Indietro Necessari nuovi sforzi per eliminare la discriminazione razziale, soprattutto sul posto di lavoro, affermano i vertici delle organizzazioni europee per i diritti umani

Necessari nuovi sforzi per eliminare la discriminazione razziale, soprattutto sul posto di lavoro, affermano i vertici delle organizzazioni europee per i diritti umani

Troppe persone appartenenti a minoranze etniche o provenienti da contesti migratori sono ancora ostacolate nel mercato del lavoro. Questo avviene nonostante le norme contro la discriminazione razziale e per le pari opportunità nell’impiego in vigore da decenni. Questo è quanto hanno affermato i vertici delle istituzioni europee per i diritti umani in una dichiarazione congiunta rilasciata oggi, Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale.

Michael O’Flaherty, Direttore dell’Agenzia dell’UE per i diritti fondamentali (FRA), Jean-Paul Lehners, Presidente della Commissione europea del Consiglio d’Europa contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI), e Ingibjörg Sólrún Gísladóttir, Direttrice dell’Ufficio dell’OSCE per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR), hanno posto l’accento sulla necessità di cambiamento per garantire il rispetto dei diritti umani fondamentali di cui tutti dovrebbero godere equamente in tutta l’Europa. Chiedono di applicare la legislazione antidiscriminazione internazionale e nazionale, tra cui sanzioni più severe, ed emendamenti alle pratiche di lavoro per promuovere la diversità di cui l’Europa necessita per rimanere rilevante nell’odierna economia globale.

“Il razzismo in ogni sua forma è deleterio per la creazione di una società giusta, equa e rispettosa dei diritti”, ha dichiarato il Direttore della FRA O’Flaherty. “Abbiamo le leggi ma troppo spesso non producono risultati. Dobbiamo potenziare le nostre politiche e pratiche per ridurre gli ostacoli che incontrano le minoranze etniche quando tentano di esercitare il loro diritto base all’impiego”.

O’Flaherty ha fatto riferimento a una recente indagine della FRA sulle minoranze e sui migranti che ha evidenziato la portata del problema. Quasi un terzo degli intervistati ha dichiarato di essere stato vittima di discriminazione durante la ricerca di un posto di lavoro. Metà di questi ha pensato che ciò sia avvenuto a causa del colore della pelle o dell’aspetto fisico, mentre un terzo afferma che tale discriminazione è legata al nome.

“L’accesso all’impiego è essenziale per un’inclusione efficace e sostenibile di tutte le persone nella società”, ha dichiarato il Presidente dell’ECRI Lehners. “Attraverso le raccomandazioni che l’ECRI indirizza agli Stati membri del Consiglio d’Europa, puntiamo a motivare tutte le parti coinvolte ad accogliere ancora di più la diversità e a creare una cultura del lavoro inclusiva. Questo porterà vantaggio ai dipendenti che avranno un ambiente di lavoro migliore, nonché ai datori di lavoro che otterranno risultati migliori. Allo stesso tempo, operiamo per prevenire nuovi rischi di discriminazione che potrebbero emergere dall’utilizzo di nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale”.

“L’etnia o il colore della pelle di una persona è troppo spesso motivo di discriminazione, il che impedisce alle persone di avere un accesso equo al mercato del lavoro e uguaglianza sul posto di lavoro”, ha dichiarato la Direttrice dell’ODIHR Gísladóttir. “I Rom e i Sinti, la più grande minoranza etnica in Europa, affrontano elevati livelli di discriminazione quando cercano un impiego e questo è un importante fattore che contribuisce all’esclusione economica, sociale e politica. I governi devono compiere sforzi concreti per contrastare la discriminazione contro i Rom o qualsiasi gruppo”.

Gísladóttir ha sottolineato che tutti gli Stati che fanno parte dell’OSCE si sono impegnati ad adottare una legislazione efficace per combattere la discriminazione razziale ed etnica in ogni area, compreso l’impiego, e nel suo Piano d’azione per migliorare la situazione dei Rom e dei Sinti nell’area OSCE, per creare istituzioni e meccanismi specifici per garantire l’attuazione di tali norme.

L’odierna Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale punta sulla chiara necessità di contrastare una discriminazione razziale pervasiva in tutte le aree della vita. Ricorrendo inoltre il Decennio internazionale per le persone di discendenza africana, dobbiamo eliminare il pregiudizio diffuso e radicato e l’esclusione che troppe persone nere continuano ad affrontare semplicemente per il colore della loro pelle.

Con la diffusione del processo decisionale automatizzato, i responsabili politici dovrebbero inoltre prestare attenzione al rischio di pregiudizi integrati che appaiono negli strumenti basati su computer utilizzati, ad esempio, nel reclutamento o nelle valutazioni del rischio assicurativo.

Misure positive come gli audit della diversità nei luoghi di lavoro, attività per favorire il reclutamento nel settore pubblico tra le minoranze e processi di reclutamento anonimi sono semplici misure pratiche che possono aiutare a fare la differenza.

Le Nazioni Unite hanno proclamato il 21 marzo Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale nel 1966, in memoria delle 69 persone uccise sei anni prima a Sharpeville, Sud Africa, durante una pacifica manifestazione di protesta contro il sistema dell’apartheid.

Consiglio d'Europa Vienna / Strasburgo / Varsavia 21 marzo 2019
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