Indietro Il Comitato anti-tortura sull'Ungheria: Il trattamento dei detenuti è nel complesso soddisfacente, ma occorrerebbero maggiori sforzi per migliorare le condizioni carcerarie

Il Comitato anti-tortura sull'Ungheria: Il trattamento dei detenuti è nel complesso soddisfacente, ma occorrerebbero maggiori sforzi per migliorare le condizioni carcerarie

In un rapporto pubblicato quest’oggi, il Comitato per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani o degradanti (CPT) constata i progressi compiuti dall’Ungheria per quanto riguarda il trattamento dei detenuti e delle persone trattenute dalla polizia, dalla sua visita precedente nel 2013.

La maggior parte delle persone interrogate dalla delegazione, che erano o erano state sotto custodia della polizia, non ha denunciato maltrattamenti. Le autorità ungheresi hanno adottato misure per rafforzare le garanzie contro i maltrattamenti da parte delle forze dell’ordine (in particolare il diritto di informare un terzo dell’arresto e di avere accesso a un avvocato), grazie a una nuova norma di procedura penale e ai relativi regolamenti di polizia. Il rapporto, che si basa su una visita effettuata in Ungheria alla fine di novembre 2018, constata inoltre che sono stati compiuti progressi per migliorare la documentazione dell’esercizio dei diritti dei detenuti.

Il CPT formula altresì raccomandazioni su come affrontare la violenza tra detenuti e migliorare le condizioni materiali nelle carceri minorili, nonché introdurre una procedura per un significativo riesame delle condizioni dei detenuti condannati all’ergastolo, con lo scopo non solo di fornire agli ergastolani la possibilità di ottenere un’effettiva riduzione della pena, ma anche di infondere loro il desiderio di raggiungere degli obiettivi mirati, al fine di motivare un loro comportamento positivo in carcere.

Tra gli altri problemi sollevati nel rapporto, il CPT sottolinea la necessità di rafforzare le misure per tutelare la sicurezza dei detenuti nell’ambito delle sanzioni di isolamento o segregazione. Raccomanda una modifica della legislazione, al fine di garantire che la durata massima di tali misure a fini disciplinari per gli adulti non superi i 14 giorni per una determinata infrazione, indipendentemente dal regime di sicurezza a cui è sottoposto il detenuto. Per quanto riguarda i minori, il CPT sottolinea che non dovrebbero essere posti in isolamento disciplinare. 

Comitato per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani o degradanti (CPT) Strasburgo 17 marzo 2020
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