I diritti umani sono come un’armatura, perché ti proteggono; sono come le norme, perché ti dicono come puoi comportarti; e sono come giudici, perché puoi fare loro appello. Sono
astratti come le emozioni; e come le emozioni, appartengono a ciascuno ed esistono qualsiasi cosa accada.
Essi sono come la natura perché possono essere violati; e sono come lo spirito perché non possono essere distrutti. Come il tempo, essi ci trattano tutti allo stesso modo – ricchi e poveri, vecchi e giovani, bianchi e neri, alti e bassi. Essi ci offrono rispetto, e ci incaricano di trattare gli altri con rispetto. Come per la bontà, la verità e la giustizia, potremmo non essere d’accordo sulla loro definizione, ma li sappiamo riconoscere quando li vediamo.

 Domanda: Sei capace di dare una definizione di diritti umani? Sapresti spiegare cosa sono?

“Quando definiamo il diritto di una persona, vogliamo dire che la persona ha una
richiesta valida nella società di essere protetta nel suo possesso del diritto, sia con
la legge, che con l’educazione e l’opinione pubblica”.
John Stuart Mill

Un diritto è una richiesta che siamo legittimati a fare. Io ho diritto ai prodotti nella mia busta della spesa se li ho pagati. I cittadini hanno il diritto di eleggere un presidente, se la Costituzione del loro paese lo garantisce, e una bambina ha il diritto di essere portata allo zoo, se i suoi genitori glielo hanno promesso. Tutte queste sono cose che le persone sono legittimate ad attendersi, in conseguenza delle promesse o delle garanzie date da terzi.
I diritti umani, tuttavia, sono rivendicazioni con una differenza. Essi non dipendono da promesse o garanzie date da terzi. Il diritto di qualcuno alla vita non dipende dal fatto che qualcun altro prometta di non ucciderlo: se la vita può dipendere da qualcun altro, non può esserlo il diritto alla vita. Il diritto alla vita dipende da una cosa sola: dal fatto di appartenere al genere umano.

Accettare i diritti umani significa accettare che chiunque sia legittimato a rivendicare i propri diritti: possiedo questi diritti, non importa cosa dica o faccia, perché sono un essere umano,
proprio come te. I diritti umani sono intrinsechi a tutti gli esseri umani come il diritto alla vita. Perché questa pretesa è sufficiente a se stessa? Su cosa si fonda? E perché dovremmo prestarvi fede? Perché tale affermazione non necessita di alcun comportamento particolare come supporto? Perché non dovremmo richiedere agli esseri umani di meritare i loro diritti?
Una rivendicazione dei diritti umani è in definitiva una rivendicazione di ordine morale e si basa su valori morali. Ciò che significa realmente il mio diritto alla vita è che nessuno dovrebbe
privarmi della mia vita; sbaglierebbe se lo facesse. Stando così le cose, questa rivendicazione ha bisogno di essere approfondita.
Ogni lettore è probabilmente d’accordo con ciò perché noi tutti riconosciamo, negli eventi che ci riguardano in prima persona, che ci sono alcuni aspetti della nostra vita e del nostro esistere che dovrebbero essere inviolabili, e che nessuno dovrebbe essere in grado di toccare perché sono essenziali al nostro essere, a chi siamo e a cosa siamo e sono essenziali alla nostra umanità e alla nostra dignità umana.
Senza i diritti umani non possiamo raggiungere il nostro massimo potenziale. Semplicemente estendono questa percezione individuale a tutti gli altri esseri umani sul pianeta. Se io posso avanzare questa rivendicazione, allora chiunque altro può farlo allo stesso modo.

Tutte le volte che la giustizia muore è come se non fosse mai esistita.
José Saramago

Domanda: Perché è sbagliato violare il diritto alla vita degli altri? Perché è sbagliato privare gli altri della vita?Le due domande hanno lo stesso significato?

Valori chiave

Considero la pena di morte come un’ istituzione brutale e immorale che determina
i fondamenti morali e legali della società. Ne sono convinto – le barbarie generano solo barbarie.
Andrei Sakharov

Due dei valori chiave alla base dell’idea dei diritti umani sono la dignità umana e l’uguaglianza. I diritti umani possono essere definiti come quegli standard di base che sono necessari per una vita dignitosa. La loro universalità è derivata dal fatto che tutti gli esseri umani sono uguali. Non dovremmo, e non possiamo, fare discriminazioni.
Queste due credenze, o valori, sono veramente tutto ciò che è richiesto per aderire all’idea dei diritti umani, e queste credenze sono difficilmente discutibili. Questo è il motivo per cui i diritti umani ricevono supporto da ogni cultura nel mondo, da ogni Governo civilizzato e da ogni grande religione. È riconosciuto quasi universalmente che il potere dello Stato non può essere illimitato o arbitrario; deve essere limitato almeno dal fatto che tutte le persone, all’interno della propria giurisdizione, possano vivere con la garanzia di poter soddisfare le esigenze minime per una vita dignitosa.

Molti altri valori possono essere tratti da questi due principi fondamentali e possono aiutare a definire in modo più preciso come, nella prassi quotidiana, le persone e le società civili dovrebbero coesistere. Per esempio:
Libertà: perché la volontà umana è parte importante della dignità umana. Essere costretti a fare qualcosa contro la propria volontà avvilisce lo spirito umano.
Rispetto per gli altri: perché una mancanza di rispetto per gli altri non consente di apprezzare la loro individualità ed essenziale dignità.
Non-discriminazione: perché l’uguaglianza nella dignità umana significa che non dovremmo giudicare i diritti e le opportunità delle persone sulla base delle loro caratteristiche.
Tolleranza: perché l’intolleranza indica una mancanza di rispetto per la differenza; e uguaglianza non significa uniformità.
Giustizia: perché persone uguali in dignità si meritano uguale trattamento.
Responsabilità: perché il rispetto dei diritti degli altri comprende la responsabilità delle proprie azioni nello sforzarsi per la realizzazione dei diritti di uno e di tutti.

Caratteristiche dei diritti umani

Proprio come il dolore non è piacevole per te, è così per gli altri. Conoscere questo principio di uguaglianza va oltre il rispetto e la compassione.
Suman Suttam

I filosofi possono continuare a ragionare sulla natura dei diritti umani, ma la comunità internazionale ha iniziato il suo incredibile impegno per i diritti umani attraverso l’adozione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani nel 1948. Da allora, la comunità internazionale ha trasferito i potenti principi della DUDU in strumenti legali internazionali, regionali e domestici. La DUDU non era intesa come vincolante legalmente, ma l’integrazione delle sue norme in numerosi trattati vincolati successivi (conosciuti anche come “Convenzioni” e “Patti”) fa si che, al giorno d’oggi, le norme della DUDU abbiano un indiscutibile valore legale:

I diritti umani sono inalienabili.
Questo significa che non puoi perderli, perché sono connessi al fatto stesso di esistere, sono inerenti a tutti gli esseri umani. In particolari circostanze alcuni diritti, sebbene non tutti, possono essere sospesi o limitati. Per esempio, se qualcuno è riconosciuto colpevole di un crimine, può essere privato della propria libertà; o nel caso di emergenza nazionale, un Governo può dichiararla pubblicamente e derogare quindi alcuni dei diritti, per esempio imponendo il coprifuoco, restringendo la libertà di movimento.

I diritti umani sono indivisibili, interdipendenti e correlati.
Questo significa che i diversi diritti umani sono intrinsecamente connessi e non possono essere considerati isolatamente gli uni dagli altri. La fruizione di un diritto dipende dalla fruizione di molti altri diritti e nessun diritto è più importante degli altri.

I diritti umani sono universali.
Significa che si applicano allo stesso modo a tutte le persone in ogni parte del mondo, senza limiti di tempo. Ogni individuo è legittimato a godere dei suoi diritti umani senza distinzione di
razza, colore, sesso, orientamento sessuale, disabilità, lingua, religione, opinione politica o altra convinzione, origine nazionale o sociale, nascita o altri status.

“La sovranità dello Stato implica responsabilità, e la primaria responsabilità per la protezione della popolazione spetta allo Stato stesso”.
Report della Commissione Internazionale
sull’intervento della sovranità dello Stato 2001

Occorre osservare che l’universalità dei diritti umani in nessun modo minaccia la ricca diversità degli individui o delle differenti culture. L’universalità non è sinonimo di uniformità. La diversità richiede un mondo dove tutti siano uguali, e ugualmente meritevoli di rispetto. I diritti umani servono come standard minimi che si applicano a tutti gli esseri umani; ciascuno Stato e società è libera di definire e applicare standard più alti e più specifici. Per esempio, nel campo dei diritti economici, sociali e culturali troviamo l’obbligo di intraprendere delle azioni per raggiungere progressivamente la piena realizzazione di tali diritti, ma non esiste una posizione che prescriva l’aumentare delle tasse per facilitare ciò. E’ compito di ogni Stato e società adottare delle politiche coerenti con le situazioni correnti.

Un profilo storico

L’idea che le persone hanno diritti intrinsechi ha le sue radici in molte culture e ha tradizioni antiche. Esempi di personaggi carismatici e di prassi fortemente condivise ci fanno vedere come i valori incarnati nei diritti umani non sono “un’invenzione dell’occidente” né un’invenzione del XX secolo. Essi sono una risposta ai bisogni umani universali e alla ricerca della giustizia. Tutte le società umane hanno avuto ideali e sistemi per assicurare la giustizia, sia in tradizioni orali che scritte, sebbene non tutte queste tradizioni siano sopravvissute fino a noi.

Storia antica

  • Il Codice di Hammurabi in Babilonia (Iraq, 2000 a.C. circa) fu la prima raccolta scritta di leggi e venne promulgato dal re di Babilonia. Affermava solennemente di “instaurare nel regno
    il dominio della giustizia, di distruggere i cattivi e i violenti, di impedire ai forti di opprimere i deboli, di garantire un Governo illuminato e di promuovere il bene del popolo”.
  • Un faraone dell’antico Egitto (2000 a.C. circa) è ricordato per aver dato istruzioni ai servi affinché “quando un questuante arriva dall’Alto o dal Basso Egitto, ci si assicuri che tutto sia fatto secondo la legge, che la tradizione sia osservata e il diritto di ognuno sia rispettato”.
  • La Carta di Ciro (Iran, 570 a.C. circa) fu redatta dal re di Persia per le persone del suo regno e riconobbe i diritti alla libertà, alla sicurezza, alla tolleranza religiosa, alla libertà di movimento, alla libertà dalla schiavitù e alcuni diritti sociali ed economici.
  • Gli insegnamenti di Confucio (c. 500 a.C. circa) contengono il concetto di Ren o di compassione e amore per gli altri come tema centrale. Confucio disse, “Ciò che non desideri per te
    stesso, non farlo ad altri”. Il dottore Peng-chun Chang, esperto cinese di Confucianesimo, ha avuto un ruolo attivo nella scrittura della DUDU e ritiene che il Confucianesimo abbia creato le basi dei principi dei diritti umani.
  • Imam Ali Ibn Al Hussein scrisse l’epistola sui diritti all’inizio dell’ottavo secolo d.C. Da quel che sappiamo, questa lettera è il primo documento a stabilire i principali diritti come percepiti in quell’epoca e si tratta del primo tentativo in cui l’approccio al concetto di diritti non ha una dimensione negativa. L’epistola elenca 50 di questi diritti metodologicamente. Sono, nello spirito, ancorati ai primi precetti islamici.
  • La Charte du Mandé (1222 d.C.) e la Charte de Kurukan Fuga (1236 d.C.), basate sulla codifica delle tradizioni orali dell’Africa dell’Est, difendono principi come la decentralizzazione, la conservazione dell’ambiente, i diritti umani e la diversità culturale.

Una persona è una persona attraverso altre persone.                            Desmond Tutu

  • Il concetto africano del mondo ‘ubuntu’cattura l’essenza di cosa voglia dire essere umani. Ubuntu enfatizza il rispetto per tutti i membri della comunità, l’ospitalità e la generosità. La nozione Ubuntu si può riassumere in “Una persona è una persona attraverso altre persone”. Questa nozione ha profonde implicazioni per i diritti umani. Se siamo umani attraverso gli altri, de–umanizzare qualcun altro de–umanizza anche noi stessi – da qui la necessità di promuovere i diritti degli altri, di dare e ricevere perdono e di rispettare i diritti umani degli altri.

Domanda: Quali figure nella storia del tuo paese hanno difeso o lottato per i valori dei diritti umani?

Dal XIII al XVIII secolo

“In qualsiasi momento della storia si sono sentite le voci di protesta contro l’oppressione; in qualsiasi epoca, le visioni della liberazione degli esseri umani sono
state eclissate. Cosi come ci muovevamo verso i tempi moderni, queste voci e visioni
sono state tradotte in programmi di azione sociale, e certe volte accorpate nella costituzione di Stati.
Micheline R. Ishay

La libertà è il potere che abbiamo su di noi
Huig de Groot

L’evoluzione dell’idea di diritti umani universali prende forma dalle basi delle nozioni di dignità e rispetto nelle civilizzazioni nel mondo nel corso dei secoli.
Tuttavia, sono passate molte generazioni prima che si sviluppasse l’idea che questo rispetto debba essere sancito nella legge. Spesso traiamo questa determinazione per legalizzare la nozione di diritti da determinate esperienze storiche. Queste di certo non sono esaustive.
Così come la nostra conoscenza della storia di altre culture aumenta, senza dubbio scopriremo anche la spinta storica di promulgazione dei diritti in altre culture.

  • Nel 1215, i nobili inglesi e i membri del clero fecero accettare al re d’Inghilterra di rispettare la legge per l’elaborazione di una grande Carta delle libertà (Magna Carta). La Magna Carta proteggeva solo i diritti dei privilegiati (la nobiltà) e non e’, quindi, sui diritti umani.
    Divenne un documento ampiamente citato in difesa delle libertà poiché rappresenta una limitazione del potere del re e il riconoscimento delle libertà e diritti di altre persone.

Una Carta dei Diritti è quello che le persone hanno il diritto di avere contro tutti i Governi
della terra, in generale e in particolare, è ciò che nessun Governo dovrebbe rifiutare.
Thomas Jefferson, 1787

  • Nel 1689, il parlamento inglese ha approvò una legge che dichiara che non avrebbe più tollerato l’interferenza reale nei suoi affari. Questo disegno di legge, conosciuto come il “Bill of Rights”, proibì al monarca di sospendere la legge senza l’approvazione del Parlamento, specificò le libere elezioni per i membri del Parlamento e dichiarò che la libertà di parola in Parlamento, nei tribunali o altrove non doveva essere messa in discussione..
  • Huig de Groot (1583-1645) è considerato globalmente come l’inventore del diritto internazionale. Il suo libro “Sulle leggi di guerra e di pace” propone un sistema di principi generali fondato sulla ‘legge naturale’, che credeva dovesse vincolare tutte le nazioni, a prescindere dalle leggi o tradizioni locali. Nel corso dei XVII e XVIII secolo, in Europa, un certo numero di filosofi ha sviluppato ulteriormente il concetto di “diritti naturali”.
  • John Locke (1632-1704) ha sviluppato la teoria che ogni essere umano ha alcuni diritti che derivano dalla sua propria natura e non dal Governo o alle sue leggi. La legittimità del Governo, infatti, dipende dal rispetto che ha per questi diritti naturali. L’idea che questi diritti naturali dovrebbero autorizzare le persone ad avere protezione legale divenne più ampiamente accettata e incominciò a riflettersi nelle costituzioni di alcuni paesi. I diritti umani riformularono questa idea e riaffermarono anche questo stesso rapporto tra i Governi e i cittadini.
  • Nel 1776, la maggior parte delle colonie britanniche del Nord America proclamarono la loro indipendenza dall’Impero Britannico nella Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti. Quest’ultima fu in gran parte basata sulle teorie di “diritto naturale” di Locke e Montesquieu. Sulla base di una convinzione che contenere il potere del Governo e proteggere la libertà dovesse esserne l’essenza. La Dichiarazione è servita a promuovere concetti quali: i diritti inalienabili; la tutela dei diritti individuali; la libertà di parola, di stampa, petizione e di riunione; la privacy; un giusto processo; l’uguaglianza davanti alla legge e la libertà di religione.

L’obiettivo di ogni associazione politica è la conservazione dei naturali e imprescrittibili
diritti dell’uomo. Questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza
contro l’oppressione.
La Dichiarazione Francese dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, 1789, Francia.

  • Nel 1789 i francesi spodestarono i loro regnanti e istituirono la prima Repubblica francese. La Dichiarazione Francese dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino emerse dalla rivoluzione e fu scritta da rappresentanti del clero, della nobiltà e da uomini comuni che la scrissero incorporando il pensiero di illuministi come Voltaire, Montesquieu, gli Enciclopedisti e Rousseau. La Dichiarazione attaccò il sistema politico e legale della monarchia e definì i diritti naturali dell’essere umano come “la libertà, la proprietà, la sicurezza e il diritto a resistere all’oppressione”. Sostituì il sistema dei privilegi aristocratici, in vigore sotto la monarchia, con il principio di uguaglianza davanti alla legge. I suoi termini egualitari e concetti teorici di parità di diritti, tuttavia, necessitarono di tempo per essere tradotti in realtà. La società era profondamente diseguale e l’attuazione avrebbe impiegato delle generazioni.

Gli uomini sono per natura tutti liberi, uguali e indipendenti, nessuno può essere soggetto al potere politico di un altro, senza il suo
consenso.”
John Locke

I primi accordi internazionali: la schiavitù ed il lavoro

Nel XIX e nel XX secolo, un certo numero di problematiche sui diritti umani vennero alla ribalta ed iniziarono ad essere affrontate a livello internazionale, a partire dalla schiavitù, la servitù, le brutali condizioni di lavoro e il lavoro infantile. Fu in questo periodo che furono adottati i primi Trattati internazionali riguardanti i diritti umani. Anche se offrono delle utili protezioni, le basi di tali accordi erano degli impegni reciproci tra gli Stati. Ciò è in netto contrasto con gli accordi sui diritti umani moderni, in cui gli obblighi sono posseduti direttamente dai titolari dei diritti individuali.

  • La schiavitù divenne illegale in Inghilterra e Francia agli inizi del XIX secolo e nel 1814 i Governi di Francia e Inghilterra siglarono il Trattato di Parigi, allo scopo di cooperare nel sopprimere il traffico di schiavi. Alla Conferenza di Bruxelles del 1890, fu firmato un trattato contro la schiavitù che successivamente venne ratificato da 18 Stati. Ciò dichiarò l’intenzione di porre fine al traffico degli schiavi africani

E’ meglio morire di fame ma liberi che essere grassi e schiavi.
Esopo

  • Questo trattato non ha, tuttavia, affrontato il lavoro forzato e le condizioni brutali di lavoro forzato. Anche la Convenzione Internazionale sulla Schiavitù del 1926, intenzionata ad abolire la schiavitù in tutte le sue forme, non ha avuto un impatto sulla pratica comune di lavoro forzato fino a buona parte del 1940.
  • La creazione dell’Organizzazione Internazionale del lavoro (ILO) nel 1919 riflette la convinzione che una pace universale e duratura possa essere realizzata solo se basata sulla giustizia sociale. L’ILO ha sviluppato un sistema di norme internazionali del lavoro che sostengono il lavoro dignitoso e produttivo, la libertà, l’equità, la sicurezza e la dignità.
  • Una delle aree di lavoro per l’ILO è stata la sua azione per combattere il lavoro infantile, in particolare nelle sue forme peggiori. L’ILO persegue numerose linee d’azione in questo settore fino ad oggi, tra cui la promozione di trattati internazionali sul lavoro infantile, come la Convenzione ILO n.182 sulle forme peggiori di lavoro infantile e la Convenzione ILO n. 138 sull’età minima per l’occupazione.
  • Tra il 1899 e il 1977 sono stati adottati una serie di importanti accordi in materia di diritto umanitario internazionale, definendo un altro campo di collaborazione fra le Nazioni. Il diritto internazionale umanitario regola la condotta dei conflitti armati. I diritti umani possono ovviamente essere applicabili a fianco del diritto umanitario internazionale in molti settori, ad esempio in relazione al trattamento dei prigionieri. Tuttavia, il diritto umanitario internazionale è più specializzato e dettagliato su molti altri temi in tempi di conflitto, per esempio in relazione all’uso consentito di armi e tattiche militari.  

Domanda: Perché pensi che sia nato il bisogno di accordi internazionali, quando i singoli paesi possono semplicemente fissare le proprie norme?

Il XX secolo

Le guerre continueranno a essere intraprese fino a quando l’umanità non si accorge che la natura umana è identica, non importa dove
sulla terra ci troviamo.
Pierre Daco

L’idea di proteggere i diritti degli esseri umani nella legge contro gli abusi dei poteri governativi iniziò a ricevere sempre più ampio consenso nel XX secolo, specialmente con la nascita nelle Società delle Nazioni e dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro e il loro lavoro sui diritti delle minoranze, sul lavoro e altre questioni. L’importanza di codificare questi diritti in forma scritta era già stata riconosciuta da alcuni singoli Stati e, in questo modo, i documenti sopra citati divennero i primi precursori di molti degli odierni trattati sui diritti umani.
Ad ogni modo, furono gli eventi della II guerra mondiale che portarono realmente i diritti umani ad un livello internazionale. Le terribili atrocità commesse durante questa guerra - tra cui l’olocausto e massicci crimini di guerra - hanno scatenato l’emergere di un nuovo corpo di diritto internazionale e, soprattutto, la creazione dei diritti umani come li conosciamo oggi.
La Carta delle Nazioni Unite, siglata il 26 giugno 1945, fu l’espressione di questa convinzione. La Carta stipula che lo scopo fondamentale delle Nazioni Unite è “salvare le future generazioni dal flagello della guerra” e “riaffermare la fede nei diritti umani fondamentali, nella dignità e nel valore della persona umana, nell’uguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne”.
La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (DUDU) fu redatta dalla Commissione ONU sui diritti umani, uno degli organi delle Nazioni Unite, ed entrò in vigore per mezzo dell’Assemblea Generale il 10 dicembre 1948.
La DUDU è stata senza dubbio rivoluzionaria e continua a servire come il più importante strumento globale dei diritti umani.
Anche se non è stata impostata per essere giuridicamente vincolante, la Dichiarazione è servita come ispirazione per numerosi impegni verso i diritti umani, a livello nazionale, regionale o internazionale.
Da allora, una serie di strumenti chiave per la salvaguardia dei suoi principi sono stati ulteriormente redatti e hanno raccolto il consenso della comunità internazionale.
Ulteriori informazioni su alcuni di questi trattati internazionali si possono trovare alla fine di questo capitolo.

I diritti umani nel mondo

A seguito dell’adozione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, diverse regioni del mondo hanno istituito propri sistemi di protezione dei diritti umani, che coesistono con quello
delle Nazioni Unite. Fino ad oggi, vi sono istituzioni regionali in Europa, nelle Americhe, in Africa e negli Stati Arabi, ma non ancora nella regione Asiatica-Pacifica.
Passi avanti sono stati fatti nel mondo arabo e nella ASEAN (l’Associazione nelle Nazioni Sud-Est Asiatiche) verso degli standard regionali di diritti umani istituzionalizzati. Ad ogni modo, la maggior parte dei paesi in questa parte del mondo hanno anche ratificato i principali trattati e convenzioni dell’ONU, con ciò manifestando il loro consenso ai principi generali e dichiarandosi favorevoli al diritto internazionale dei diritti umani, e diventando volontariamente vincolati dalla legge dei diritti umani internazionale.

In Europa, vari standard e meccanismi per i diritti umani sono sostenuti dal Consiglio d’Europa, il guardiano dei diritti umani del continente. Il suo ruolo, in particolare attraverso la Convenzione europea e la Corte europea dei diritti umani, sarà ulteriormente elaborato sotto.
Accanto al Consiglio d’Europa, anche l’Unione Europea e l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) giocano un ruolo importante.

Unione Europea

L’impegno dell’Unione Europea per la tutela dei diritti umani ha ricevuto un impulso con l’adozione del Trattato di Lisbona, che è entrato in vigore il 1º dicembre 2009, dando piena efficacia giuridica alla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea.
Contenente i diritti civili, politici, sociali ed economici, la Carta prevede che gli Stati Membri e l’Unione Europea difendano tali diritti. La Corte di giustizia dell’Unione Europea revocherà la
legislazione UE che contravvenga la Carta e verificherà il rispetto degli Stati Membri del diritto comunitario, anche se l’applicazione quotidiana sarà decisa dai tribunali nazionali.
La Carta delinea i diritti in sei “titoli” o capitoli: dignità, libertà, uguaglianza, solidarietà, diritti dei cittadini e giustizia. Il titolo ‘dignità’ garantisce il diritto alla vita e vieta la tortura, la schiavitù e la pena di morte; la ‘libertà’ include i diritti alla privacy, al matrimonio, di pensiero, di espressione, di riunione, all’istruzione, al lavoro, alla proprietà e all’asilo; l’uguaglianza’ comprende i diritti dei bambini e delle bambine e delle persone anziane; la ‘solidarietà’ protegge i diritti sociali e dei lavoratori, il diritto a condizioni eque di lavoro, la protezione contro il licenziamento ingiustificato, e l’accesso all’assistenza sanitaria; i ‘diritti dei cittadini’ includono il diritto di voto e la libertà di movimento, e la ‘giustizia’ comprende i diritti quali il diritti ad un ricorso effettivo, un giusto processo e la presunzione di innocenza.
L’Agenzia per i diritti fondamentali (FRA) è un organo di esperti che raccoglie testimonianze sulla situazione dei diritti fondamentali nell’Unione Europea e fornisce consigli e informazioni
su come migliorare la situazione. La FRA non ricopre solo un ruolo di monitoraggio, ma coopera con le istituzioni competenti nel fornire consulenza per un migliore godimento dei diritti fondamentali.

L’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) raccoglie 56 Stati dall’Europa, l’Asia Centrale e il Nord America. Sebbene non sia specificatamente impegnata nella protezione dei diritti umani, il suo approccio omnicomprensivo alla sicurezza permette di affrontare un vasto campo di problematiche, compresi i diritti umani, le minoranze, la democratizzazione, le strategie di monitoraggio, la lotta al terrorismo e le attività economiche e ambientali. L’azione dell’OSCE nel campo dei diritti umani è svolta tramite l’Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani. Con sede a Varsavia, l’ODIHR è attivo in tutte le area dell’OSCE nel campo dell’osservazione elettorale, lo sviluppo democratico, i diritti umani, la tolleranza e la non-discriminazione, e lo Stato di diritto. Le sue attività sono rivolte ai giovani e includono l’educazione ai diritti umani, la lotta all’antisemitismo e all’islamofobia.

Organizazione degli Stati Uniti

Nella regione Inter-Americana, le norme e i meccanismi dei diritti umani derivano dalla Dichiarazione Americana dei Diritti e dei Doveri dell’uomo del 1948 e dalla Convenzione Americana sui Diritti Umani del 1969. Sono anche stati adottati degli strumenti specifici per i rifugiati, per la prevenzione e la repressione della tortura, per l’abolizione della pena di morte, per le sparizioni, per la violenza contro le donne, per l’ambiente e per altre questioni.

Unione Africana

La Carta Africana dei Diritti dell’Uomo e dei Popoli è entrata in vigore nell’ottobre 1986 e nel 2007 era stata ratificata da 53 Stati.
La Carta è interessante per un certo numero di differenze di rilievo con trattati che sono stati adottati in altre parti del mondo:

Ognuno ha dei doveri verso la comunità in cui solo il libero e pieno sviluppo della sua
personalità è possibile.
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

  • Diversamente dalle convenzioni europee o americane, la Carta Africana considera i diritti sociali, economici e culturali nello stesso trattato di quelli civili e politici.
  • La Carta Africana si spinge oltre i diritti individuali, e prevede anche i diritti collettivi dei popoli.
  • La Carta, inoltre, riconosce che gli individui hanno dei doveri e dei diritti ed elenca gli specifici doveri che l’individuo ha nei confronti della sua famiglia, della società, dello Stato e della Comunità internazionale. Tutti hanno doveri verso la comunità, senza la quale non è possibile il libero e pieno sviluppo della propria personalità.

Domanda: Perché pensate che dei doveri siano citati in una Carta dei diritti umani? Pensate che i doveri dovrebbero figurare in tutti i documenti relativi ai diritti umani?

Carta Araba sui diritti umani

La Commissione Regionale Araba per i Diritti Umani è entrata in vigore sin dal 1968, ma solo con poteri molto selettivi e limitati sulla promozione dei diritti umani. Una Carta Araba riveduta sui Diritti Umani è stata adottata dalla Lega degli Stati arabi nel 2004 ed è entrata in vigore nel 2008.

Questo documento include i diritti sociali ed economici così come i diritti civili e politici, e fa anche riferimento alla “civiltà comune” condivisa dagli Stati Arabi.
L’entrata in vigore della Carta e dei suoi meccanismi di monitoraggio - il Comitato Arabo per i diritti umani e la Sotto-Commissione Araba per i diritti umani - sono stati accolti come segni di speranza per il progresso dei diritti umani nella regione.
Tuttavia, è anche oggetto di pesanti critiche, per esempio a causa della mancanza di divieto delle punizioni crudeli, o per la garanzia dei diritti economici e sociali riservata solo ai cittadini, per l’aver reso alcuni diritti dipendenti dalla Sharia islamica, per aver permesso l’imposizione della pena di morte per i bambini e le bambine se la legislazione nazionale prevede ciò, e anche per aver concesso limitazioni alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione, se così è previsto dalla legge.

ASEAN

Nella regione del sud est Asiatico, ci si è impegnati a far sì che ASEAN rispetti l’impegno del 2009 nella creazione di una Commissione Intergovernativa sui Diritti Umani. Le linee guida del 2009 di questa Commissione hanno identificato che difenderà “Il rispetto dei principi internazionali dei diritti umani, tra cui l’universalità, l’indivisibilità, l’interdipendenza e interrelazione di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali, così come l’imparzialità, l’obiettività, la non selettività, la non discriminazione, l’evitare doppi standard e la politicizzazione”.

Come possiamo usare i nostri diritti?

I diritti umani esistono per noi tutti. Quindi, come possiamo esercitarli? È chiaro che la loro mera esistenza non è sufficiente per mettere fine alle violazioni dei diritti umani, dal momento che sappiamo che queste sono commesse ogni giorno, in ogni parte del globo. Detto questo, cosa possono portarci di diverso? In che modo possiamo esercitarli?

Domanda: Sapete cosa fare se i vostri diritti umani sono violati?

Riconoscere i propri diritti

I valori sono invisibili, come il vento. Dal tremolare delle foglie sai se c’è il vento. E ti rendi conto dei valori attraverso le azioni delle persone.
Éva Ancsel

Nella prossima sezione osserveremo i diversi tipi di diritti riconosciuti dal diritto internazionale. Se sappiamo quali sono gli ambiti dell’esistenza umana toccati dalla normativa sui diritti umani e siamo consapevoli degli obblighi cui sono sottoposti i Governi da questo insieme di leggi, allora possiamo iniziare ad esercitare una pressione in diversi modi.
Questa sezione illustra come quasi ogni area di ingiustizia sia collegata ai diritti umani: a partire dalla povertà su scala ridotta, passando per i danni ambientali, la salute, le condizioni di lavoro, la repressione politica, i diritti di voto, l’ingegneria genetica, i problemi delle minoranze, i conflitti, il genocidio e via dicendo. E questo elenco è in aumento.
Alcuni degli aspetti applicativi della legislazione sui diritti umani sono trattati direttamente nella sezione “Domande e risposte”. Questa fornisce brevi risposte ad alcune delle più comuni
e ricorrenti domande sui diritti umani.
In aggiunta, ogni sezione del capitolo 5 tratta in modo più dettagliato gli argomenti del manuale. Se siete interessati a scoprire come può essere meglio tutelato un diritto specifico – per esempio il diritto alla salute, all’educazione, o a giuste condizioni di lavoro – troverete utile prendere visione delle informazioni di riferimento ad esso relative.

Utilizzare le procedure legali

Dobbiamo conoscere le procedure legali che esistono per tutelare i diversi ambiti di interesse delle persone. In Europa, ma anche in Africa e in America, abbiamo una Corte permanente
competente che decide sulle denunce di violazione – la Corte Europea per i Diritti Umani. Anche nei casi in cui i ricorsi non rientrano sotto la giurisdizione della Corte Europea, vedremo che ci sono altri meccanismi per rendere gli Stati responsabili delle loro azioni e per spingerli ad osservare gli obblighi derivanti dalla legislazione sui diritti umani. È d’aiuto il fatto che la legge esista, anche se non vi sono strumenti legali per costringere gli Stati ad una sua applicazione.

Campagne di pressione (lobbying), campagne ed attivismo

Un importante ruolo nell’esercitare pressione sugli Stati è ricoperto dalle associazioni, organizzazioni non governative, enti di beneficenza e altri gruppi di iniziativa civica. Questo argomento è trattato nella sezione sull’attivismo e sul ruolo delle ONG. Il ruolo di queste associazioni è particolarmente rilevante per l’uomo e la donna comuni, non soltanto perché tali associazioni frequentemente si fanno carico di casi individuali, ma anche perché forniscono a chiunque strumenti idonei per diventare attivi nella tutela dei diritti umani degli altri. Dopotutto queste sono associazioni fatte da persone ordinarie! Guarderemo inoltre a come esse agiscono per valorizzare i diritti umani e presenteremo alcuni esempi di azioni che hanno avuto successo.

Domanda: Sei mai stato coinvolto in qualche campagna o forma di attivismo a favore dei diritti umani?

Attivarsi

Nell’esercizio dei suoi diritti e delle sue libertà, ognuno deve essere sottoposto soltanto a quelle limitazioni che sono stabilite dalla legge per assicurare il riconoscimento
e rispetto dei diritti e delle libertà degli altri e per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell’ordine pubblico e del benessere generale in una società democratica.
DUDU, Articolo 29 (2)

Il capitolo 3, “Attivarsi”, tratta di questi tipi di azione nel quotidiano e offre un numero di esempi di azioni nelle quali potreste essere coinvolti. I gruppi giovanili dispongono di un enorme potenziale nell’esercitare pressione sugli Stati o sulle organizzazioni internazionali, assicurandosi che i casi di violazione dei diritti umani siano prevenuti o portati all’attenzione dell’opinione pubblica. Gli esempi presenti in questa sezione offrono idee per azioni concrete che potrebbero essere intraprese dal vostro gruppo e vi permetteranno di comprendere meglio il modo in cui le ONG e le associazioni operano quotidianamente.

I dilemmi dei diritti umani

Realizzare i diritti significa affrontare una serie di ostacoli. In primo luogo, alcuni Governi, partiti politici o candidati, attori del mondo sociale ed economico ed attori della società civile usano il linguaggio dei diritti umani senza impegnarsi per gli obiettivi dei diritti umani. A volte questo può essere dovuto ad una comprensione impoverita dello standard richiesto dei diritti umani. Altre volte ciò è dovuto ad un deliberato abuso nel voler rappresentare se stessi come personaggi che rispettano i diritti umani, al fine di fare bella figura agli occhi del mondo.
In secondo luogo, i Governi, i partiti politici, i candidati o gli attori della società civile possono criticare le violazioni dei diritti umani da parte di altri, ma fallire nel rispettare loro stessi gli standard dei diritti umani . Questo viene spesso criticato in quanto evidenzia l’uso di doppi standard.
In terzo luogo, possono esistere dei casi in cui i diritti umani sono limitati in nome della tutela dei diritti altrui. Queste restrizioni potrebbero, naturalmente, essere legittime. I diritti umani non sono senza limiti, e esercitare i propri diritti non dovrebbe ledere il godimento dei diritti da parte degli altri. Tuttavia, dobbiamo essere vigili affinché ‘la tutela dei diritti umani degli altri’ non sia solo una vuota scusa per imporre delle limitazioni. Un’attiva società civile e un ordinamento giudiziario indipendente sono importanti nel monitorare questi casi.
In quarto luogo, ci sono casi in cui la tutela dei diritti di un gruppo di persone può, di per sé, comportare delle limitazioni dei diritti degli altri. Questo dovrebbe essere distinto dal caso sopra descritto dei diritti limitanti. Non è sempre facile giudicare tali casi.

Conflittualità dei diritti

Tuttavia, i diritti possono anche essere conflittuali. La “conflittualità dei diritti” si riferisce agli scontri che potrebbero esserci fra diversi diritti umani o fra gli stessi diritti umani di diverse persone. Un esempio può essere quando due pazienti hanno bisogno in un nuovo cuore per poter sopravvivere; tuttavia, c’è un solo cuore disponibile per il trapianto. In questo caso, il diritto di un paziente alla vita è in conflitto con lo stesso diritto umano dell’altro paziente. Un altro esempio è il caso dell’eutanasia, quando il diritto alla vita di una persona può essere in conflitto con il suo diritto a morire o il diritto di essere liberi da un trattamento degradante. In questo modo, i diversi diritti umani di una stessa persona sono in conflitto. Un terzo caso riguarda le situazioni in cui diversi diritti umani di diverse persone sono in conflitto. Un esempio di ciò si riflette nel caso portato alla Commissione ONU per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale, nella comunità ebraica di Oslo et. al. v. Norvegia. Nel 2000, un gruppo conosciuto come i ‘Bootboys’ marciò in onore del leader nazi Rufold Hess. I partecipanti indossavano uniformi ‘semi-militari’ e il leader della marcia, signor Terje Sjolie fece un discorso antisemita a cui seguì il gesto nazista ripetuto più volte dalla folla e il grido di “Sieg Heil”. Il conflitto in questo caso fu fra il diritto di libertà di espressione del signor Sjolie e il diritto della comunità ebraica di non essere discriminata. La Commissione ONU ritenne che le affermazioni fatte dal signor Sjolie contenessero l’idea di superiorità razziale e odio, e quindi questo tipo di discorso particolarmente offensivo non fosse protetto dal diritto di libertà di espressione.

Sta diventando sempre più chiaro che le mutilazioni genitali femminili, i delitti d’onore, i matrimoni forzati e altre pratiche non saranno sradicate finché le donne non saranno considerate come interamente partecipanti ed in modo paritario alla vita sociale, economica, culturale e politica della loro comunità.
Halima Embarek Warzazi1

Le pratiche culturali tradizionali riflettono i valori e le credenze possedute dai membri di una comunità per periodi che spesso comprendono diverse generazioni. Ogni gruppo sociale nel mondo ha specifiche pratiche e credenze culturali e tradizionali, alcuni delle quali sono di beneficio per tutti i membri, mentre altre sono dannose per un gruppo specifico, come le donne. Queste pratiche tradizionali dannose sono le seguenti: le mutilazioni genitali femminili (FMG); matrimoni forzati; i matrimoni precoci; i vari tabù o pratiche che impediscono alle donne di controllare la propria fertilità; i tabù alimentari e le pratiche tradizionali del parto; le preferenze per i figli maschi e le implicazioni che ne derivano per lo stato delle bambine; l’infanticidio femminile; la gravidanza precoce; e il prezzo della dote. Nonostante la loro natura nociva e la violazione delle leggi internazionali sui diritti umani che comportano, queste pratiche persistono perché non sono discusse ed assumono un’aura di moralità agli occhi di coloro che le praticano.
Ufficio delle Nazioni Unite dell’Alto Commissario per i Diritti Umani

Pratiche tradizionali dannose

Una serie di pratiche che hanno un impatto negativo sulla salute delle donne e dei bambini e delle bambine, e che violano le norme internazionali sui diritti umani sono spesso indicate come “pratiche tradizionali dannose”. Ciò non implica che tutte le pratiche tradizionali siano dannose e che violino i diritti umani, ma quando lo fanno, dobbiamo essere in grado di metterle in discussione e affrontarle. I matrimoni combinati sono una pratica comune in molte culture, nelle quali una ragazza è obbligata a sposare un uomo che è scelto dalla sua famiglia, spesso in età molto giovane (ricordate che il matrimonio combinato non è lo stesso di un matrimonio forzato). Una tale pratica dovrebbe essere vietata al fine di proteggere le giovani donne? O si tratta di una mancanza di rispetto nei confronti di una tradizione culturale diversa? Altri esempi possono essere individuati nella pratica ancora in uso delle mutilazioni degli organi genitali femminili in molti paesi. Migliaia di persone lamentano le conseguenze di tali pratiche e la maggior parte delle persone le considera come vere violazioni di diritti. La mutilazione genitale femminile dovrebbe essere considerata come una specificità culturale che deve essere tollerata o una violazione dei diritti umani dell’integrità del corpo e della salute?

“Mentre l’importanza delle particolarità nazionali e regionali e i diversi contesti storici, culturali e religiosi devono essere tenuti presenti, è dovere degli Stati, indipendentemente dai loro sistemi politici, economici e culturali, di promuovere e proteggere tutti i diritti umani e le libertà
fondamentali”.
La Dichiarazione di Vienna (1993)

La tutela di tutti i diritti umani per tutti determina il rifiuto di pratiche tradizionali dannose. A nessuno possono essere negati i propri diritti umani e la dignità per motivi legati alla tradizione e cultura, non ultimo perché le tradizioni e le culture non sono scritte nella pietra: esse cambiano e si evolvono; ciò che era spesso vero 20 anni fa non ha senso per la generazione di oggi. Le pratiche tradizionali dannose sono anche un promemoria che la promozione dei diritti umani si basa sui programmi e sforzi educativi. Molte delle pratiche tradizionali dannose non si possono superare solamente con la repressione e la condanna: hanno bisogno di istruzione e dell’impegno di tutti i soggetti interessati, al fine di essere efficaci. Anche se gli Stati, come firmatari dei trattati internazionali sui diritti umani, hanno la responsabilità finale, sono le azioni degli individui, spesso sostenute dalle famiglie e dalle comunità, che mantengono queste pratiche. Il loro cambiamento non può essere imposto “dall’alto”, ma richiede un regolare lavoro educativo con le famiglie e le comunità interessate, che risulta essere l’unico modo attraverso il quale la promozione dei diritti umani possa essere conciliata con quelli che possono essere percepiti come specifici diritti e pratiche culturali.

Domanda: Dovrebbero i valori culturali essere in grado di “scavalcare” l’universalità dei diritti umani?

Nel nome di una giusta causa

Talvolta la comunità internazionale infligge sanzioni ai regimi accusati di violare sistematicamente i diritti umani. Le sanzioni vietano le transazioni commerciali con il paese responsabile delle violazioni, in modo da esercitare una pressione sul Governo affinché modifichi le proprie azioni. Talvolta queste azioni sono decise unilateralmente da uno Stato e in altri momenti sono approvate dal Consiglio di sicurezza dell’ONU. Alcuni paesi sono stati completamente isolati dalla comunità internazionale: il Sudafrica fu isolato per anni a causa del suo sistema aberrante di apartheid, e nel corso dei decenni sono state imposte sanzioni a Iraq, Corea del Nord, Iran e altri. Non vi è dubbio che gli effetti di tali sanzioni possano essere sentiti dalle persone comuni, ma sono sentite in particolare dai settori più vulnerabili della società. Si tratta di un mezzo accettabile da parte della comunità internazionale per porre fine alle violazioni dei diritti umani da parte di particolari Stati?
Nella sua relazione ‘la responsabilità di proteggere’, la Commissione Internazionale sull’Intervento e la Sovranità dello Stato invitò alla prudenza e a porre enfasi sulla prevenzione piuttosto
che sulla reazione. Quando, però, la comunità internazionale deve ricorrere alla ‘misura eccezionale e straordinaria’ di un ‘intervento militare per proteggere delle vite umane’, si mette l’accento su un livello di soglia in relazione alle perdite di vite umane su larga scala e alla pulizia etnica.
Anche allora, si dichiarano i seguenti “Principi di Precauzione”:

  • Giusto intervento: Lo scopo principale dell’intervento, a parte qualsiasi altro motivo lo Stato abbia per intervenire, deve essere quello di fermare o evitare la sofferenza umana. Il giusto intervento è meglio assicurato con operazioni multilaterali, supportate chiaramente da pareri regionali e dalle vittime coinvolte.

La giustizia è il diritto del debole.
Joseph Joubert

  • Ultima opzione: L’intervento militare può essere giustificato solo quando ciascuna operazione non-militare per la prevenzione o altre risoluzioni pacifiche della crisi sono state esplorate, con basi ragionevoli per credere che misure inferiori non avrebbero avuto successo.
  • Mezzi proporzionali: La scala, durata e intensità dell’intervento militare pianificato dovrebbe essere il minimo necessario per garantire l’obiettivo definito di protezione umana.
  • Prospettive ragionevoli: Devono esserci delle possibilità ragionevoli di fermare o evitare la sofferenza che ha giustificato l’intervento, quindi le conseguenze di un’azione non dovrebbero essere peggiori delle conseguenze di non agire.

Col senno di poi quale relazione vedete fra queste precauzioni e, per esempio, la risposta della comunità internazionale al massacro di Srebrenica del 1995, i bombardamenti effettuati dalla NATO in Kosovo nel 1999 o l’intervento in Afghanistan nel 2001? Possono simili azioni essere giudicate in termini di risultati finali se causano un elevato numero di vittime?

Domanda: Ci si può servire della difesa dei diritti umani per giustificare una campagna militare?

Quando una popolazione soffre un grave danno come il risultato di una guerra interna, una rivolta, una repressione o fallimento dello
Stato, e lo Stato in questione non è disposto o non è in grado di bloccarlo o evitarlo, il principio del non-intervento cede alla responsabilità internazionale di protezione.
Rapporto della Commissione internazionale sull’intervento e la sovranità dello Stato, 2001’

Nell’aprile 2001 una risoluzione della Commissione ONU per i diritti umani rigettò il principio secondo il quale la lotta al terrorismo avrebbe potuto sempre giustificare il sacrificio della tutela dei diritti umani. La Risoluzione 2001/24 condannò gli attacchi armati connessi al conflitto nella Repubblica della Cecenia della Federazione Russa e le violazioni del diritto umanitario perpetrate dai combattenti ceceni, nonché certi metodi spesso usati dalle Forze Federali Russe in Cecenia. Venne richiesto alla Federazione Russa di stabilire una Commissione nazionale indipendente di inchiesta, in accordo con gli standard internazionali riconosciuti, per investigare sulle violazioni.

I diritti umani: in continuo cambiamento, in continua evoluzione

Le domande suscitate nella sezione precedente non hanno risposte chiare e precise: rimangono, a tutt’oggi, argomenti di acceso dibattito. Tali dibattiti sono, sino ad un certo punto, importanti. Sono indice sia dell’approccio pluralistico che è fondamentale per il concetto di diritti umani sia del fatto che i diritti umani non sono una scienza, né una “ideologia” fissa, ma costituiscono un’area della morale e del diritto ancora in fase di sviluppo. Non sempre dovremmo aspettarci risposte chiare e definite –gli argomenti sono complessi e possono essere bilanciati appropriatamente caso per caso.
Comunque, questo non significa che non vi siano risposte o aree di accordo. Ve ne sono molte ed aumentano di giorno in giorno. Il tema della schiavitù è uno di quelli che era al centro dei
dibattiti, ma per il quale la tolleranza non è più considerata ammissibile: il diritto ad essere liberi dalla schiavitù è oggi universalmente riconosciuto come diritto umano fondamentale.
La mutilazione degli organi genitali femminili, sebbene sia difesa all’interno di alcune culture, è ampiamente condannata come violazione di un diritto umano fondamentale. Di fatto, l’abolizione della pena di morte è oggi un prerequisito per l’adesione al Consiglio d’Europa. Secondo Amnesty International, più di due terzi dei paesi del mondo hanno abolito la pena di morte nella legge o nella pratica. Mentre 58 paesi nel 2009 ammettevano la pena di morte, la maggior parte non la utilizzava più.
Dovremmo, quindi, confidare nel fatto che molte di queste problematiche troveranno una loro soluzione. Allo stesso tempo, possiamo tenere vivo il dibattito ed esprimere i nostri giudizi sugli argomenti più controversi rifacendoci a due valori fondamentali: uguaglianza e dignità umana. Se un’azione minaccia di privare un individuo della dignità umana, allora questa azione viola anche lo spirito dei diritti umani.

Note


1Rapporteur speciale dell’ONU sulle pratiche tradizionali che hanno conseguenze sulla salute delle donne e delle ragazze.