibile che bombardare un paese, con tutto ciò che questo comporta, sia il miglior modo per promuovere la pace e risolvere quello che spesso è un conflitto molto più profondo tra due schieramenti?

Domanda: Può, la guerra, essere "il male minore"?

Leggi di guerra

Anche in tempi di guerra, ci sono determinate leggi che impongono limiti alle azioni delle parti in conflitto, per esempio riguardo al trattamento dei prigionieri di guerra, del colpire le popolazioni civili e l'assistenza medica per i feriti. Le “leggi di guerra” sono principalmente governate dal diritto umanitario internazionale anche conosciuto come Convenzione di Ginevra.

La prima convenzione di Ginevra

La prima Convenzione di Ginevra fu firmata nel 1864. Fu creata dopo che Henry Dunant, un cittadino di Ginevra, era stato testimone della feroce battaglia di Solferino in Italia nel 1859. Rimasto sconcertato dalla mancanza di aiuto per i feriti, che erano lasciati morire sul campo di battaglia, propose un trattato internazionale che riconoscesse ad un'entità neutrale di fornire aiuto umanitario durante la guerra. La sua proposta portò a quella che successivamente fu la creazione del Comitato Internazionale della Croce Rossa e anche alla prima Convenzione di Ginevra. La convenzione si occupò di fornire un trattamento umano e dignitoso a coloro che non erano più coinvolti nella battaglia, a prescindere da quale fosse stato il loro fronte.

La Convenzione di Ginevra continuò ad essere sviluppata fino al 1949, quando fu adottata la quarta Convenzione di Ginevra e le tre precedenti furono riviste ed ampliate. In seguito, furono aggiunti tre protocolli di emendamento. Queste convenzioni sono state ratificate per intero o in parte da 194 paesi.
La Convenzione di Ginevra continuò ad essere sviluppata fino al 1949, quando fu adottata la quarta Convenzione di Ginevra e le tre precedenti furono riviste ed ampliate. In seguito, furono aggiunti tre protocolli di emendamento. Queste convenzioni sono state ratificate per intero o in parte da 194 paesi. Oltre alla Convenzione di Ginevra, ci sono altri standard nel diritto internazionale umanitario, compresi la Convenzione dell’Aia, e numerosi trattati internazionali sulle armi che possono e non possono essere utilizzati durante la guerra. Negli anni 90, una coalizione di ONG si sono associate con successo per mettere al bando, a livello internazionale, la produzione e l'uso di mine antiuomo. Il Trattato di Ottawa o Convenzione internazionale per la proibizione dell'uso di mine antiuomo fu adottato nel 1997 e da allora è stato ratificato da 157 stati nel mondo. La coalizione continua a svolgere campagne per un trattato che bandisca l'uso di bombe a frammentazione che, esattamente come le mine antiuomo, lasciano un sentiero di distruzione anche una volta terminata la guerra.

Crimini di guerra

I crimini di guerra sono considerati le più grandi violazioni del diritto umanitario internazionale. I crimini di guerra sono delitti talmente seri che sarebbero considerati atti criminali per un individuo che ne fosse responsabile.

Crimini di guerra

BIn base alla quarta Convenzione di Ginevra (1949), i crimini di guerra (nella Convenzione “gravi violazioni”) comprendono:
"Uccisioni intenzionali, torture o trattamenti inumani, compresi esperimenti biologici, che provocano intenzionalmente gravi sofferenze o lesioni gravi al corpo o alla salute, espulsione o trasferimento illeciti o detenzione illegale di una persona protetta, costringere una persona protetta a servire nelle forze di un potere ostile o privare deliberatamente una persona protetta dei diritti di un processo equo e regolare [...], presa di ostaggi e distruzione e appropriazione di beni, non giustificato da necessità militari e effettuato illegalmente e volontariamente".9

Altre azioni per le quali gli individui possono essere ritenuti responsabili comprendono i crimini contro l'umanità, gli omicidi di massa e i genocidi. I crimini contro l'umanità sono gravi crimini commessi contro una popolazione civile, come l'assassinio, lo stupro, la tortura, la schiavitù e la deportazione.

I primi processi agli individui per tali crimini furono il Processo di Norimberga e il Processo di Tokyo ai leader militari e politici nazisti e giapponesi in seguito alla Seconda Guerra Mondiale. Da allora, sono stati istituiti numerosi tribunali ad hoc, per esempio per affrontare i conflitti nella ex Jugoslavia, in Ruanda, in Cambogia, in Libano e in Sierra Leone. Altri conflitti, molti dei quali altrettanto gravi, non hanno visto l’organizzazione di tribunali speciali e ciò ha talvolta provocato critiche sul fatto che tali scelte fossero influenzate da fattori politici.

Tribunale Penale Internazionale della ex Jugoslavia

Il Tribunale Penale Internazionale della ex Jugoslavia (ICTY) fu organizzato dalle Nazioni Unite per perseguire i gravi crimini commessi durante le guerre nella ex Jugoslavia e per condannarne i perpetratori. La maggior parte degli indiziati sono stati serbi e questo ha portato alle accuse di parzialità da parte di alcuni osservatori. Sia Amnesty International che Human Rights Watch hanno criticato l’ICTY per non essere riuscito a investigare su molte accuse contro le forze della NATO, compresi i bombardamenti sulla televisione di stato della Serbia e su un ponte ferroviario quando era evidente che ciò avrebbe colpito i civili. Il report di Amnesty sulle violazioni dei diritti umanitari sosteiene che “La NATO non ha preso le necessarie precauzioni per minimizzare le vittime tra i civili”.10

Domanda: I tribunali di guerra - compreso quello di Norimberga - sono, a volte, visti come "giustizia del vincitore". Ritenete che entrambe le parti in causa in una guerra dovrebbero essere giudicate secondo gli stessi principi?

Coloro che esportano la guerra dovrebbero provvedere all'esportazione parallela delle garanzie contro le atrocità della guerra.
Giudice Giovanni Bonello, nella sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo su Al-Skeini e altri contro Regno Unito11

La Corte penale internazionale

La seconda metà del Ventesimo secolo ha visto un impegno nell'organizzazione di tribunali permanenti che potessero gestire i peggiori crimini contro l'umanità. Nel 1998, fu adottato lo Statuto di Roma, che ha fornito le basi legali per la creazione del Tribunale penale internazionale (CPI). La CPI fu istituita nel luglio 2002 e ha sede a L’Aia nei Paesi Bassi. La CPI è la prima Corte internazionale permanente istituita per perseguire crimini di guerra, crimini contro l'umanità, genocidi e crimini di aggressione. Anche se lo statuto di Roma è ratificato dagli Stati, la Corte penale internazionale persegue gli individui che sono responsabili di crimini e non gli Stati. Al 1° gennaio del 2012, 119 paesi sono membri dello statuto di Roma della Corte penale internazionale, compresi quasi tutti i paesi europei ma esclusi per esempio gli Stati Uniti, la Cina, l'India e la Russia. La Corte ha aperto indagini sui conflitti in Sudan, in Kenya, nella Repubblica Democratica del Congo, in Uganda, nella Repubblica Centrafricana e in Libia.

Domanda: Riuscite a pensare a qualche individuo che è responsabile di crimini di guerra, crimini contro l'umanità, genocidi o crimini di agressione, che dovrebbe essere portato davanti alla Corte penale internazionale?

Iniziare una guerra di aggressione, quindi, non è solo un crimine internazionale; è il crimine internazionale supremo che differisce solo dagli altri crimini di guerra in quanto contiene in sé il male accumulato dell'insieme.
Robert Jackson, Procuratore capo americano a Norimberga

Il terrorismo nel diritto internazionale

L'elaborazione di una legislazione internazionale in materia di terrorismo è stata fonte di problemi, principalmente a causa delle difficoltà di raggiungere una definizione comune del termine. Il Consiglio d'Europa ha prodotto una serie di linee guida12 sulle quali è stato comunque indicato un limite che permette di non violare gli altri trattati o accordi internazionali.

Le linee guida contengono i seguenti punti:

  • Rispetto per i diritti umani e per le norme di legge-e proibizione della discriminazione.
  • Proibizione assoluta della tortura: “l'uso della tortura di trattamenti disumani o degradanti o di punizioni, è assolutamente proibito in ogni circostanza…”
  • La raccolta e l'elaborazione dei dati personali deve essere legalmente accettabile e proporzionata allo scopo necessario.
  • Le misure che interferiscono con la privacy devono essere concesse dalla legge.
  • Chiunque sia sospettato di attività terroristiche può essere arrestato solo se ci sono sospetti ragionevoli e deve essere informato dei motivi dell'arresto.
  • A Una persona sospettata di attività terroristiche ha diritto a un'udienza giusta, in un margine di tempo ragionevole, da parte di un tribunale indipendente e imparziale previsto dal diritto.

Tutte le misure adottate dagli Stati per combattere il terrorismo devono rispettare i diritti umani e il principio dello Stato di diritto, escludendo qualsiasi forma di arbitrarietà, nonché qualsiasi trattamento discriminatorio o razzista.
Linee guida del Consiglio d'Europa sui diritti umani e la lotta contro il terrorismo

  • "una persona privata della sua libertà per attività terroristiche deve in ogni circostanza essere trattata con il rispetto dovuto per dignità umana".
  • "L'estradizione di una persona in un paese in cui rischia di essere condannata alla pena di morte o rischia di essere sottoposta a tortura o a trattamenti inumani o degradanti non può essere concessa"
  • "Gli Stati non possono mai […] derogare al diritto alla vita garantito da questi strumenti internazionali, alla proibizione della tortura o alle pene con trattamenti inumani o degradanti, al principio della legalità nelle sentenze e nelle misure, e nemmeno al divieto dell'effetto retroattivo del diritto penale."

Diritti umani e terrorismo

Ci sono due aree chiave nelle quali i concetti di diritti umani e terrorismo possono entrare in conflitto: il primo, più ovvio, riguarda un atto di terrorismo in se stesso; il secondo riguarda le misure che possono essere prese dagli organi ufficiali durante il processo per valutare l'accusa di terrorismo.

A prescindere dal modo in cui il terrorismo viene definito e senza valutare le ragioni dietro di esso o le motivazioni per cui è iniziato, l'atto di causare terrore ai membri della popolazione costituisce, nel caso migliore, una violazione del diritto alla dignità e del diritto alla sicurezza personale, nel caso peggiore una violazione del diritto alla vita. In termini di diritti umani, il problema è anche meno semplice poiché le leggi sui diritti umani sono state principalmente progettate per proteggere gli individui dalle infrazioni dei loro diritti e della loro libertà da parte dei governi. Non c'è possibilità, per esempio, di portare un gruppo di terroristi di fronte alla Corte Europea dei diritti umani.

Tuttavia, i governi hanno determinati obblighi: prima di tutto, per quanto riguarda la protezione dei cittadini dagli attacchi alla loro sicurezza personale; in secondo luogo, per quanto riguarda il risarcimento delle vittime che possono aver sofferto a causa di attacchi terroristici; e in terzo luogo, ovviamente, di non coinvolgerli direttamente nel terrorismo.

Domanda: Pensate che un paese che esporta armi, che poi saranno usate contro i civili, dovrebbe essere ritenuto responsabile dell'uso che viene fatto di tali armi? Sapete quali sono i  gruppi o i paesi ai quali il vostro governo vende armi?

In relazione ai diritti umani nascono una serie di questioni connesse alla lotta al terrorismo-e c'è quasi un legame di tensione costante tra le misure che un governo interpreta come necessarie per proteggere la popolazione e diritti che potrebbe aver bisogno di limitare per farlo.

Detenzioni segrete

Un report scritto da Dick Marty per l’Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa nel 200613 Un report scritto da Dick Marty per l’Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa nel 2006 osservava il supporto dato da vari paesi europei agli Stati Uniti d'America nel “rimandare” i sospettati di terrorismo in paesi dove avrebbero dovuto affrontare le torture. Il report ha rivelato che 7 paesi-Svezia, Bosnia Erzegovina, Gran Bretagna, Italia, Macedonia, Germania e Turchia-potevano essere ritenuti responsabili per “violazioni dei diritti di persone specifiche” in quanto avevano, consapevolmente, dato aiuto in un programma che aveva causato l'imprigionamento senza processo, spesso per molti anni e in presenza di torture. Altri paesi, tra cui Spagna, Cipro, Irlanda, Grecia, Portogallo, Romania e Polonia sono state accusate di “collusione” con gli Stati Uniti. Marty ha detto di avere prove che mostravano che la Romania e la Polonia erano gestori responsabili di punti di ritiro vicino a centri di detenzione segreti.

Nei conflitti moderni è ora più pericoloso essere una donna che essere un soldato.
Generale Maggiore Patrick Cammaert, 2008 (ex comandante dell'operazione di pace delle Nazioni Unite nella Repubblica democratica del Congo)

Le vittime del conflitto

Le guerre e il terrorismo hanno avuto un impatto terribile e durevole su un numero enorme di persone. I morti durante il conflitto sono solo uno degli elementi: i traumi psicologici, il collasso delle infrastrutture fisiche ed economiche, le deportazioni di persone, i feriti, le malattie, la mancanza di riserve di cibo acqua energia ed un abbattimento della fiducia e delle normali relazioni umane sono solo alcuni degli altri elementi. L'impatto di un conflitto può durare per generazioni.
Con il declino delle guerre tra diversi stati e la nascita di guerre civili e di nuovi metodi di guerra, le popolazioni civili sono adesso più a rischio e soffrono maggiori danni dei soldati di professione. L’Ente delle Nazioni Unite per la parità di genere e l'emancipazione delle donne stima che nei conflitti contemporanei il 90% delle vittime siano civili, la maggioranza di queste donne e bambini14. Stupri e violenze sessuali sono usati come uno strumento di guerra, come una tattica per umiliare, dominare e instillare paura nelle comunità.

Le donne nei conflitti armati


Nell'ottobre del 2000, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione 1325 per occuparsi delle questioni affrontate dalle donne durante i conflitti armati. La risoluzione richiede la loro partecipazione a tutti i livelli delle procedure decisionali sui conflitti e sulle strategie di pace. Quattro risoluzioni ulteriori sono state adottate da allora dal consiglio di sicurezza. I 5 documenti si basano su tre obiettivi chiave:

- Il rafforzamento della partecipazione delle donne nei processi decisionali
- Fermare le violenze sessuali e l'impunità
- Fornire un sistema di responsabilità

Bambini soldato

Uno sviluppo particolarmente preoccupante nelle guerre, soprattutto quelle degli ultimi 10 anni, è l'uso di bambini soldato in conflitti brutali. I bambini soldato esistono in tutte le regioni del mondo e partecipano alla maggior parte dei conflitti. Tuttavia, il problema è particolarmente critico in Africa, dove bambini, anche di soli 9 anni, hanno preso parte a conflitti armati. La maggior parte dei bambini soldato sono in età compresa tra i 14 e i 18 anni. I bambini soldato sono reclutati sia da gruppi ribelli che da forze governative.

La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza richiede che gli Stati membri assicurino che i bambini sotto i 15 anni non prendono parte alle ostilità. Tuttavia, questo è percepito come un limite troppo basso, e sono state portate avanti delle iniziative per alzare l'età a un minimo di 18 anni. Il Protocollo opzionale della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati (con 143 stati parti nel novembre del 2011) ha alzato l'età minima a 18 anni.

I paesi europei non reclutano sotto l'età di 17 anni e non inviano soldati a combattere se non hanno compiuto 18 anni. Il Regno Unito ha la più bassa età di arruolamento in Europa-16 anni, anche se questo è solo per scopi di allenamento. Il Regno Unito è stato ampiamente criticato per questo dal Comitato delle Nazioni Unite per i diritti dell'infanzia dell'adolescenza. In Cecenia è stato osservato che minori sotto i 18 anni hanno preso servizio nelle forze ribelli.

Giovani, guerra e terrorismo

Nel 2011, il vincitore del Premio Nobel per la pace fu assegnato a Ellen Johnson Sirleaf, Leymah Gbowee e Tawakkul Karman “per la loro loro lotta non violenta per la sicurezza delle donne e per il diritto delle donne alla partecazione al processo di pace”.

I giovani sono direttamente coinvolti nella guerra in molti modi. Oltre al caso dei bambini soldato menzionato sopra, la maggior parte dei soldati è costituita da persone giovani, specialmente in paesi e durante il periodo del servizio militare nazionale. Si può anche dire che i giovani sono tra le principali vittime delle guerre. Nei casi di eserciti professionisti, sono spesso i giovani che hanno un background sociale non privilegiato ad essere arruolati nelle forze armate, perché hanno possibilità minori di condurre una vita dignitosa.

Che cosa ho fatto? ... Qualcuno ha perso suo marito, qualcun altro un padre, qualcuno un bambino, qualcuno un bambino non ancora nato ... . Che cosa sono questi detriti di cadaveri? Sono segni di vittoria o di sconfitta? Sono questi avvoltoi, corvi, aquile messaggeri di morte o di male?
Ashoka

I giovani sono spesso coinvolti dai terroristi come possibili agenti di attacchi terroristici, a prescindere dalla motivazione, come esemplificato dagli attacchi di Londra nel 2005. Questo spesso è attribuito al fatto che molti giovani cerchino una propria identità e che ciò li renda particolarmente vulnerabili agli ideali e alle idee degli estremisti. I giovani possono anche essere obiettivo specifico degli attacchi dei terroristi, come esemplificato dagli attacchi in Norvegia nel 2011 e da quelli nelle scuole nel Caucaso.

Le organizzazioni giovanili hanno tradizionalmente giocato un ruolo importante nell'aumentare la consapevolezza sul non senso della guerra e sui costi che questa impone sulle persone. Diversi programmi di scambio e riconciliazione sono stati portati avanti dopo le carneficine della Prima Guerra Mondiale; molti di questi esistono ancora come il Servizio Civile Internazionale o il Movimento cristiano per la pace/Azione dei giovani per la pace che promuovono progetti e campi-workshop giovanili di volontariato internazionale.

L' Ufficio europeo per l'obiezione di coscienza lavora per il riconoscimento del diritto di obiezione di coscienza al servizio militare-il diritto di rifiutare di uccidere- in Europa e non solo.

War Resisters International (WRI) è un movimento internazionale creato nel 1921 con il credo:” la guerra è un crimine contro l'umanità. Io sono quindi determinato a non sostenere nessun tipo di guerra, e per battermi per la rimozione di ogni causa di guerra”.WRI promuove la non violenza e la riconciliazione e sostiene gli obiettori di coscienza e i richiedenti asilo nei casi di evasione o diserzione.

Endnotes

1 Bob Marley nella canzone  "War", tratta dal discorso di S.I.M. Haile Selassie alle Nazioni Unite nell'ottobre 1963
2  Legal Consequences of the Construction of a Wall in the Occupied Palestinian Territory, Advisory Opinion of the International Court of Justice of 9 luglio 2004, para. 106.
3 Al-Skeini and Others contro Regno Unito, Grande Sezione della Corte europea dei diritti dell'uomo (Application no. 55721/07), 7 July 2011; http://www.bailii.org/eu/cases/ECHR/2011/1093.html
4 Jeanette Rankin è stata la prima donna ad entrare nella House of Representative degli Stati Uniti nel 1917
5 1994 Dichiarazione delle Nazioni Unite sulle misure per eliminare il terrorismo internazionale allegato alla risoluzione 49/60 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite , "Measures to Eliminate International Terrorism", 9 dicembre, 1994
6 Document A/CN.4/L.2, Testo dei principi di Norimberga adottati dalla Commissione di diritto internazionale Yearbook of the International Law Commission: 1950,vol. II; http://untreaty.un.org/ilc/documentation/english/a_cn4_l2.pdf 
7 Convenzione sulla prevenzione e la repressione del crimine di genocidio; http://www.un.org/millennium/law/iv-1.htm
8 http://www.physiciansforhumanrights.org/blog/us-ban-landmines-facts.html  
9 Convenzione (IV) sulla protezione delle persone civili in tempo di guerra. Ginevra, 12 agosto 1949 http://www.icrc.org/ihl.nsf/FULL/380?OpenDocument
10 NATO/Federal Republic of Yugoslavia "Collateral Damage" or Unlawful Killings? Violations of the Laws of War by NATO during Operation Allied Force, Amnesty International - Report - EUR 70/18/00, giugno 2000; http://www.grip.org/bdg/g1802.html  
11 Vedere nota 2
12 Diritti umani e lotta al terrorismo, Linee guida del Consiglio d'Europa, 2005; http://www.echr.coe.int/NR/rdonlyres/176C046F-C0E6-423C-A039-F66D90CC6031/0/LignesDirectrices_EN.pdf
13Presunte detenzioni segrete e trasferimenti illegali tra Stati che coinvolgono Stati membri del Consiglio d'Europa,  Assemblea parlamentare, Doc. 10957, 12 giugno 2006 http://assembly.coe.int/Documents/WorkingDocs/doc06/edoc10957.pdf
14 http://www.womenwarpeace.org/

Image2: Theme 'War and Terrorism' by Pancho

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  • 12 febbraioLa giornata "con le mani nel sacco"
  • 24 aprileGiornata memoriale del Genocidio armeno
  • 8-9 aggioGiornata della memoria e della riconciliazione per i caduti della Seconda Guerra Mondiale
  • 15 maggioGiornata internazionale dell'obiezione di coscienza
  • 21 maggioGiornata mondiale contro il terrorismo
  • 29 maggioGiornata internazionale dei corpi di pace delle Nazioni Unite
  • 6 agostoGiornata di Hiroshima
  • 21 settembreGiornata internazionale della pace
  • 6 novembreGiornata internazionale per prevenire lo sfruttamento dell'ambiente durante la guerra o conflitti armati