Back Conferenza del Consiglio d'Europa "Al sicuro dalla paura, al sicuro dalla violenza"

Roma , 

Presidente Boldrini,
Sottosegretario di Stato, Benedetto Della Vedova,
Presidente Brasseur,
Signore e Signori,

Consentitemi di iniziare esprimendo la mia sincera gratitudine ai co-organizzatori di questa Conferenza, la Camera dei Deputati italiana ed il Ministero degli Affari Esteri italiano.

Vorrei ringraziare personalmente la Presidente Boldrini ed il Ministro Mogherini. Senza il loro fermo impegno questo evento non sarebbe stato possibile.

A nome del Consiglio d'Europa, è con immenso orgoglio che vi dò il benvenuto a questa conferenza.

Stiamo celebrando l'entrata in vigore di un trattato innovatore - la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica - in breve, la Convenzione di Istanbul perché è in questa città che è stata aperta alla firma tre anni fa.

La Convenzione di Istanbul è la prima di questo tipo in Europa ed è il trattato di più larga portata al mondo su questo tema. Le misure da esso previste formano un quadro completo che fornisce un modello per le politiche nazionali al fine di garantire che donne e ragazze siano al sicuro e libere dalla violenza.

L'entrata in vigore della Convenzione appena tre anni dopo la sua apertura alla firma è un testamento della forte volontà politica che siamo stati in grado di costruire per proteggere donne e ragazze da ogni tipo di violenza. Questa forte volontà politica è chiaramente dimostrata dalle 14 ratifiche e dai 22 Stati membri del Consiglio d'Europa che hanno firmato la Convenzione.

Si può affermare con sicurezza che vi è ora un chiaro consenso sul fatto che la Convenzione rappresenti una pietra miliare in materia di diritti umani.

Non è sempre stato così. Questo consenso non traspariva affatto quando iniziammo a negoziare il trattato nel 2009. Le lunghe riunioni di redazione si impantanavano spesso a causa dell'incapacità di accordarsi sulla definizione esatta del raggio d'azione della Convenzione. Quel che era considerato "linguaggio concordato" a livello internazionale veniva spesso rimesso in discussione durante i nostri negoziati a Strasburgo.

Non ci possono essere dubbi: molte delle caratteristiche straordinarie della Convenzione sono state vittorie ottenute strenuamente.

È pertanto tanto più piacevole vedere tanti elogi - in Europa e oltre - per il nostro nuovo trattato così innovativo. Elogi riportati anche dai media e dal pubblico più in generale.

Il 1° agosto, il giorno in cui la Convenzione di Istanbul è entrata in vigore, i giornali ed i media ne hanno ampiamento parlato in Europa e oltre. Naturalmente da allora gli è stato dato ancora ampio spazio.

Il che dimostra che stanno svanendo i tabù legati a questo problema e che la Convenzione di Istanbul sta già funzionando come strumento teso a cambiare gli atteggiamenti.

Grazie alla Convenzione, e ai nostri partner nella scuola e nei media, abbiamo ora l'opportunità di operare un cambiamento di mentalità nella società. Ciò ci aiuterà a far sì che la violenza sulle donne sia vista per quello che è: una spaventosa violazione dei diritti umani.

Signore e Signori,

a questo siamo arrivati insieme, ma c'è ancora tanto lavoro davanti a noi.

Questa Conferenza costituisce una preziosa opportunità per fare il punto sulla situazione.

Ci fornisce un'opportunità per considerare quanto sia ancora necessario fare per far avanzare questa grande questione in sospeso del XXI secolo - promuovere diritti e opportunità per donne e ragazze.

Stupri, violenza domestica, stalking, matrimoni forzati, mutilazioni genitali femminili, molestie sessuali, aborti forzati - tutte queste sono manifestazioni del dominio maschile sulle donne.

Queste sono violazioni dei diritti umani e devono essere considerate come violenza strutturale.

Sono componenti tossiche di un sistema sociale che contiene uno squilibrio di potere e impari opportunità per donne e uomini.

Tenendo presente questo, le misure contenute nella Convenzione di Istanbul si basano fortemente sulla premessa che la violenza nei confronti delle donne non può essere sradicata senza investire su una maggiore uguaglianza tra donne e uomini.

La morale è che una vera uguaglianza tra donne e uomini e un cambiamento della dinamica dei poteri e dei comportamenti può davvero prevenire la violenza nei confronti delle donne.

La risposta chiave a come fermare la violenza contro le donne non è quindi il controllo del crimine in sè.

La risposta è assicurarsi che donne e uomini siano partner alla pari.

La risposta è assicurarsi che donne e uomini abbiano gli stessi diritti, le stesse responsabilità e le stesse opportunità.

E' assicurarsi che il contributo delle donne alla società sia visibile, apprezzato e rispettato a pari grado.

Signore e Signori,

Non dimentichiamo che per quanto innovativa e avanzata, la Convenzione di Istanbul è anche uno strumento pragmatico.

La Convenzione è molto più che alcune semplici parole su carta da citare in conferenze di alto livello come questa. 

Uno strumento è fatto per essere utilizzato e applicato.

Durante questa giornata, vedremo i requisiti della Convenzione che si basano su quattro pilastri importanti: prevenzione, protezione delle vittime e delle persone a rischio, procedimenti giudiziari e politiche complete ed esaurienti. Queste sono le colonne portanti della Convenzione.

Molte caratteristiche rendono la Convenzione di Istanbul uno strumento sofisticato volto a colmare il divario nella tutela dei diritti delle donne ad una vita libera e sicura. Ritengo che tre di esse meritino di essere sottolineate.

Innanzitutto, è l'unico trattato internazionale ad affermare che la violenza sulle donne è una violazione dei diritti umani. L'Articolo 3 definisce la violenza nei confronti delle donne come "una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione nei confronti delle donne".

Secondo, la Convenzione affronta di petto la realtà degli abusi contro le donne chiarendo che la violenza sulle donne non è una questione privata. Anzi, è responsabilità delle nostre autorità proteggere donne e ragazze dalla violenza subita nell'intimità delle loro abitazioni.

Perchè la verità è che la violenza sulle donne non si limita a vicoli bui a notte fonda. Molto più spesso, viene inflitta a casa da qualcuno che queste donne conoscono. Qualcuno di cui queste donne si fidano.

Terzo, la Convenzione pone fine a misure isolate e progetti pilota invitando gli Stati membri ad adottare un pacchetto di misure completo. Ciò significa che in futuro, non basterà presentare un paio di leggi.

Quello che la Convenzione di Istanbul richiede è semplicemente un masterplan per combattere tutte le forme di violenza sulle donne e di violenza domestica.

Cari amici,

Il successo della Convenzione di Istanbul e il successo dei nostri sforzi per combattere la violenza sulle donne e la violenza domestica, dipenderà fortemente dalla volontà politica dei governi.

Dipenderà dal continuo impegno dei parlamenti e dei deputati, degli enti locali e della società civile.

Dobbiamo assicurarci che il problema della violenza contro le donne e della violenza domestica rimanga ai primi posti dell'agenda politica finché sarà necessario.

La cooperazione tra le organizzazioni internazionali dovrebbe agire da catalizzatore consentendo a tutte queste forze positive di convergere su un'efficace protezione della dignità umana delle donne.

Guardando avanti, il Consiglio d'Europa continuerà a unire le proprie forze con le Nazioni Unite, l'Unione Europea e altre organizzazioni perché la Convenzione rimanga uno strumento tangibile per tutte le donne.

Perché le donne di tutto il mondo possano continuare ad avvalersi della nostra nobile missione e dei nostri valori comuni.

Perché per troppo tempo, le storie di abusi contro le donne sono state storie di silenzi.

È quindi nostro dovere, oggi e nei mesi e anni a venire, dar voce alle donne del mondo le cui traversie sono rimaste inosservate, le donne che hanno sofferto in silenzio.

È nostro dovere parlar forte e chiaro.

Parlare per chi non può.

Non possiamo più dire di non sapere perché sappiamo cosa è in gioco.

Celebrando l'entrata in vigore della Convenzione di Istanbul mandiamo un messaggio forte al mondo: non vi può più essere impunità per chi usa violenza sulle donne.

Insieme, dobbiamo abbattere la cultura dell'impunità e fare della giustizia la norma, non l'eccezione, per questi reati.

Signore e Signori,

Consentitemi di concludere affermando una cosa ovvia: non riusciremo ad eliminare la violenza sulle donne da un giorno all'altro.

Ma se riuniamo tutti i nostri sforzi, se condividiamo quanto abbiamo imparato in tutti questi anni e se ispiriamo altri ad unirsi a  noi, allora so che troveremo la forza di portare a termine quanto iniziato, ponendo fine all'impunità e proteggendo le donne dalla violenza in tutti gli angoli del mondo.

Vi ringrazio e vi auguro che questa conferenza sia proficua e di ispirazione per tutti voi.