La Carta mira a tutelare e promuovere le lingue regionali o minoritarie e a incoraggiarne l’uso sia nella vita privata che in quella pubblica. Pone pertanto l’obbligo agli Stati Parti contraenti di garantire e promuovere attivamente l’uso di tali lingue nei settori dell’istruzione, della giustizia, dell’amministrazione, dei media, della cultura, della vita economica e sociale e della cooperazione transfrontaliera. 

 

La portata delle disposizioni della Carta va quindi ben oltre la protezione delle minoranze e la lotta contro la discriminazione, poiché richiede che gli Stati Parti adottino ugualmente misure incisive di promozione delle lingue minoritarie. Il Consiglio d’Europa vigila sull’applicazione concreta delle disposizioni della Carta.

 

Nel porre in capo allo Stato degli obblighi relativi alla promozione delle lingue minoritarie, la Carta completa le garanzie relative al rispetto dei diritti individuali dei loro locutori derivanti dalle disposizioni nazionali e internazionali per la protezione delle minoranze e rafforza ulteriormente l’attuazione dei diritti delle minoranze nella pratica quotidiana.

La Carta si basa su un approccio che rispetta pienamente i principi della sovranità nazionale e dell’integrità territoriale. Non concepisce quindi la relazione tra lingue ufficiali e regionali o minoritarie in termini di concorrenza o di antagonismo; non si deve infatti incoraggiare lo sviluppo di queste ultime a detrimento della valorizzazione delle lingue ufficiali e della necessità di apprenderle. Secondo la Carta, ogni lingua occupa il posto che le compete.