1. Esistono molte diverse maniere per educare ed apprendere i diritti umani. Come si approccia il tema dipende dal fatto che si stia lavorando nel settore formale o non formale, dalle condizioni politiche, sociali ed economiche del vostro paese, dall’età dei giovani, e anche dai loro interessi e dalle motivazioni che li spingono a conoscere i diritti umani . Sicuramente dipenderà anche dalla vostra esperienza in relazione alle questioni dei diritti umani e l’educazione ai diritti umani.

Potreste essere un facilitatore, un formatore, un insegnante di scuola o un mentore nell’educazione per adulti, un membro di un gruppo religioso o un giovane attivista. Chiunque siate e ovunque lavoriate, crediamo che ci sia qualcosa per voi in questo manuale. Non facciamo supposizioni sulla capacità di insegnamento o di formazione professionale o sulle conoscenze pregresse dei diritti umani.
Compass dovrebbe essere visto come una risorsa flessibile. La promozione dei diritti umani è un processo continuo e creativo, di cui - come fruitori di questo manuale - siete parte integrante. Ci auguriamo che prendiate le idee che abbiamo presentato e che le utilizziate e sviluppiate per soddisfare le vostre esigenze e quelle dei giovani con cui lavorate. Ci auguriamo che analizziate ciò che avete imparato lasciandoci dei feedback sulle vostre esperienze. E’ presente un modulo di feedback  su www.coe.int/compass.

Nessuno di noi conosce ciò che tutti conosciamo insieme
Lao Tse

Cosa c’è in Compass

Vi consigliamo vivamente di iniziare a guardare brevemente l’intero manuale per farviun’idea generale del contenuto. Non vi è alcun particolare punto di partenza; selezionate e scegliete le parti che sono per voi rilevanti.

Capitolo 1: Un’ introduzione ai diritti umani, alla EDU e all’utilizzo del manuale.
Capitolo 2: Il capitolo contiene 58 attività di diversi livelli di difficoltà per esplorare i diritti umani e il loro legame ai temi selezionati. Queste attività sono gli strumenti per il vostro lavoro con i giovani.
Capitolo 3: Il capitolo “Attivarsi” spiega cosa intendiamo con “attivarsi”, e contiene idee e suggerimenti di vari modi per promuovere i diritti umani nella comunità e nel mondo in generale.
Capitolo 4: Questo capitolo fornisce informazioni di base sui diritti umani, il loro sviluppo storico, le norme e i documenti internazionali.
Capitolo 5: Qui troverete informazioni di base sui temi globali affrontati in Compass.
Appendici: Sintesi delle principali dichiarazioni, convenzioni e testi dei diritti umani e un glossario dei termini frequentemente utilizzati.

Ci dovrebbe essere materiale sufficiente per permettervi di iniziare a lavorare sull’EDU con i giovani. Compass è stato scritto per tutti coloro che desiderano dedicarsi all’EDU sia che abbiano già delle competenze di formazione ed educazione o meno. Non dovete essere “esperti” dei diritti umani per iniziare; avere un interesse nel campo dei diritti umani e nell’educazione ai diritti umani sono di per sé qualifiche sufficienti.

I temi dei diritti umani

Non possiamo sperare di affrontare tutte le questioni relative ai diritti umani in questo manuale. Ciò che abbiamo fatto è stato selezionare le problematiche considerate più rilevanti per la vita dei giovani e raggrupparle sotto 20 temi. Le note informative su ciascun tema sono presentate nel capitolo 5 e sono presenti riferimenti incrociati tra le attività e i temi nel sommario delle attività.

I 20 temi sono (in ordine alfabetico):

1. Ambiente
2. Infanzia
3. Cittadinanza e partecipazione
4. Cultura e sport
5. Democrazia
6. Diritti umani in generale
7. Disabilità e disablismo
8. Discriminazione e intolleranza
9. Educazione
10. Globalizzazione
11. Guerra e terrorismo
12. Lavoro
13. Media
14. Memoria
15. Migrazione
16. Pace e violenza
17. Pari opportunità
18. Povertà
19. Religione e credo
20. Salute

La facilitazione

In Compass usiamo la parola “facilitatori” per quelle persone che preparano, presentano e coordinano le attività. Un facilitatore è qualcuno che “fa accadere qualcosa”, che “aiuta”, e che incoraggia gli altri ad apprendere e sviluppare il proprio potenziale. Attraverso la facilitazione si crea un ambiente sicuro in cui le persone imparano attraverso la sperimentazione, l’esplorazione, il dare e il ricevere. Non si tratta di una sola persona, di un leader che sia un “esperto” che trasmetta la conoscenza agli altri. Tutti dovrebbero crescere attraverso la condivisione delle esperienze, con i partecipanti e i facilitatori allo stesso modo.

Le opportunità per essere un facilitatore per i giovani e per lavorare in un clima di uguaglianza e cooperazione variano in Europa. Nel settore dell’educazione formale troviamo differenze negli obiettivi e nella filosofia dell’educazione, nelle tecniche di gestione della classe e nei curricula. Non è comune per gli alunni e gli studenti decidere cosa vogliono apprendere, né è comune per gli insegnanti essere capaci di assumere il ruolo di facilitatore. Nel settore non formale ci sono allo stesso modo molte differenze, non solo negli obiettivi e nelle filosofie delle varie organizzazioni ma anche nelle attività e nelle opportunità che esse offrono, e negli stili di leadership che variano da autoritari a democratici. Queste sono differenze evidenti sia tra i paesi che anche all’interno dei singoli paesi.

Noi tutti viviamo e lavoriamo all’interno di norme educative e sociali delle nostre società che rendono più facile il non fare caso, il dimenticare l’inevitabilità del nostro etnocentrismo. Ne risulta che riteniamo scontato e normale il nostro modo di fare. Potrebbe risultare utile riflettere sul vostro stile, la vostra pratica e il vostro rapporto con i giovani con cui lavorate al fine di sviluppare le vostre competenze di facilitazione11.

Siate pronti a consegnare la responsabilità per il loro apprendimento a coloro che apprendono.

E’ difficile essere in una posizione di leadership e di “lasciare” una parte del controllo, ma come facilitatore EDU si deve essere pronti a consegnare la responsabilità per il proprio apprendimento a coloro che apprendono, e lasciarli analizzare la situazione o problema che si sta affrontando, a pensare da soli e giungere alle proprie conclusioni. Ciò non implica che tutta la responsabilità sia affidata ai giovani. I facilitatori hanno il complesso compito di creare degli spazi sicuri in cui i giovani possano apprendere in un ambiente che è appropriato al loro livello di maturità e capacità di partecipare.

Il contesto delle attività, tuttavia, può richiedere la necessità di un maggior adattamento e può porre il facilitatore, educatore o insegnante davanti a dilemmi più profondi. Per esempio, dove le classi o corsi di EDU sono obbligatori ciò può avere conseguenze nei risultati ed eventualmente anche nell’atteggiamento che gli studenti
hanno verso i diritti umani. Un altro aspetto è legato alla valutazione che caratterizza molti dei sistemi di educazione formale, soprattutto se ciò che viene valutato viene preso in considerazione seriamente solo nella scuola. Idee utili su come affrontare
questo possono essere trovate in Educare alla democrazia: materiali di base sulla cittadinanza democratica e l’educazione ai diritti umani12.

Il lato “tecnico” della facilitazione nell’ambiente della scuola o della classe non è necessariamente molto diverso dai contesti di apprendimento non formale, e le istruzioni per le attività di Compass sono pienamente pertinenti per entrambi.

Risoluzione dei problemi come base per l’educazione ai diritti umani

Le questioni relative ai diritti umani spesso considerate controverse poiché diverse persone hanno diversi sistemi valoriali e quindi vedono i diritti e le responsabilità in modi diverse. Queste differenze, che si manifestano come differenze di opinioni, sono la base del nostro lavoro educativo. Due importanti obiettivi dell’EDU sono, in primis, di equipaggiare i giovani con le competenze per apprezzare - ma non necessariamente essere d’accordo con - i diversi punti di vista su un problema, e in secondo luogo, per aiutarli a sviluppare le abilità nel trovare soluzioni reciprocamente accettabili ai problemi.
Il presente manuale e le sue attività si basano sul presupposto che le differenze di opinione possano essere utilizzate costruttivamente nel processo di apprendimento. Come in molte attività di eduzione non formale, lo scopo non è tanto che tutti giungano ad un accordo comune, ma piuttosto che i partecipanti sviluppino le capacità per pensare in maniera critica, siano in grado di ascoltarsi a vicenda, esprimere le proprie opinioni e rispettare le differenze d’opinione. Facilitare le attività ed affrontare costruttivamente i conflitti può intimorire, ma non c’è bisogno di sentirsi intimoriti. Ogni attività ha delle “Linee guida per i facilitatori” e “Ulteriori informazioni” per sostenervi nel vostro lavoro.

Suggerimenti generali per chi usa il manuale

Dovreste usare Compass in modo che soddisfi le vostre necessità e quelle dei giovani con cui lavorate. Non importa quale pagina apriate per prima. È possibile utilizzare Compass come fonte d’informazione sui diritti umani - le convenzioni principali, come si è giunti a formularle nel 1948 e come si sono sviluppate da allora. È inoltre possibile utilizzare Compass come un compendio di informazioni sui diritti umani in relazione alle questioni legate alla povertà, alle questioni di genere e altri argomenti. Tuttavia, sono le attività che interessano la maggior parte delle persone, essendo gli strumenti per l’esecuzione dell’EDU.

Come scegliere un’attività

Prima di fare qualsiasi altra cosa, è utile chiarire quel che si intende raggiungere; è necessario che impostiate i vostri obiettivi. Dopodiché potete scegliere un’attività che sia pertinente con l’argomento che volete affrontare e che utilizzi un metodo con il quale voi ed i giovani possiate sentirvi a vostro agio. Dovrebbe essere al livello giusto
per voi e per il vostro gruppo ed essere adeguata al tempo che avete a disposizione.

Leggete attentamente l’attività almeno due volte e cercate di immaginare come il gruppo potrebbe reagire e alcune delle cose che diranno. E’ molto probabile che vogliate modificare l’attività in qualche modo, il che non è meno importante della modifica di alcune delle domande sotto “Debriefing e valutazione” per consentire l’emergere dell’apprendimento che volete far accadere. Assicuratevi di avere tutti i materiali di cui avrete bisogno. Controllate che ci sia spazio sufficiente, soprattutto se i partecipanti dovranno formare piccoli gruppi di lavoro.

Ciascuna delle attività è presentata in un formato standard. Le icone e le intestazioni sono utilizzate per rendere più facile una visione dell’insieme.

Legenda dei simboli e delle intestazioni utilizzate per presentare le attività
Temi

I temi sono quelli che abbiamo scelto di presentare in Compass, per esempio i diritti umani in generale, la povertà e la salute. I diritti umani sono interconnessi e indivisibili e diversi temi si sovrappongono, il che significa che ogni attività si ricollega a diverse tematiche. Abbiamo indicato i tre temi a cui le attività fanno riferimento in maniera più evidente.

Complessità

Con complessità vorremo indicare quanto complesso sia il metodo e quali competenze di pensiero critico, di analisi e di comunicazione siano necessarie ai partecipanti per godere a pieno dell’attività. La maggior parte delle attività che richiedono delle competenze di base hanno anche un metodo semplice, richiedono una preparazione minima e spesso non richiedano molto tempo. D’altra parte, le attività che richiedono buone capacità di comunicazione e di pensiero critico sono spesso divise in una serie di sotto-attività, necessitano di maggiore preparazione e richiedono più tempo.

Le attività a livello 1 sono brevi e semplici. Nondimeno, sono attività di valore nella misura in cui permettono alle persone di interagire e comunicare tra loro. Gli energisers, gli icebreakers
e le attività per la revisione rientrano in questa categoria.
Le attività a livello 2 non richiedono una pregressa conoscenza delle questioni relative ai diritti umani o ben sviluppate capacità di lavoro personale o di gruppo. Molte delle attività a questo livello sono progettate per aiutare le persone a sviluppare capacità di comunicazione e di lavoro di gruppo, stimolando allo stesso tempo un interesse per i diritti umani.
Le attività a livello 3 sono più complesse e progettate per sviluppare una comprensione e conoscenza più profonda del problema. Richiedono alti livelli di competenza in una discussione o capacità di lavoro in gruppo.
Le attività a livello 4 sono le più lunghe, richiedono buone competenze nel lavoro di gruppo e capacità di discussione, di concentrazione e di cooperazione da parte dei partecipanti e richiedono anche una preparazione più lunga. Sono anche le attività più complete, in quanto facilitano una comprensione più ampia e profonda dei problemi.

Dimensione del gruppo

Indichiamo il numero di persone necessarie per gestire l’attività con successo. Se una parte dell’attività comporta il lavoro in piccoli gruppi la loro dimensione è indicata tra parentesi

Durata

Diamo un’indicazione generale del tempo, stimato in minuti, che è necessario per eseguire l’intera attività, compreso il debriefing e la discussione, con il numero indicato di partecipanti. Il tempo stimato non comprende la discussione o l’azione relativa alla fase di follow-up.
Avrete bisogno di fare la vostra stima di quanto tempo avrete bisogno. Se lavorate con molti gruppi di lavoro avrete bisogno di concedere più tempo perché ciascuno possa riportare i feedback in plenaria. Se il gruppo è grande avrete bisogno di prevedere del tempo affinché tutti abbiano l’opportunità di contribuire al debriefing e alla valutazione.

In breve

Diamo un’indicazione dell’argomento e del metodo di base utilizzato nell’attività. Ad esempio, se l’attività riguarda i richiedenti asilo politico o la parzialità dei media e se si tratta di una discussione in piccoli gruppi o di un gioco di ruolo

Diritti correlati 

La capacità di mettere in relazione le esperienze e gli eventi a specifici diritti umani è uno degli obiettivi principali dell’educazione ai diritti umani. Tuttavia, dal momento che i diritti umani sono interdipendenti e indivisibili, i problemi si sovrappongono e ciascuna attività inevitabilmente si ricollega a svariati diritti. Così, in riferimento alla sintesi della UDHR , indichiamo tre diritti nell’ attività, che dovrebbero essere discussi nel debriefing e nella valutazione

Obiettivi

Gli obiettivi si ricollegano agli obiettivi di apprendimento basati sulle competenze dell’EDU in termini di conoscenze, abilità, atteggiamenti e valori che sono descritti qui.

Materiali

Qui trovate una lista degli strumenti necessari per eseguire l’attività.

Preparazione

Questa è una check-list per il facilitatore di quello che lui o lei ha bisogno di fare prima di eseguire l’attività. Diamo per scontato che i facilitatori stessi si informino sui problemi e leggano le informazioni di base del capitolo 5 se necessario. Perciò esse non vengono ripetute ad ogni attività.

Istruzioni         

Questa è una lista di istruzioni su come eseguire l’attività.

Debriefing e valutazione

Qui vi proponiamo delle domande che sostengono il facilitatore nel condurre il debriefing e la valutazione. Le domande sono intese come guida e ci aspettiamo che elaboriate almeno alcune vostre domande per assicurarvi di poter sviluppare i principali elementi di apprendimento secondo i vostri obiettivi.

Linee guida per i facilitatori

Si tratta di linee guida e di spiegazioni sul metodo e ciò di cui bisogna essere consapevoli. Per esempio, se si sta lavorando sugli stereotipi riguardanti le minoranze, c’è qualcuno di quella minoranza nel vostro gruppo?

Variazioni

Qui presentiamo alcune idee su come potreste adattare l’attività per utilizzarla in situazioni diverse e su come svilupparla. Tuttavia sono solo suggerimenti e voi, i facilitatori, dovete sentirvi liberi di modificare l’attività in qualsiasi modo desideriate, così che risponda in maniera più soddisfacente alle esigenze del gruppo.

Per continuare su questo tema

L’esecuzione di un attività non è sufficiente; necessita di una fase di follow-up così che l’apprendimento sia rinforzato e non venga dimenticato. Inoltre, è utile ricordare che un obiettivo importante dell’EDU è quello di rendere i giovani capaci di agire sulle problematiche che li riguardano.

Così, vi presentiamo alcune idee su cosa fare dopo le attività, per esempio delle proposte di temi da ricercare nella biblioteca locale o su Internet e che possano essere interessanti per il gruppo. Forniamo anche idee per altre attività che vi potrebbe far piacere provare di seguito.

Per mettere in pratica

Attivarsi è un importante obiettivo dell’EDU; vogliamo stimolare nei giovani le competenze per attivarsi per le questioni che li riguardano. Poiché vogliamo enfatizzare questo obiettivo abbiamo dedicato un capitolo a parte all’attivarsi, il capitolo 3, e il perché dell’includere le idee per l’azione in ciascuna attività.

Date importanti

L’ONU e molte altre organizzazioni utilizzano l’idea di una giornata di celebrazione e di commemorazione per attirare l’attenzione del pubblico su diversi aspetti dei diritti umani. Abbiamo raccolto più di novanta delle cosiddette “date chiave” e suggeriamo che siano utilizzate come un gancio a cui ancorare le proprie azioni. Per esempio, un gruppo di giovani richiedenti asilo in Danimarca ha collaborato con la sezione locale della Croce Rossa danese giovani che possiede una caffetteria, e ha creato un evento pubblico nel giorno del Rifugiato, il 20 giugno.

Ulteriori informazioni

In questa sezione diamo ulteriori informazioni di base strettamente pertinenti all’attività. In ogni caso è utile fare riferimento anche al Capitolo 5, dove troverete le informazioni di base rilevanti per i temi affrontati nell’attività.

Da fotocopiare e distribuire

In questa sezione troverete le schede di ruolo, le schede tecniche e le schede di discussione che avrete bisogno di copiare. Sentitevi liberi di modificarle per soddisfare le esigenze del vostro gruppo.

Suggerimenti generali per lo svolgimento delle attività

Le attività raramente procedono nella direzione che vi aspettate. Ciò è sia la ricompensa sia la sfida di lavorare con le attività di Compass. Dovreste essere sensibili e reattivi a ciò che sta accadendo. Le cose principali da ricordare sono: stabilire degli obiettivi chiari ed essere preparati.

La Co-facilitazione

Se possibile, facilitate sempre insieme a qualcun altro. Gli insegnanti lo riconosceranno come un “insegnamento in team”. Ci sono vantaggi pratici nel fatto che ci siano due persone a condividere la responsabilità nell’aiutare i lavori in piccoli gruppi o nella gestione di bisogni individuali. Quando due persone conducono una sessione, è più facile movimentare il ritmo per mantenere vivo l’interesse. Due facilitatori possono sostenersi a vicenda se l’attività non va come previsto ed è più produttivo fare una valutazione con qualcun altro che da soli. La co-facilitazione richiede ai facilitatori di preparare l’attività insieme e che ciascuno sia sicuro di quale sia il suo ruolo. Meglio ancora è sviluppare le attività in un team, possibilmente coinvolgendo anche qualche giovane nella preparazione.

Prepararsi attentamente

Assicuratevi di aver letto tutte le informazioni riguardo l’attività, preferibilmente due volte! Eseguite l’attività mentalmente; cercate di visualizzare come andrà. Provate ad immaginare come il gruppo reagirà e che cosa dirà. Verranno inevitabilmente poste domande delle quali non conoscete le risposte. E’ comunque come dovrebbe essere; siete lì anche per imparare assieme ai giovani. Tuttavia, dovreste assicurarvi di essere abbastanza ben informati leggendo le informazioni di base.

Assicuratevi di avere tutti i materiali necessari a portata di mano, e qualche materiale extra nel caso si presentino più persone del previsto, qualcuno rompa una matita o i pennarelli inizino a scaricarsi.

Gestire il tempo

Pianificate con attenzione e non cercate di inserire troppe attività nel tempo a disposizione. Se l’attività richiede più tempo del previsto, dovreste cercare di accorciarla così da avere comunque sufficiente tempo per la discussione (vedi le note sul ciclo dell’apprendimento). E’ sempre una buona idea coinvolgere i partecipanti e chiedere loro se sia necessario fermarsi immediatamente, in cinque minuti o in quale altra maniera risolvere il problema. D’altra parte, se avete molto tempo a disposizione, non cercate di trascinare la discussione,fate una pausa o un veloce energizer.

Creare un’atmosfera rassicurante

Le persone con cui lavorate devono sentirsi libere di esplorare e scoprire, e di interagire e condividere tra di loro. Siate genuini, amichevoli, incoraggianti e pronti alla battuta. Non usate gerghi o linguaggi che i partecipanti non capiscono. Le persone si sentono al sicuro quando sanno cosa sta succedendo, quindi il modo con cui introducete l’attività è importante. Non potete iniziare a bruciapelo; dovete inserire l’attività in un contesto. Per fare ciò potete utilizzare un’attività icebreaker.

Fissare regole generali

È importante che ognuno nel gruppo capisca le regole generali per le attività partecipative ed esperienziali. Ad esempio, ognuno dovrebbe prendere la propria parte di responsabilità per la sessione, ognuno dovrebbe avere la possibilità di essere ascoltato, di parlare e di partecipare. Nessuno dovrebbe sentirsi sotto pressione, obbligato ad esprimersi su temi che mettono a disagio. Queste regole generali dovrebbero essere discusse e decise di comune accordo quando iniziate a lavorare con una classe o un gruppo e potreste desiderare di rivederle di tanto in tanto, specialmente nel caso in cui arrivino nuove persone.

Dare chiare istruzioni

Accertatevi sempre che tutti abbiano capito le istruzioni e sappiano cosa devono fare. Può aiutarvi ad iniziare la spiegazione dei termini generali su cosa l’attività sia e cosa comporti, per esempio che l’attività è un gioco di ruolo. Fate sapere alle persone quanto tempo hanno a disposizione per completare un compito e date un preavviso di cinque minuti quando il tempo è quasi finito in maniera che possano concludere.

Facilitare le discussioni

La discussione è centrale nel processo dell’educazione ai diritti umani. Fate particolare attenzione che tutti nel gruppo possano partecipare se lo desiderano. Usate parole, espressioni ed un linguaggio comuni al gruppo e spiegate le parole che non sono familiari; è presente un glossario.Invitate i partecipanti a esprimere la loro opinione. Assicuratevi che ci sia un equilibrio tra gli aspetti locali e globali cosicché le persone possano vedere il legame tra l’argomento e la loro vita.

Qualche volta le discussioni si “bloccano”. Dovete identificarne la causa. Potrebbero essere molte le ragioni, per esempio perché l’argomento è difficile o tocca troppo da vicino le emozioni. Dovrete decidere se fare una domanda che stimoli nuove riflessioni, se cambiare linea o se passare ad altro. Non dovete mai sentire di dover fornire una risposta alle domande o ai problemi dei partecipanti. Il gruppo stesso deve trovare le proprie risposte ascoltandosi vicendevolmente e condividendo. Possono, ovviamente, chiedervi la vostra opinione o consiglio, ma il gruppo deve prendere le sue decisioni da solo.

Debriefing e valutazione

Nessuna attività di Compass è completa senza un debriefing e una valutazione; questa parte di attività fornisce le chiavi dell’apprendimento e aiuta i partecipanti ad inserire ciò che hanno appreso in un contesto più ampio. Date ai partecipanti tempo abbondante per terminare le attività e se necessario per uscire dai ruoli prima di discutere di quello che è successo e di quello che hanno imparato. Dedicate del tempo alla fine di ogni attività per parlare di quello che le persone hanno imparato e di come lo hanno visto in relazione alla propria vita, la loro comunità e più in generale il mondo. Senza riflessione, le persone non imparano molto dalle loro esperienze. Vi suggeriamo di provare ad affrontare il debriefing e il processo di valutazione in sequenza, chiedendo ai partecipanti domande relative a:

• quello che è successo durante l’attività e come si sono sentiti
• quello che hanno imparato su loro stessi
• cosa hanno imparato sull’argomento affrontato nell’attività ed i relativi
• diritti umani
• come possono procedere ed utilizzare quello che hanno imparato.

Fare il punto

Senza riflessione, le persone non imparano molto dalle loro esperienze.

Fare il punto periodicamente di ciò che state facendo e dell’apprendimento è importante perché vi aiuta ad avere una visione di come stanno andando le cose e vi permette di migliorare la vostra pratica. Fare il punto della situazione dipende dalle circostanze: potrebbe essere alla fine della giornata di un seminario o alla fine di una serie di due o tre lezioni o incontri. Ogni volta che fate il punto su come sono andate le cose, dovreste trovare il tempo di rilassarvi, distendervi e riflettere su:

• come le attività siano andate dal vostro punto di vista: la preparazione, i tempi, ecc.
• cosa hanno imparato i partecipanti e se hanno raggiunto gli obiettivi d’apprendimento
• quali sono i risultati: quello che il gruppo farà ora come risultato delle attività che avete fatto
• cosa avete imparato voi stessi sul tema in oggetto e sulla facilitazione

Anche la rivalutazione periodica con il gruppo è importante e dovrebbe essere divertente, per evitare di far risultare il fare il punto un’altra discussione, specialmente se avete speso un tempo considerevole per il debriefing e per la valutazione. Ricordate che fare il punto non deve avvenire necessariamente tramite discussione; si possono trovare diverse tecniche, comprese quelle che prevedono il linguaggio corporeo, il disegno e le sculture nel Capitolo 2 sotto il titolo “Attività per la revisione”.

Ritmo

La maggior parte delle attività può essere completata entro i 90 minuti, quindi non dovrebbe essere troppo difficile mantenere il momentum. Ciononostante, fare delle brevi pause, per esempio tra l’attività vera e propria e il debriefing e la valutazione o tra il debriefing e la valutazione e discussione della fase follow-up, può essere utile per mantenere le persone interessate. Se l’energia è calante potete usare un energizer. Ricordate anche che è importante lasciare che le persone facciano una pausa e si rilassino dopo aver fatto un’attività.

Feedback

Il feedback è un commento su qualcosa che qualcuno ha detto o fatto. Dare e ricevere feedback è una capacità di cui avrete bisogno per aiutare i membri del gruppo ad imparare a farlo. Troppo spesso il feedback è percepito come critica distruttiva anche se questo non era nelle intenzioni di chi parlava. Le parole chiave per quanto riguarda il feedback sono “rispetto” , “concretezza” e “motivazioni”.

Quando si dà un feedback è importante rispettare l’altra persona, focalizzare su quello che ha detto o fatto e dare le motivazioni del vostro punto di vista. Si può dire: “sono completamente in disaccordo su quello che hai appena detto perché….”. Dare feedback negativi viene facile a molte persone, ma può essere doloroso. È nel vostro ruolo di facilitatore trovare le modalità per assicurare che le persone diano un feedback in una maniera costruttiva. Per esempio:

• assicurandovi che le persone inizino un feedback con un’affermazione positiva;
• rispettando le altre persone senza fare alcuna osservazione denigrante;
• focalizzare l’attenzione sul comportamento, non sulla persona;
• dare una motivazione di quello che si sta dicendo;
• prendersi la responsabilità per quello che si dice usando gli “Io – messaggi”.

Ricevere feedback è difficile, specialmente quando c’è disaccordo. Il vostro ruolo è di aiutare i partecipanti ad imparare dalle loro esperienze e aiutarli a sentirsi supportati e a non abbattersi. Incoraggiate i partecipanti ad ascoltare con cura i feedback senza difendere immediatamente se stessi o la propria posizione. È di particolare importanza capire esattamente quello che la persona che sta dando il feedback intende dire e che prendano il tempo per valutare quello che è stato detto prima di accettarlo o di rifiutarlo.

La resistenza dei partecipanti

Essere coinvolti in attività partecipative è molto impegnativo e mentre voi usate diverse tecniche come, per esempio, discussioni, disegno, giochi di ruolo o musica, è inevitabile che non tutte le attività si adattino a tutti i partecipanti tutte le volte. Se un partecipante si sente sicuro e capace di esprimere il perché non gli piace una particolare attività, allora sarete capaci di venire incontro ai suoi bisogni attraverso il dialogo e la negoziazione.

Con “resistenza” intendiamo un comportamento che è volutamente distruttivo. A tutti i facilitatori capita di ricevere resistenza da parte dei partecipanti, prima o poi. La resistenza può manifestarsi in molteplici forme. Una persona giovane ed insicura può disturbare facendo stridere la sedia, sbuffando o chiacchierando con i vicini. Modi più sottili di disturbare la sessione sono fare domande irrilevanti o scherzare su tutto. Un altro “gioco” di coloro che fanno resistenza è quello di “deridere il facilitatore”. Qui possono dire, “non capisci, è passato troppo tempo da quando eri giovane”, oppure “tutto ma non altre discussioni, perché non possiamo semplicemente fare le attività?” Un terzo tipo di “gioco” è quello di provare a evitare l’apprendimento, dicendo per esempio “si, ma…”.

Ovviamente la cosa migliore è evitare la resistenza. Per esempio, fate attenzione a tutte le persone del gruppo e ad ogni emozione suscettibile: potrebbe essere provocata da una particolare attività o da un ruolo particolare nel gioco di ruolo o nella simulazione. Siate sicuri che ognuno si senta al sicuro e sappia che non è mai sotto pressione di dire o rivelare nulla su se stesso qualora non si senta a proprio agio. Date tempo ai partecipanti di entrare nella parte prima di un’attività e di uscirne alla fine. Infine, ricordatevi di riservare abbastanza tempo per il debriefing e la discussione, così che ognuno senta che la propria partecipazione e opinione è stata valorizzata.

Dovrete decidere voi stessi il modo migliore per sbloccare una situazione difficile, ma tenete a mente che di solito il modo migliore di risolvere il problema è quello di portarlo alla luce e di chiedere al gruppo nel suo insieme di trovare una soluzione. Non iniziate lunghe discussioni e dibattiti con un solo partecipante del gruppo. Ciò potrebbe causare risentimento e frustrazione tra gli altri partecipanti e causare una perdita di interesse.

Gestire il conflitto

Il conflitto è una dimensione inevitabile e
necessaria nell’EDU.

Il conflitto può essere utile e creativo se affrontato nella giusta maniera; infatti si tratta di un ingrediente inevitabile e necessario dell’EDU! I disaccordi e le emozioni sono inevitabili quando si tratta di questioni relative ai diritti umani perché le persone vedono il mondo in maniera differente e le loro credenze, assunzioni e pregiudizi saranno messi in discussione. Il conflitto come parte dell’educazione ai diritti umani dà alle persone l’opportunità di sviluppare capacità e atteggiamenti come il pensiero critico e la cooperazione, l’empatia e il senso di giustizia.

I conflitti sono difficili da anticipare e possono essere difficili da risolvere, specialmente se nascono dal fatto che i partecipanti si sentono insicuri nel trattare problematiche connesse a emozioni o valori, se hanno competenze insufficienti nel lavoro di gruppo o se hanno approcci totalmente diversi nel risolvere un problema o se hanno valori diversi. Cercate di stare calmi e non fatevi coinvolgere nei conflitti coi singoli.

Le attività in Compass sono pensate per fornire esperienze educative in un ambiente sicuro. Sceglietele con cura e adattatele se necessario. Utilizzatele per ottenere le diverse opinioni dei partecipanti riguardo le questioni; rendeteli consapevoli che essere in disaccordo è perfettamente normale e che l’universalità dei diritti umani non significa che ognuno li vede nello stesso modo.
Alcuni suggerimenti::

  •  Prendete sufficiente tempo per il debriefing e la discussione. Se necessario date più tempo
  • .Aiutate a chiarire la posizione dei partecipanti, le loro opinioni e i loro interessi.
  •  Allentate le tensioni nel gruppo. Per esempio, chiedete a tutti di sedersi, o di parlare per tre minuti in piccoli sottogruppi, o dite qualcosa che presenti la situazione da un altro punto di vista.
  • Incoraggiate tutti ad ascoltarsi reciprocamente in maniera attiva.
  • Sottolineate ciò che unisce le persone piuttosto che quello che le separa.
  • Cercate il consenso. Fate notare alle persone i loro comuni interessi piuttosto che cercare di trovare un compromesso spostandosi così dalle loro posizioni iniziali.
  • Cercate delle soluzioni che possano risolvere il problema senza “ricreare” il conflitto.
  • Offrite la possibilità di parlare in privato e in un momento diverso, a tutti quelli coinvolti nel “conflitto”.

Se sorgono problemi più seri e profondi, è meglio posticipare la ricerca di una soluzione e cercare un’altra opportunità più appropriata per risolvere il problema. Allo stesso tempo, potete pensare a come dibattere la situazione conflittuale da un altro punto di vista. Oltretutto, se si posticipa la risoluzione del conflitto, date tempo a coloro che sono coinvolti di riflettere sulla situazione e di usare nuovi approcci o soluzioni.

I conflitti che si sviluppano nel gruppo e i modi per risolverli possono essere usati per sviluppare una comprensione e una percezione delle cause e delle difficoltà di un conflitto nel mondo. Anche il contrario è vero: discutere di conflitti internazionali può aiutare a percepire i conflitti a livello locale.

Adattare le attività di Compass alle vostre necessità

Le attività di Compass sono state provate e testate in una serie di contesti d’educazione formale e non formale, e i feedback da parte dei partecipanti ci dicono che - come si presume Abramo Lincoln abbia detto - “possiamo accontentare alcuni sempre, tutti ogni tanto, ma non si possono accontentare sempre tutti”, e questo è perfettamente ragionevole! Compass è stato pensato per essere una guida per aiutarvi nel vostro lavoro; non è un libro di ricette o un comandamento scritto su tavole di pietra. Gli autori di Compass hanno dovuto affrontare due sfide principali. La prima è quella di rendere le attività sufficientemente generali cosicché le questioni elaborate siano rilevanti per un vasto pubblico, ma allo stesso tempo sufficientemente dettagliate affinché raggiungano il nucleo delle preoccupazioni che alcuni gruppi specifici potrebbero avere su un problema specifico. La seconda sfida è il contrario: presentare attività che approfondiscano questioni che sono importanti per alcuni gruppi ma che non siano irrilevanti o troppo sensibili per essere poste ad altri.
Per questi motivi, le attività dovranno quasi certamente essere adattate o sviluppate per soddisfare le esigenze dei giovani con cui state lavorando. A pagina 59 c’è una sezione sui “Metodi di base” che abbiamo utilizzato in Compass. Capire come funzionano le diverse tecniche di lavoro vi aiuterà a personalizzare le attività.

Modificare le attività

Le attività sono gli strumenti con cui lavoriamo: dovrete essere sicuri che quella che avete scelto affronti sia i problemi che si desidera trattare sia che il metodo si adatti al vostro gruppo. E’ responsabilità del facilitatore mettere a punto, aggiustare e adattare l’attività affinché soddisfi le esigenze dei giovani con cui lui o lei sta lavorando.

Aspetti pratici

Quando si considera l’idoneità del metodo pensate agli aspetti pratici:

Complessità: Se il livello è troppo alto, prendete in considerazione modi per rendere l’attività più semplice. Per esempio, diminuite le questioni, riscrivete le carte con affermazioni o sviluppate altre domande per il debriefing e la discussione. Se pensate che ci sia il rischio che le persone possano annoiarsi o sentano che la loro intelligenza sia insultata da un’attività con un basso livello di complessità, utilizzatela come una breve e divertente introduzione ad un argomento.

Dimensione del gruppo: Se si dispone di un grande gruppo potrebbe essere necessaria la presenza di facilitatori extra e consentire del tempo supplementare. Se consentite tempo extra, prestate attenzione a che l’attività stessa o il debriefing e la valutazione non siano prolungate eccessivamente. Potete pensare a dividere il gruppo in due per il debriefing e la valutazione per poi lasciarli brevemente far riportare quanto discusso in plenaria. Se state facendo un gioco di ruolo, lasciate che due persone giochino assieme o condividano il ruolo.
Se si dispone di un numero limitato di partecipanti e l’attività prevede dei piccoli gruppi di lavoro, potete ridurre il numero dei piccoli gruppi piuttosto che ridurre il numero delle persone in ogni piccolo gruppo. In questo modo manterrete la diversitàdei contributi all’interno di ogni gruppo.

Durata: Potrebbe capitarvi di considerare di eseguire l’attività in due sessioni. In alternativa, cercate di organizzarvi per l’esecuzione dell’attività quando potete avere più tempo, per esempio, in una scuola organizzatevi per una doppia sessione nel programma. Se lavorate in un centro giovanile, svolgete l’attività in un weekend residenziale.

In breve: Qui troverete una breve descrizione dei metodi su cui l’attività si fonda, compresi suggerimenti generali di utilizzo.

Materiali: Improvvisare! Se non si dispone di fogli mobili, potete comprare un rotolo di carta da rivestimento per muri e tagliarla in diverse lunghezze. Se la stanza a disposizione è piccola o piena di mobili e c’è poco spazio per muoversi, dovete dividere il gruppo in piccoli gruppi di lavoro, provate a trovare un’altra stanza che sia sufficientemente grande, o se c’è bel tempo, perché non andare fuori ?

Preparazione: Pensate in modo creativo! Se si desidera copiare qualcosa e non riuscite ad utilizzare una fotocopiatrice, ma avete un computer e una stampante, potete fare una fotografia digitale e farne delle copie stampando con il computer.

Istruzioni: Alcune attività sono in due parti. Talvolta anche solo la prima parte vi può permettere di raggiungere i vostri obiettivi.

Variazioni: Le variazioni avranno bisogno di più o meno tempo rispetto all’attività originaria. Sarà utile ricordarsene.

Debriefing e valutazione: Se le domande suggerite non soddisfano le vostre necessità preparatene altre. Utilizzate le altre informazioni fornite per ispirarvi. Tuttavia, assicuratevi sempre di mantenere esplicito il collegamento con le problematiche dei diritti umani.

Per continuare su questo tema: Se i suggerimenti forniti non sono adatti, sono irrilevanti o presentano problemi pratici, potete cercarne altri facendo anche riferimento alla sintesi delle attività del capitolo 2 per trovare un’altra attività idonea.

Per mettere in pratica: Se i suggerimenti forniti non sono adatti, sono irrilevanti o presentano problemi pratici, potete cercarne altri facendo riferimento al capitolo 3 “Attivarsi”

Sviluppare nuove attività

Sviluppare un’attività è molto più complesso che adattarla. Potrebbe piacervi il contenuto,
per esempio, delle carte con affermazioni o carte con ruoli che sono presentate
con una attività, ma potreste trovare altri metodi più appropriati. Per esempio, potreste
utilizzare alcune delle carte con affermazioni dall’attività “Solo un minuto” e utilizzare il metodo sviluppato nell’attività "Da che parte stai” .

In alternativa, potreste voler lavorare su questioni inerenti alla richiesta d’asilo e airifugiati e potrebbero piacervi le idee nell’attività “Posso entrare?” ma sentire, per un motivo o l’altro, che un ruolo giocato così come descritto non sia appropriato. In questo caso potete comunque dividere il gruppo nei gruppi così come descritto e distribuire le carte con i ruoli, ma utilizzare la tecnica della “Acquario”e permettere a due rifugiati e due funzionari dell’immigrazione, allo stesso tempo, di disquisire con la classe. Un’altra opzione, specialmente per gli insegnanti che lavorano con una grande classe, potrebbe essere quella di realizzare una tavola rotonda o lasciare che tutti siano informati sulle questioni tramite la lettura delle carte di ruolo per poi avere un dibattito su, per esempio, “Questa classe crede che tutti i rifugiati debbano essere i benvenuti nella nostra nazione”.

Consiglio generale

Incoraggiate i giovani ad essere al corrente di ciò che accade nel mondo che li circonda, a livello locale ed a livello globale, ed individuate le questioni che li interessano come punto d’inizio per il vostro lavoro – lavorate insieme. Cercate sempre di coinvolgere i giovani nella decisione di come e che cosa vogliono apprendere. Quanto siano coinvolti in pratica dipenderà dal fatto che stiate lavorando in un ambiente educativo informale o formale, l’età dei giovani, il tempo a disposizione e le risorse. Comunque, quando possibile cercate di coinvolgere i partecipanti nella decisione di quale tipologia di attività vorrebbero fare.

I partecipanti non devono sentirsi in imbarazzo o costretti a rivelare più di quanto desiderino su se stessi o le loro credenze.

Affrontate questioni controverse o provocatorie con prudenza e cura. Se la questione è un tabù all’interno della vostra società ed è probabile che provochi resistenza da parte delle persone che coprono cariche autorevoli, potreste considerare l’opzione di affrontare la questione da un altro aspetto piuttosto che essere diretti, o svilupparla in un’altra prospettiva. Per esempio, potreste far riflettere le persone sui diritti inerenti alla libertà d’espressione usando un esempio storico. Le questioni inerenti alla religione, i diritti delle persone LGBT e il diritto al matrimonio e alla famiglia sono affrontate in questa maniera nell’attività “Credenti”  o “Presto fuori moda”.

Confrontarsi con la realtà in cui viviamo, in un mondo dove certe questioni sono controverse o dibattute, è una parte importante dell’EDU. Tuttavia, quando si tratta di diritti relativi a questioni controverse o provocatorie, dovreste assicurarvi che i partecipanti si sentano sicuri e che non si sentono imbarazzati od obbligati a rivelare più di quanto desiderino rivelare riguardo loro stessi o le loro credenze. Metodi come l’esercizio delle affermazioni o casi studio sono dei buoni metodi che creano una certa distanza dalla persona e il tema. Un ulteriore metodo potrebbe essere quello di incoraggiare i partecipanti a cercare punti di vista diversi. Si potrebbe, ad esempio, invitare qualcuno a parlare al gruppo da una prospettiva minoritaria.
Se le persone nel vostro gruppo sono divise su di una questione, per esempio se una minoranza pensa che una certa questione non è importante e rilevante per le loro vite, chiedete direttamente a loro di spiegare e giustificare le loro opinioni. Avrete bisogno di stimolare la loro immaginazione così che siano aperti all’idea di esplorare la questione. Mostrare un film, fare una visita (ad un centro per rifugiati, ad un centro per senzatetto o ad un bar o negozio etnico) o invitare un esperto sono sempre dei buoni metodi per stimolare la curiosità.

Quando i giovani stanno prendendo in considerazione di attivarsi dovrete essere pronti a consigliarli sulle conseguenze di quanto vi proporranno. Dovrebbero essere pienamente consapevoli delle possibili e probabili conseguenze a livello personale, sociale e politico delle azioni da loro proposte. Incoraggiare i giovani a pensare da soli e ad assumersi responsabilità è un importante obiettivo dell’EDU; quindi, dovreste descrivere qualsiasi difficoltà prevediate, dare motivazioni alle vostre opinioni e consigliare. Se dovrete persuaderli che qualche forma di azione non è consigliabile, dovrete suggerire delle alternative (potete fare riferimento al capitolo Capitolo 3 in “Attivarsi” per idee di diversa forma per attivarsi).

Note per gli insegnanti

I feedback degli insegnanti ci dicono che Compass viene utilizzato in scuole di tutta Europa durante le lezioni di lingua, geografia, storia, educazione civica, e durante le lezioni di scienze politiche. Per esempio, durante le lezioni di lingua le citazioni nell’attività “Tutti uguli - tutti diversi” possono essere utilizzate per sviluppare il vocabolario e la comprensione, e “Solo un minuto” può essere utilizzata per sviluppare abilità nella produzione orale. Le statistiche, per esempio, del lavoro infantile, del divario di genere e dell’accesso all’educazione (che possono essere trovate nelle diverse sezioni delle informazioni di base nel Capitolo 5)possono essere utilizzate nelle lezioni di matematica per rimpiazzare gli esempi dei libri e contribuire in questa maniera ad aumentare la sensibilità e l’interesse per le questioni dei diritti umani. “La rete della vita” può essere utilizzata in lezioni di biologia come un’introduzione alla rete alimentare o alla biodiversità;“Una storia di due città” in sociologia; “Credenti” in educazione religiosa; “La storia di Ashique” e “Attenti vi stiamo guardando” aagiungono un'altra prspettiva nelle lezioni geografia ed esempi da  “Combattenti per i diritti” accrescono l’interesse per le lezioni su temi globali . Le possibilità sono infinite.

Realizzare gli obiettivi dell’EDU in classe può
incontrare sfide di base.

Deve essere riconosciuto che esistono delle sfide di base. Per esempio, l’orario tipico di una lezione potrebbe essere troppo breve per completare la più breve delle attività, oppure gli studenti potrebbero non essere nella posizione di influenzare le decisioni riguardanti ciò che apprendono. Inoltre, le opzioni per mettere in pratica ciò che hanno appreso potrebbero essere limitate, ma queste difficoltà non sono insormontabili. Per esempio, gli insegnanti stanno trovando modi per superare i problemi, come la pressione dovuta alla divisione delle ore, estendendo l’attività in due periodi o usando le opportunità durante le “settimane tematiche” quando il calendario normale è sospeso.

In alcune Nazioni la EDU necessita di un diverso approccio alle pratiche educative in classe, in modo da scostarsi dal “gessetto e discorso” (l’insegnante dà agli studenti le informazioni che devono essere sapute a memoria) per spostarsi verso un incoraggiamento del pensiero critico e un apprendimento più indipendente. Nelle Nazioni dove gli insegnanti non hanno normalmente il ruolo di coach, consigliere o facilitatore, le modifiche hanno bisogno di essere introdotte più gradualmente così che sia gli insegnanti sia gli studenti si sentano a proprio agio nel lavorare in un’atmosfera democratica dove prosperano gli interrogativi e la libertà d’espressione. Una comprensione dei metodi e delle tecniche utilizzati in Compass potrà aiutare gli insegnati ad effettuare le necessarie modifiche; esse sono descritte più avanti e includono suggerimenti su come organizzare delle discussioni in classi numerose. Un’altra maniera di sviluppare capacità di facilitazione è quella di lavorare assieme a qualcuno che ha già esperienza nel lavorare con questo metodo. Per esempio, potreste invitare un formatore di una organizzazione di diritti umani locale per condurre una sessione o partecipare ad un team.

Idealmente, gli insegnanti di tutte le materie devono essere preparati sistematicamente sulle competenze pertinenti all’interno del quadro della formazione iniziale e durante il servizio. La pubblicazione “Come tutti gli insegnanti possono sostenere la cittadinanza e l’educazione ai diritti umani: un quadro per lo sviluppo delle competenze” può fornire una guida aggiuntiva su come attivare percorsi di EDU13 

Alcune sfide sono state identificate nel recente, piccolo progetto di ricerca per l’utilizzo di attività sperimentali di Compass e dell’Educational Pack “Tutti diversi - Tutti uguali” nelle lezioni di lingua in una scuola superiore danese.

La ricerca ha rivelato che le attività erano molto apprezzate e gli insegnanti hanno notato come gli studenti fossero coinvolti. Tuttavia, alcune difficoltà erano state riscontrate nei momenti di debriefing e valutazione. Gli studenti trovavano difficile cambiare il modo consueto di stare in classe e rivolgere i loro commenti all’insegnante invece che parlare fra loro, il che significa che non era presente molto dialogo, un libero scambio di idee o l’apprendimento fra pari. Gli studenti si aspettavano un commento o una correzione dall’insegnante e che l’insegnante li invitasse a parlare a turni. Il risultato era che gli studenti tendevano ad utilizzare il loro tempo pensando a cosa volevano dire piuttosto che ad ascoltare quanto veniva detto e a rispondere. Oltretutto, ciò ha dimostrato come sia difficile cambiare le dinamiche di una classe in cui gli studenti dominanti dominano e quelli divertenti fanno gli sciocchi .

HRE cannot be imposed or dictated.

Le conclusioni furono che utilizzare le attività in aula può essere un valore, poiché coinvolgono gli studenti nella tematica, ma probabilmente esistono dei limiti al raggiungimento degli obiettivi dell’EDU, in particolare quelli legati allo sviluppo della cooperazione e delle capacità di assumersi la responsabilità e attivarsi. Ciònonostante , le scuole possono dare un contributo significativo allo sviluppo di alcune delle competenze che sono elencate qui come risultati dell’EDU, ad esempio l’ascolto attivo e la capacità di comunicazione , il pensiero critico e la curiosità . Allo stesso modo, a prima vista attivarsi potrebbe sembrare problematico in un ambiente scolastico. Tuttavia, attivarsi può significare molte cose diverse e in aula potrebbe significare un miglioramento nel comportamento generale , più considerazione per i compagni, gli studenti decidono in modo indipendente di scoprire di più sugli eroi dei diritti umani, o di adottare un approccio più critico a storia. Sono presenti più idee su come attivarsi nel capitolo 3.
Se per gli insegnanti è difficile utilizzare molte delle attività, dovrebbero tenere a mente che l’ EDU è anche utile per sviluppare conoscenza e comprensione, per esempio la conoscenza di cosa siano i diritti umani, lo sviluppo storico dei diritti, gli strumenti legali, e l’importanza dei diritti umani per lo sviluppo di una società civile e la pace mondiale. Ognuno di questi temi può trovare la propria collocazione nel sistema di istruzione formale. Le informazioni di base sui diritti umani e i temi globali (Capitoli 4, 5 e le appendici)rendono prezioso l’insegnamento e il materiale didattico a sé stante.

Gli insegnanti che lavorano con i bambini e le bambine di età compresa fra i 7 e i 13 anni potrebbero voler dare un’occhiata più approfondita a Compasito, il manuale per l’educazione ai diritti umani con i bambini e le bambine, le cui attività potrebbero essere più adatte alla struttura delle classi scolastiche.

Infine, un commento sull’ “EDU spazzatura”, termine con cui intendiamo gli insegnamenti che pretendono di essere EDU, ma che, a causa del modo in cui vengono svolte le attività, non si qualificano per essere riconosciuti come educazione ai diritti umani. Ci sono molti modi per facilitare l’educazione ai diritti umani ma, come esposto all’inizio di questo capitolo, il processo è importante. Così, ogni insegnamento relativo ai diritti umani, per essere riconosciuto come EDU, deve essere sviluppato in un modo che rispetti coloro che apprendono e permetta loro di rispettare e conferire valore ai diritti umani. L’EDU non può essere imposta o dettata. Inoltre , l’EDU non può essere vista come qualcosa che avviene in modo isolato nell’aula; essa deve estendersi alla scuola intera e alla più ampia comunità.

Metodi base utilizzati nelle attività di Compass

Capire i metodi base o le tecniche su cui si basano le attività di Compass è essenziale per poter utilizzare con successo le attività.
Denominiamo i metodi che utilizziamo come “attività” perché i partecipanti sono mentalmente attivi e solitamente anche fisicamente attivi. Tuttavia, sono più di mere attività - qualcosa da fare per riempire il tempo: hanno dei chiari obiettivi educativi e le utilizziamo con uno scopo. Qualche volta le attività sono definite “giochi”. Ciò implica che le attività sono anche divertenti, il che è vero! Sfortunatamente, alcune persone associano la parola “gioco” con i giochi dei bambini piccoli e si dimenticano i sottostanti, e seri, valori educativi dei giochi.
Una comprensione delle metodologie di base vi aiuterà sia quando dovrete adattare le attività individuali per soddisfare i bisogni dei giovani con cui lavorate sia quando dovrete sviluppare le vostre attività. Oltretutto, quando abbiamo scritto le istruzioni su come svolgere le attività, abbiamo dato per scontato che le persone conoscano e capiscano termini quali “gruppo di lavoro” “brainstorm” e “gioco di ruolo”. Di seguito alcune spiegazioni.

Il lavoro di gruppo

Il lavoro di gruppo è la base di molti esercizi; avviene quando le persone lavorano insieme, combinano le loro abilità e i diversi talenti e si fonda sulle capacità di ciascuno di portare a termine un compito. Il lavoro di gruppo:

  • Incoraggia la responsabilità. Quando le persone sentono che “possiedono” quello che stanno facendo, solitamente si impegnano per la riuscita e perché vi siano buoni risultati.
  •  Sviluppa competenze di comunicazione. Le persone hanno bisogno di ascoltare, di capire che cosa dicono gli altri, di essere responsabili delle proprie idee e di essere capaci di esporre i propri pensieri.
  • Sviluppa la cooperazione. Le persone imparano presto che quando si lavora per obiettivi comuni, si raggiungono meglio cooperando che essendo in competizione l’uno con l’altro.
  • Richiede la capacità di prendere decisioni. Le persone imparano rapidamente che il modo migliore per prendere decisioni è di considerare tutte le informazioni disponibili e di provare a trovare una soluzione che soddisfi tutti. Chi si sente tagliato fuori dal processo decisionale può sabotare il lavoro di gruppo non rispettando le decisioni che sono state prese dal resto del gruppo.

E’ importante notare che un gruppo di lavoro di successo deve essere orientato al compito; è necessario che ci siano delle domande chiare che necessitano risposte o un problema chiaramente definito che richiede una soluzione. Non è produttivo dire semplicemente alle persone di “discutere la questione”. Qualsiasi sia l’argomento, è fondamentale che il lavoro sia definito chiaramente e che i partecipanti siano concentrati sul lavorare verso un obiettivo che necessiti di riferire i risultati all’intero gruppo. Ciò non sottintende che il risultato sia l’unica cosa che conta! Il punto è che, lavorando insieme all’interno di una prospettiva ben definita, i partecipanti sono capaci di apprendere attraverso il processo.

La maggioranza delle attività in Compass utilizza il lavoro in piccoli gruppi nella fase “esperienziale” (l’attività) e il lavoro di gruppo nelle fasi “di riflessione” e “generalizzazione” del ciclo d’apprendimento (il debriefing e la valutazione). Il lavoro in piccoli gruppi incoraggia tutti a partecipare ed aiuta a sviluppare il lavoro cooperativo in gruppo. La dimensione dei piccoli gruppi dipenderà da aspetti pratici, come quante persone sono presenti e quanto spazio avete a disposizione. Un piccolo gruppo potrebbe essere costituito da 2 o 3 persone, ma i piccoli gruppi lavorano al loro meglio con sei o otto persone. I piccoli gruppi di lavoro possono durare 15 minuti, un’ora o un giorno, a seconda del compito assegnato.

Brainstorming

Image: Brainstorming

Il brainstorming è un modo di presentare un nuovo tema, incoraggiando la creatività per generare tante idee molto rapidamente. Può essere usato per risolvere un problema specifico o per rispondere ad una domanda.
Istruzioni:

  1.  Decidete l’argomento che volete proporre con il brainstorming e formulatelo con una domanda o frase semplice.
  2. Scrivete la domanda su di un grande foglio o lavagna sistemata dove tutti la possano vedere.
  3. Chiedete alle persone di contribuire con le loro idee. Scrivetele sotto alla frase o domanda che avete proposto. Usate parole singole o frasi corte.
  4. Fermate il brainstorming quando le idee stanno finendo e quindi passate in rassegna i suggerimenti, chiedendo commenti.
  5. Riassumete quanto detto e, con la nuova conoscenza, passate all’attività o discussione.

Le regole del brainstorming:

  1. Scrivete ogni nuovo suggerimento. Spesso, i suggerimenti più creativi e “pazzi” sono i più utili ed interessanti!
  2. Nessuno dovrebbe fare commenti o giudicare quello che è stato scritto prima della fine.
  3.  Scoraggiate le ripetizioni. Se qualcuno suggerisce un’idea che è già presente sulla lavagna, ringraziateli e fate notare gentilmente dove l’avete scritta.
  4. Incoraggiate ciascuno a contribuire.
  5. Dite le vostre idee soltanto se è necessario per incoraggiare il gruppo.
  6. Se un suggerimento non è chiaro, chiedete un chiarimento.

La scrittura sul muro

Image: Wall writing

Questa è una forma di brainstorming. Il facilitatore scrive una frase o una domanda su cui fare brainstorming preferibilmente su un grande muro vuoto. Tuttavia, invece che essere il facilitatore a scrivere i suggerimenti, i partecipanti scrivono le loro idee su piccoli pezzi di carta (per esempio i “post-it”) e li attaccano al muro da soli. I vantaggi di questo metodo sono che le persone possono sedere e possono pensare tranquillamente da sole prima di essere influenzate dalle idee altrui, e i pezzi di carta possono essere riposizionati per agevolare il raggruppamento per idee, da fare insieme durante la discussione.

Associazione di idee e parole

Image: The association game

Questa è un’altra forma di brainstorming che può essere utilizzata come un icebreaker o come un’introduzione ad una discussione o un’attività. I partecipanti siedono in cerchio e il facilitatore inizia dicendo una parola chiave (una parola che hanno scelto come il cuore dell’argomento che vogliono introdurre). Fate un giro del cerchio, in cui ciascuna persona a turno ripete prima la parola chiave e poi la prima parola che associa alla parola chiave. Una variante può essere che ciascuna persona risponde alla parola detta dall’ultima persona.

 

 

Attività di discussione

 

Le discussioni sono parte integrale dell’EDU perché attraverso la discussione le persone imparano ad analizzare le informazioni, pensare in maniera critica, sviluppare le competenze
comunicative, condividere opinioni e imparare dall’esperienza, ed è il motivo per cui il “debriefing” e la “valutazione” sono un elemento centrale di ogni attività.Image: Discussion activities

Esistono molte diverse maniere per svolgere una discussione ed alcune maniere, specialmente quelle che comprendono un certo livello di cooperazione e partecipazione, possono essere considerate, ragionevolmente, come attività a se stanti. Per esempio, le discussioni in piccoli gruppi dove le persone devono risolvere un problema possono essere considerate come “attività”, per esempio "Solo un minuto" e "Parliamo di sesso!".Non dovrebbe essere necessario dire che dopo “l’attività di discussione” le persone procederanno a fare il debriefing e la valutazione di ciò che hanno appreso!

Discussioni in grandi gruppi

Image: Buzz groups

Buzz groups

Questo è un buon metodo quando nella discussione dell’intero gruppo non emergono idee. Chiedete alle persone di discutere l’argomento in coppie o in piccoli gruppi per qualche minuto e poi di condividere le loro idee con il resto del gruppo. Noterete rapidamente un “ronzio” o “ebollizione” di idee qua e là!

Da che parte stai?

Questa tecnica permette ai partecipanti di esprimere la propria opinione senza necessariamente doverla giustificare. E’ un modo gentile di incoraggiare le persone ad essere sicuri di sé nel condividere la propria opinione.

Preparate qualche affermazione controversa (4-6 dovrebbero essere sufficienti) sul tema o temi che desiderate esplorare con il gruppo. Fate due cartelli, “Sono d’accordo” e “Non sono d’accordo” e posizionateli sul pavimento a distanza circa di 6-8 metri. Se lo desiderate, potete posizionare una corda o del nastro adesivo sul pavimento collegante i due cartelli per simboleggiare il continuum tra i due estremi di un’opinione.Image: The statement exercise

Leggete la prima affermazione che avete preparato e chiedete ai partecipanti di posizionarsi secondo la loro opinione; coloro che sono indecisi si posizionano al centro. Invitate i partecipanti, se lo desiderano, a spiegare perché si trovano nel posto che hanno scelto. Incoraggiate le persone a cambiare la loro posizione lungo la linea qualora cambiassero la propria opinione come risultato delle argomentazioni che hanno sentito.

Una variante è chiamata “Punti di vista”. Preparate quattro cartelli da attaccare a quattro muri della stanza: “Sono d’accordo”, “Non sono d’accordo”, “Non lo so” e “Voglio dire qualcosa”. Come in precedenza, le persone si posizionano a seconda delle loro risposte e possono cambiare la loro posizione in qualsiasi momento.

Acquario

Image: Fish bowl

Questo metodo è utile per far sì che i partecipanti rivolgano i loro commenti al gruppo, invece che al facilitatore o all’insegnante. Invitate alcuni partecipanti – idealmente fra i quattro e sei – a sedersi insieme in un piccolo cerchio al centro della stanza a discutere l’argomento mentre tutti gli altri siedono attorno all’esterno del cerchio e ascoltano i “pesci nella vasca”. Quando uno degli osservatori desidera dare il suo contributo alla discussione, si avvicina e si posiziona dietro ad uno dei “pesci”. Questo “pesce” deve quindi scambiarsi con il nuovo arrivato, uscendo dal cerchio e unendosi agli ascoltatori.Ci sono diversi benefici nell’utilizzo di questo metodo; il principale vantaggio è che i partecipanti hanno il controllo del dibattito in quanto una persona può farsi avanti per parlare quando lo decide, ma anche gli altri membri del gruppo possono zittire qualcuno che sta facendo lunghi discorsi o si ripete, costringendoli a scambiarsi.

I dibattiti

Image: Debates

I dibattiti tradizionali “parlamentari” sono utili, specialmente nelle classi dove esistono minori possibilità di usare altri metodi di discussione. Se l’intera classe sta discutendo, per esempio sulla frase “Questa classe crede che i diritti umani siano un’invenzione dell’Occidente e non siano universali”, allora lasciate che sia uno degli studenti ad essere il presidente, piuttosto che l’insegnante.

Un’altra forma di dibattito è il dibattito “panel” dove un gruppo di “esperti” è invitato dal pubblico a rispondere a delle domande.
E’ una buona maniera di fornire informazioni, incoraggiare le domande, permettere alle persone di esplorare diversi punti di vista e dimostrare che i diritti umani sono complessi. Per esempio, potete dare delle carte di ruolo dall’attività “Caccia alla balena”a otto volontari (due persone rappresentano una delle quattro organizzazioni contendenti). Queste otto persone utilizzano le carte per preparare la loro posizione e quindi si siedono nel panel per rispondere alle domande e discutere i loro punti di vista con il resto della classe. Alla fine la classe può votare se la caccia alle balene debba essere vietata o meno.

Discussioni in piccoli gruppi

Image: Discussions in small groups

Le attività di discussione riescono spesso meglio quando svolte in piccoli gruppi, perché ognuno ha una maggiore possibilità di contribuire. Non solo le persone si sentono più sicure ad esprimersi in gruppi più piccoli, ma ogni persona ottiene una quota maggiore del tempo disponibile in cui parlare.

Le attività di discussione si basano su alcuni materiali stimolo, di solito presentati su delle carte. Esempi di materiale stimolo includono oggetti del telegiornale, poster, carte con affermazioni, studio di casi e immagini. Durante la preparazione di materiali stimolo è importante pensare al vostro gruppo target ed evitare di includere informazioni che possano offendere o siano troppo personali. È inoltre necessario tenere a mente il livello delle capacità di lettura dei gruppi più giovani e le competenze linguistiche se state lavorando con un gruppo multiculturale; in questi casi mantenete il linguaggio semplice. Le informazioni sulle carte dovrebbero essere più brevi possibile, preferibilmente 2-8 righe e mezzo foglio A4 al massimo.

AAA BBB CCC

Image: AAA BBB CCC

Questa è una tecnica molto utile quando volete che le persone sviluppino una propria conoscenza e comprensione senza il vostro “insegnamento”. Le persone lavorano in piccoli gruppi e sviluppano la loro competenza su un aspetto dell’argomento. I gruppi quindi si riuniscono e condividono la loro conoscenza.

Preparate una carta con una frase o una domanda per ciascun gruppo riguardo una questione su cui desiderate lavorino. Ciascun gruppo lavorerà su un aspetto diverso della stessa questione.
Fate in modo che i partecipanti formino tre piccoli gruppi; un gruppo è il gruppo A, il secondo è il gruppo B e il terzo il gruppo C. Date a ciascun gruppo un tempo limitato in cui possono discutere la questione o il problema. Quindi raggruppateli così che ciascuno dei nuovi gruppi contenga un membro di ogni gruppo iniziale; in altre parole i nuovi gruppi saranno costituiti da ABC, ABC e ABC. Date ai gruppi ABC il compito di risolvere il problema o arrivare ad un consenso che richieda il contributo di ciascuno dei membri.

Image: Statements in a hat

Le affermazioni nel cappello

 

Questa tecnica è un modo sensibile di introdurre un argomento per far parlare le persone o generare idee. Create delle affermazioni o domande e ponetele in un cappello. Fate passare in giro il cappello o ponetelo nel mezzo del cerchio. Chiedete alle persone, a turno, di prendere una carta e di commentarla.

Invece di essere il facilitatore a creare le carte, si può chiedere ai partecipanti di creare le proprie carte con affermazioni o domande. In questa maniera le domande possono essere rivolte al gruppo anonimamente, che è utile se le questioni da discutere sono sensibili.

Image: Ranking

Mettere in ordine d’importanza

 

Questo è una forma utile di dialogo quando volete stimolare una discussione mirata in piccoli gruppi. Avete bisogno di preparare un mazzo di carte con delle frasi per ogni piccolo gruppo; sono sufficienti da nove a dodici affermazioni. Selezionate frasi brevi e semplici, connesse all’argomento che volete che le persone discutano e scrivete una frase per ogni carta.
I gruppi discutono le frasi e cercano di mettersi d’accordo per metterle in ordine di importanza. Ciò può essere fatto usando una struttura a scala o una struttura a diamante. Nella scala la frase più importante è messa in cima, la seconda per importanza sotto e così via, fino alla frase meno importante in fondo.

Nella struttura a diamante avrete bisogno di nove carte contenti delle frasi. Le persone negoziano qual è la frase più importante, poi le due seconde per importanza, poi le tre frasi di moderata importanza e così via come mostrato nel diagramma. Poiché le questioni sono raramente definite in modo chiaro, la classificazione a diamante è spesso un metodo più appropriato rispetto ad una semplice classificazione.

Una variazione del metodo di classificazione è di scrivere otto frasi e lasciare una carta bianca per partecipante per permettergli di scriverne una.

 

Casi studio

I casi studio sono brevi “storie” di persone ed eventi che illustrano un problema. Come le carte con affermazioni, sono degli utili strumenti per presentare delle informazioni in una maniera non didattica. Sono uno strumento prezioso perché creano distanza fra i partecipanti ed il problema, il che rende la discussione dell’argomento meno minacciosa. Per esempio, se sono presenti dei bulli nel gruppo e volete affrontare il problema, potete presentare una storia di bullismo che presenta punti di contatto con la situazione reale. I partecipanti leggono il caso studio, analizzano il problema e provano a dare suggerimenti per risolvere il problema.

Image: Case Studies

Il teatro

Esplorare le idee e i problemi attraverso il teatro può fornire alle persone una possibilità di sfogare le proprie emozioni, i pensieri, i sogni e la creatività che non potrebbero altrimenti essere in grado di esprimere. Il teatro coinvolge tutta la persona, le loro teste, cuori e mani e coinvolge quindi non solo l’intelletto, ma anche i sensi e le emozioni, rendendole un potente strumento. Inoltre, è la tecnica più efficiente perché piace alle persone con qualunque stile di apprendimento, cioè a persone che apprendono in maniera uditiva, visiva, cinestetica o tattile.

Il debriefing è particolarmente importante dopo le attività basate su una qualche forma di teatro, tra cui i giochi di ruolo e le simulazioni. I giocatori potrebbero avere bisogno di tempo per uscire dal ruolo prima di discutere i loro sentimenti e anche per analizzare le azioni che hanno scelto di fare.

Il gioco di ruolo

Image: Role-playing

Un gioco di ruolo è una breve rappresentazione messa in scena dai partecipanti. Sebbene le persone facciano ricorso alle esperienze della loro vita per rappresentare la situazione, il gioco di ruolo è in gran parte improvvisato. I giochi di ruolo possono migliorare la comprensione di una situazione ed incoraggiare l’empatia verso i personaggi che stanno rappresentando. I giochi di ruolo permettono di sperimentare situazioni difficili ma in un’ambiente sicuro.

I giochi di ruolo devono essere usati con sensibilità. In primo luogo, è essenziale che le persone abbiano il tempo, alla fine, di uscire dal proprio ruolo. Poi, tutti hanno bisogno di rispettare i sentimenti dei singoli e la struttura sociale del gruppo. Per esempio, un gioco di ruolo sulle persone con disabilità dovrebbe tenere in considerazione il fatto che alcuni degli stessi partecipanti possono avere disabilità (magari in maniera non visibile) o avere parenti o amici stretti che abbiano disabilità. Non devono sentirsi feriti, sentirsi obbligati ad esporsi o tenuti al margine. Se questo succede, occorre gestire la situazione in maniera seria, scusarsi e spiegarsi.

Inoltre, state molto attenti agli stereotipi. I giochi di ruolo fanno emergere quello che i partecipanti pensano degli altri attraverso le loro “capacità” di recitare o imitarli. Questo è anche ciò che rende molto divertenti queste attività! Può essere sempre utile rivolgere la domanda durante il debriefing “pensate che le persone che avete rappresentato agiscano realmente così?”. È sempre educativo far rendere conto le persone del bisogno di rivedere le informazioni in maniera costante e critica; chiedete ai partecipanti da dove hanno preso le informazioni su cui hanno basato la messa in scena del loro personaggio.

Le simulazioni

Le simulazioni possono essere pensate come un’estensione dei giochi di ruolo (non comprendono lo stesso grado di improvvisazione) che mette i partecipanti in situazioni non familiari e ruoli. Per esempio, l’aula di giustizia nell’attività “Accesso ai medicinali” è definita e preparata, e ai partecipanti sono date informazioni dettagliate sui ruoli che devono svolgere. Le simulazioni richiedono un elevato livello di coinvolgimento emotivo e capacità intellettuale, soprattutto per quei giocatori che devono sostenere un punto di vista con cui non sono d’accordo personalmente.

Il teatro forum

Il teatro forum è una specie di gioco di ruolo. Il pubblico guarda una breve rappresentazione in cui un personaggio principale incontra un’oppressione o un ostacolo che non è in grado di superare; il soggetto-questione è presentato in modo che sia vicino alla vita del pubblico.

Quando la rappresentazione è stato eseguita viene ripetuta e i componenti del pubblico possono salire sul palco e suggerire opzioni alternative su come il protagonista avrebbe potuto agire. Gli attori esplorano i risultati di queste scelte con il pubblico, creando un specie di dibattito teatrale in cui le esperienze e le idee sono provate e condivise, generando sia solidarietà che un senso di empowerment.

Il teatro forum è un utile strumento per fare EDU, per esempio, quando si esplorano diverse alternative per risolvere problemi o per risolvere conflitti. Permette alle persone di salire sul palco ed esplorare differenti possibilità. In questa maniera, l’evento può essere utilizzato per dibattere su un evento recente, o per scoprire ed analizzare alternative in qualsiasi situazione, passata, presente o futura.

Metodi audiovisivi

Le illustrazioni: fotografie, fumetti, disegni, collage

“Un’immagine esprime un migliaio di parole”. Le immagini visive sono strumenti utili sia per dare informazioni sia per stimolare interesse. Ricordate anche che il disegno è un importante mezzo di espressione e comunicazione, non solo per quelli la cui maniera preferita di pensare è visiva, ma anche per quelli che non sono particolarmente forti nell’ esprimersi verbalmente. Idee per attività con l’ausilio di immagini e disegni sono presentate nel capitolo 2 sotto il titolo di “Giochi con le immagini”.

Suggerimenti per costruire una collezione di immagini

Le immagini sono uno strumento così versatile che per i facilitatori può essere una buona idea crearsene una propria raccolta. Le immagini possono essere raccolte da, per esempio, giornali, riviste, poster, opuscoli di viaggio, cartoline e biglietti d’auguri.

Mettete in ordine le immagini, fissatele su delle schede e plastificatele con la plastica trasparente autoadesiva (venduta per ricoprire libri) per renderle durevoli nel tempo e facili e piacevoli da maneggiare. La raccolta assomiglierà più a un set se le carte sono tutte della stessa dimensione. La misura A4 è ideale, ma anche un A5 è un buon e pratico compromesso.
Può essere una buona idea quella di scrivere il numero di riferimento sul retro di ogni figura e registrarne la fonte, il titolo originale o altre informazioni utili. Così le persone avranno solo l’immagine a cui rispondere e non saranno distratte da altre indicazioni. Quando scegliete le immagini, cercate di avere una selezione di immagini dal Nord, Sud, Est, Ovest così come da ambienti naturali e sociali diversi.

Quando scegliete le immagini di persone cercate la varietà e prestate attenzione al genere, provenienza, abilità e disabilità, età, nazionalità e cultura. Ricordatevi anche l’impatto che hanno le singole immagini a seconda della grandezza e dei colori. Questo effetto può distorcere la percezione di un’immagine, perciò cercate di regolare la vostra collezione in maniera da avere un set ragionevolmente omogeneo.

Ricordatevi di controllare se è presente qualsiasi diritto d’autore sulle immagini e sulle foto che desiderate utilizzare.

I film, i video e i programmi radiofonici

Film, video e programmi radiofonici sono strumenti utili per l’educazione ai diritti umani e sono popolari tra i giovani. Una discussione dopo aver visto un film dovrebbe essere un buon punto di partenza per un ulteriore lavoro. Cose di cui parlare sono la reazione iniziale delle persone al film, quanto era vicino alla “vita reale”, se i personaggi erano realistici o se stavano cercando di promuovere punti di vista politici o morali, e non dimenticate quali diritti umani erano coinvolti!Image: Taking photographs, making films and videos

Ricordate di controllare se sono presenti diritti d’autore o restrizioni per la proiezione in pubblico dei video che desiderate utilizzare. Una proiezione ad una classe o un gruppo di giovani potrebbe contare come una proiezione pubblica.

Fare foto, filmati e video

La tecnologia di fotocamere, videocamere e cellulari oggi rende molto più accessibile a tutti fare foto e filmati. I filmati e le foto fatte dai giovani mostrano chiaramente il loro punto di vista, le loro attitudini e creano un eccellente materiale di lavoro.

Video messaggi

E’ provato che i filmati aiutano ad abbattere barriere e pregiudizi. Essi danno la possibilità a persone che altrimenti non si incontrerebbero faccia a faccia di “parlare” e condividere idee su come vivono e su quello che per loro è importante. Un esempio è quello del progetto di una TV britannica in cui una donna Rom e un residente nei pressi di un campo rom, si sono rifiutati di parlare tra di loro. Tuttavia, un mediatore è riuscito a persuaderli a mandarsi una serie di video messaggi vicendevolmente. All’inizio di ogni filmato mostravano le loro case e introducevano le loro famiglie. A poco a poco, nei successivi messaggi, quanto più mostravano la loro vita, i pregiudizi diminuivano e venivano sostituiti da comprensione ed empatia. Ciascuno dei due scoprì che avevano molto più in comune di quanto mai avessero immaginato e, alla fine, decisero di incontrarsi di persona.

I media: i giornali, le riviste, la radio, la televisione, internet

I media sono un’infallibile fonte di buon materiale per le discussioni. È sempre interessante discutere la maniera in cui notizie e informazioni vengono presentate per analizzare pregiudizi e stereotipi. Ulteriori discussioni possono includere le questioni come la proprietà dei media, la distorsione politica, la censura e la libertà d’espressione. L’attività “Prima pagina” tratta specificamente di questi temi e troverete più idee nelle informazioni di base sui media nel capitolo 5. Ancora una volta, assicuratevi di controllare il copyright su tutti i materiali che desiderate utilizzare.

11 I Training Kits “Training Essentials” e “Organisational Management” forniscono utili punti d’inizio sugli stili d’apprendimento e l’atteggiamento dei formatori e facilitatori. T-Kit “Training Essentials”, Council of Europe Publishing, 2002. T-Kit “Organisational Management”, Council of Europe Publishing, 2000. Sono scaricabili in lingua inglese presso il sito www.youth-partnership-eu.coe.int
12Gollob, R., Krapf, P., Ólafsdóttir, Ó., and Weidinger, W. (2010) Educating for democracy: Background materials on democratic citizenship and human rights education. Strasbourg: Council of Europe
13 Brett, P., Mompoint-Gaillard, P. and Salema M.H. (2009) How all teachers can support citizenship and human rights education: a framework for the development of competences. Strasbourg: Council of Europe