Indietro Attuazione delle sentenze della CEDU: il Consiglio d’Europa chiude la procedura d’infrazione contro l’Azerbaigian

Attuazione delle sentenze della CEDU: il Consiglio d’Europa chiude la procedura d’infrazione contro l’Azerbaigian

Il Comitato dei Ministri ha chiuso la procedura d’infrazione avviata contro l’Azerbaigian per la mancata attuazione di una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) riguardante l’oppositore politico Ilgar Mammadov. La decisione fa seguito a una sentenza della Corte suprema dell’Azerbaigian di aprile che ha annullato le condanne di Mammadov e del suo connazionale Rasul Jafarov, anch’egli vincitore di un caso presso la Corte di Strasburgo, e che riconosce ai due uomini il risarcimento per i danni derivanti dal loro arresto e dalla loro detenzione illegali.

“In virtù della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, gli Stati membri del Consiglio d’Europa hanno l’obbligo di attuare le sentenze della Corte di Strasburgo. L’utilizzo senza precedenti ed efficace della procedura d’infrazione dimostra che i nostri Stati membri prendono molto seriamente questo obbligo”, ha dichiarato la Segretaria generale Marija Pejčinović Burić. “Dimostra inoltre, ancora una volta, che il sistema della Convenzione può avere un’incidenza concreta sulla vita dei cittadini e contribuire a cambiamenti positivi in tutto il continente”.

Nel 2014, la Corte aveva constatato che l’arresto e la detenzione di Mammadov erano avvenuti in assenza di un ragionevole sospetto che questi avesse commesso un reato e che lo scopo effettivo della procedura penale era quello di punirlo per le critiche mosse contro il governo. Per mancanza di progressi in vista di liberare il ricorrente e rimediare alle conseguenze delle violazioni di cui è stato vittima, il Comitato dei Ministri, che monitora l’esecuzione delle sentenze della Corte, aveva avviato una procedura d’infrazione a dicembre 2017, chiedendo alla Corte di stabilire se l’Azerbaigian fosse venuto meno al proprio obbligo di conformarsi alla sentenza emessa dalla Corte nel 2014.

Nella sua risposta a questa domanda, a maggio 2019, la Corte ha sottolineato che le azioni delle autorità erano state motivate da ragioni illegittime, contrarie alla Convenzione dei diritti dell’uomo, e che l’Azerbaigian era tenuto a porre rimedio alle conseguenze delle violazioni subite dal ricorrente. Ad aprile 2020, le autorità azere hanno comunicato al Comitato dei Ministri che la Corte suprema dell’Azerbaigian aveva riesaminato i casi di Mammadov e Rasul Jafarov e aveva annullato le loro condanne alla luce della sentenza emessa dalla Corte europea a maggio 2019.

Il governo azero ha richiesto pertanto la chiusura di tutti i casi pendenti relativi a Mammadov e Jafarov. Questa richiesta è stata sostenuta da Mammadov in una richiesta rivolta al Comitato a giugno 2020. Il Comitato dei Ministri ha convenuto di chiudere questi casi, compresa la procedura d’infrazione, durante l’ultima riunione periodica per la supervisione dell’attuazione delle sentenze della Corte. Tuttavia, il Comitato ha espresso molta preoccupazione per il fatto che le condanne di sei ricorrenti in un gruppo di casi simili siano ancora valide e che tali ricorrenti continuino ad affrontare le conseguenze negative delle accuse penali mosse contro di loro. Sono state chieste ulteriori informazioni riguardanti un settimo ricorrente.

Il Comitato ha inoltre sottolineato che misure efficaci e globali sono essenziali per compiere progressi tangibili al fine di garantire l’indipendenza del potere giudiziario e delle autorità responsabili dell’azione penale in Azerbaigian, come tutela contro futuri abusi del diritto penale contro le critiche del governo e i difensori dei diritti umani. Il Comitato riprenderà l’esame di questa questione a dicembre 2020.


Comunicato stampa
Attuazione delle sentenze della CEDU: il Consiglio d’Europa chiude la procedura d’infrazione contro l’Azerbaigian

Comitato dei Ministri Strasburgo 4 settembre 2020
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