Sulla scia degli sviluppi in Siria e della caduta del regime di Assad, diversi Stati membri del Consiglio d’Europa hanno sospeso l’elaborazione delle richieste di asilo da parte di siriani e hanno annunciato piani per il rimpatrio forzato dei siriani attualmente sotto protezione. Tali sviluppi sollevano urgenti interrogativi circa la conformità della condotta degli Stati agli obblighi internazionali in materia di rifugiati e diritti umani, in particolare al principio di non respingimento”, ha dichiarato oggi il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Michael O’Flaherty. “In virtù del principio di non respingimento, nessuna persona può essere rimandata in una situazione in cui corre un reale rischio di subire danni. Su questa base, il rapido cambiamento delle condizioni nel territorio siriano esige decisioni caute basate su prove.
Come precisato dall’UNHCR, la revoca dello status di rifugiato secondo la Convenzione sui rifugiati del 1951 richiede cambiamenti radicali e durevoli nel paese di origine. Questo principio deve essere osservato anche per i beneficiari di altre forme di protezione, tra cui la protezione sussidiaria prevista dal diritto dell’UE. La revoca della protezione non dovrebbe inoltre interessare le persone con validi motivi fondati su persecuzioni passate, che rendono impossibile il rimpatrio.
In virtù della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, nessuno Stato membro può rimandare una persona in un luogo in cui corre un reale rischio per la sua vita o subisce la minaccia di torture o trattamenti inumani o degradanti. Gli Stati devono inoltre considerare l’impatto che il rimpatrio potrebbe avere sui familiari e sulla vita privata, soprattutto per i siriani che hanno vissuto nei paesi ospitanti per lunghi periodi. Qualsiasi decisione deve essere accompagnata da efficaci rimedi giurisdizionali.
Prima di prendere azioni che potrebbero determinare il rimpatrio, gli Stati membri devono considerare attentamente il rapido cambiamento e la complessità della situazione nel territorio. Le decisioni devono fondarsi su prove e non devono essere prese in modo affrettato. Qualsiasi modifica dello status di protezione dei siriani deve avvenire unicamente a seguito di una completa valutazione dei continui rischi per i diritti umani di persone e gruppi specifici. Gli Stati devono assicurare che, laddove scelgano di revocare la protezione e procedere ai rimpatri, le garanzie necessarie rimangono saldamente in vigore.
Ai siriani che desiderino fare ritorno al proprio paese di origine, gli Stati membri devono assicurare la possibilità di farlo in modo consapevole e realmente volontario. A tal fine, è essenziale che siano assistiti e non subiscano indebite pressioni giuridiche o materiali.
Le persone le cui richieste di asilo non sono state elaborate o sono in sospeso non devono essere lasciate in una condizione indefinita e di incertezza. Finché persisterà questa situazione, devono ricevere un’accoglienza adeguata e avere accesso alla documentazione. La valutazione finale delle loro richieste deve assicurare una procedura giusta e individualizzata, anziché ricorrere a ipotesi generiche sull’attuale “sicurezza” della Siria.
Infine, qualora la mutevole situazione in Siria spingesse le persone a fuggire dal paese, gli Stati membri devono garantire un accesso reale ed efficace alle procedure di asilo, proteggere le persone dal respingimento ed evitare espulsioni collettive.
Continuerò a seguire da vicino questa situazione che evolve rapidamente, chiedendo al contempo agli Stati membri del Consiglio d’Europa di rispettare assiduamente il diritto internazionale e le buone pratiche.”