Segui le 3 R: Rispetto per se stessi, Rispetto per gli altri e Responsabilità per ogni tua azione.

 Dalai Lama

In breve

Si tratta di un’attività di discussione attraverso la quale le persone riflettono sulle proprie esperienze di violenza interpersonale

Diritti correlati

• Il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della persona
• Il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione
• Il diritto alla libertà dalla tortura e da trattamenti degradanti

Obiettivi

• Sviluppare conoscenza e comprensione dell’essere oggetto di violenza e fonte di violenza
• Favorire lo sviluppo di competenze per affrontare la violenza in maniera positiva
• Sviluppare valori di tolleranza e responsabilità

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  • 2 OttobreGiornata Internazionale della non violenza

Istruzioni

1. Spiegate che questa è un’opportunità per i partecipanti di condividere pensieri e sentimenti legati ad esperienze personali di violenza, sia quando altre persone sono state violente con loro, sia quando loro hanno usato violenza nei confronti di altri.
2. Accertatevi che ognuno conosca e comprenda le regole di un gruppo di lavoro partecipativo: ognuno deve essere trattato con rispetto, ciò che ciascuno dice è confidenziale e nessuno deve sentirsi obbligato a dire cose che lo mettano a disagio.
3. Fate un breve brainstorming sulla parola “violenza” e chiedete ai partecipanti di fornire esempi di violenza quotidiana, per esempio, abusi verbali, insulti, sarcasmo, il non rispetto della fila, le intromissioni a sproposito, lo schiaffeggiare un bambino o picchiare/essere picchiati, intimidazioni da parte di bande, furti con scasso, piccole rapine o borseggio, vandalismo, ecc.
4. Chiedete ad ognuno di riflettere per 5 minuti su situazioni personali in cui:
• qualcuno ha agito violentemente nei loro confronti;
• loro hanno agito violentemente nei confronti di qualcun altro;
• hanno visto qualcuno essere violento ma non sono intervenuti.
5. Chiedete se ci sono volontari che vogliono condividere le loro esperienze con il gruppo. Date loro la parola in modo che raccontino che cosa è accaduto e come si sono sentiti. Cercate di raccogliere due esempi in ogni categoria a, b e c.
6. Prendete nota sulla lavagna delle situazioni.Goto top

Debriefing e valutazione

Iniziate con una breve discussione sull’attività stessa, se è stata difficile o no e perché. Poi, continuate analizzando le cause e gli effetti delle diverse situazioni.
• Perché la situazione violenta si è verificata?
• Perché vi siete comportati in quel modo?
• Come si sarebbero comportati gli altri membri del gruppo in simili circostanze?
• Avreste potuto comportarvi diversamente? Il resto del gruppo ha suggerimenti?
• Per la situazione c), perché non sono intervenuti?
• Si sono rilevate delle cause generali per le situazioni o erano tutte cause specifiche?
• Quante situazioni erano il risultato di incomprensioni, quante il risultato di cattiveria, dispetto o gelosia e quante il risultato di differenze di cultura, tradizioni, opinioni o credo?
• Cosa intendono le persone con la parola “tolleranza”? Come la definiscono?
• Si dovrebbe essere tolleranti nei confronti di qualunque cosa altre persone facciano o dicano?
• Perché la tolleranza è un valore chiave per la promozione dei diritti umani?

Linee guida per i facilitatoriGoto top

Sottolineate che lo scopo di questa attività è acquisire competenze per affrontare la violenza, riconoscendone le cause, riconoscendo sentimenti ed emozioni, e sviluppando abilità per agire in modo assertivo, in maniera tale da controllare la situazione. Il focus è quello di trovare modalità non violente di reazione a situazioni violente e non quello di aiutare le persone a superare un trauma. Se qualcuno dovesse soffrire di una violenza, invitatelo a incontrarvi in privato dopo la sessione, per aiutarlo ad individuare un counsellor professionista.

Siate preparati alle sorprese e a sostenere chi trova questa attività difficile o sconvolgente. Non potete sapere quale sia il passato di ciascuno né cosa stia succedendo o è successo nelle loro famiglie.
Potrebbe essere che alcuni partecipanti abbiano avuto esperienze negative di violenza, come ad esempio, violenza sui minori, violenza domestica, abusi psicologici o emotivi, cyber-bullismo, abusi sessuali, razzismo, bullismo a scuola o a lavoro, rabbia al volante, autolesionismo, tentativi di suicidio, crimini di odio, terrorismo, genocidio, guerra, crimini di guerra e crimini violenti.

Ricordate alle persone l’articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: “tutti gli esseri umani sono nati liberi e uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.” Se ci aspettiamo che gli altri rispettino questo articolo, allora anche noi dobbiamo rispettarlo.

Se nel gruppo sono presenti più di 10 persone potete dividerle in sottogruppi per condividere le loro storie.

VariazioniGoto top

Questa è una buona attività da drammatizzare. Chiedete a due, tre o quattro persone di realizzare una drammatizzazione di una situazione discussa. Il resto del gruppo dovrà osservare. Potete poi fermare la drammatizzazione a intervalli e chiedere al pubblico di commentare o dare suggerimenti su come si dovrebbe continuare. In alternativa, membri del pubblico possono intervenire direttamente per sostituire gli attori e sviluppare percorsi alternativi.

Invece del Teatro Forum, potete utilizzare anche il "Teatro d'immagine"E’ un metodo molto efficace quando viene usato per far riflettere le persone sulla violenza. Chiedete ad una persona – lo scultore – di creare un’immagine collettiva utilizzando alcuni degli altri partecipanti e scolpendo i loro corpi in modo da produrre un quadro o una scena che riproduca una situazione violenta. Quando lo scultore ha terminato, il resto del gruppo può commentare e fare domande. Il passo successivo dovrebbe essere quello di trasformare la rappresentazione in una situazione positiva, in un’immagine non violenta.

Per continuare su questo temaGoto top

Potreste voler dibattere sulla contraddizione della Dichiarazione ONU su principi della tolleranza che solleva quesiti sui limiti della tolleranza. “Conformemente al rispetto dei diritti umani, la pratica della tolleranza non significa né tollerare l’ingiustizia sociale, né rinunciare alle proprie convinzioni né fare concessioni rispetto ad essa. Significa che ognuno é libero di aderire alle proprie convinzioni ed accettare che gli altri aderiscano alle proprie.” Chiedete al gruppo di riflettere sul fatto che se “la tolleranza non significa tollerare l’ingiustizia sociale”, e su come allora allo stesso tempo “Si accetti che gli altri aderiscano alle proprie (convinzioni)”, specialmente se queste convinzioni sono razziste o intolleranti.

Informatevi su organizzazioni che sostengono le vittime di violenza, per esempio, il “telefono azzurro” o le reti di sostegno per le vittime di violenza. Informatevi su altre organizzazioni che promuovono comprensione e tolleranza nella comunità.

Se si vuole continuare il lavoro con i temi della pace e della violenza potete guardare le attività "Questioni di famiglia" che tratta di violenza in ambito familiare, "La mia vita non è uno spettacolo" sul cyber bullismo, e "Abbiamo alternative?" che tratta di bullismo.

Per mettere in praticaGoto top

Prendete contatto con un’organizzazione che lavora per la promozione della pace e della nonviolenza nella comunità e cercate di scoprire come potreste sostenerla come volontari.

Ulteriori informazioniGoto top

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) nel suo primo Rapporto sulla violenza e la salute (2002) ha definito la violenza come “l’utilizzo intenzionale di forza o potere fisico, minacciato o effettivo, contro qualcuno, che sia un’altra persona o un gruppo o ancora una comunità, che possa esserne o con molta probabilità potrebbe essere danneggiato, ucciso, ferito psicologicamente, sottosviluppato o deprivato.”

Principi della Dichiarazione ONU
Articolo 1 – Significato di tolleranza
1.1 La tolleranza è rispetto, accettazione e apprezzamento della ricchezza e della diversità delle culture del nostro mondo, delle nostre forme di espressione e dei nostri modi di esprimere la nostra qualità di esseri umani. E` favorita dalla conoscenza, dall’apertura di spirito, dalla comunicazione e dalla libertà di pensiero, di coscienza e di fede. Tolleranza è armonia nella differenza. Non è solo un obbligo morale: è anche una necessità politica e giuridica. La tolleranza è una virtù che rende possibile la pace e contribuisce a sostituire la cultura della guerra con una cultura di pace.
1.2 Tolleranza non è concessione, condiscendenza, compiacenza. La tolleranza è, soprattutto, un atteggiamento attivo animato dal riconoscimento dei diritti umani universali e delle libertà fondamentali degli altri. In nessun caso la tolleranza potrà essere invocata per giustificare attentati a questi valori fondamentali. La tolleranza deve essere praticata dai singoli individui, dai gruppi e dagli Stati.
1.3 Tolleranza è la responsabilità che sostiene i diritti umani, il pluralismo (incluso il pluralismo culturale), la democrazia e il Governo della legge. Comporta il rigetto del dogmatismo e dell’assolutismo ed afferma gli obiettivi espressi negli strumenti internazionali sui diritti umani.
1.4 Conformemente al rispetto dei diritti umani, la pratica della tolleranza non significa né tollerare l’ingiustizia sociale, né rinunciare alle proprie convinzioni né fare concessioni rispetto ad essa. Significa che ognuno é libero di aderire alle proprie convinzioni ed accettare che gli altri aderiscano alle proprie. Significa accettare il fatto che gli esseri umani, naturalmente diversi in aspetto, situazione, lingua, comportamento e valori, hanno il diritto di vivere in pace e continuare ad essere come sono. Significa anche che le proprie opinioni non devono essere imposte agli altri.

La giornata internazionale dell’ONU sulla non violenza è una cerimonia globale che promuove la non violenza attraverso l’educazione e la consapevolezza pubblica. Si celebra ogni anno il 2 ottobre che coincide con il compleanno del leader indiano Mahatma Gandhi.