Il Comitato dei Ministri dei 47 Stati del Consiglio d’Europa ha avviato le procedure di infrazione nei confronti dell’Azerbaigian a causa del continuo rifiuto da parte delle autorità di garantire il rilascio incondizionato del politico di opposizione Ilgar Mammadov a seguito di una sentenza emessa dalla Corte europea dei diritti dell’uomo nel 2014.
Con il primo ricorso a una procedura introdotta nel 2010, il Comitato ha ufficialmente chiesto alla Corte di stabilire se l’Azerbaigian fosse venuto meno al suo obbligo di osservare la sentenza della Corte in relazione a questo caso.
A maggio 2014, la Corte ha constatato che dai procedimenti penali nazionali non erano emersi fatti o informazioni che dessero luogo a un sospetto atto a giustificare le accuse contro Mammadov o il suo arresto e la sua detenzione in custodia cautelare. La Corte ha constatato che l’effettivo scopo di tali misure era far tacere o punire Mammadov per aver mosso critiche nei confronti del governo.
Nella sentenza, la Corte ha accertato la violazione degli Articoli 5, 6 e 18 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Fino a novembre 2017, la Corte ha accertato una violazione dell’Articolo 18 della Convenzione solo in cinque sentenze e in tutti quei casi, ad eccezione del caso Ilgar Mammadov c. l’Azerbaigian, i ricorrenti sono stati rilasciati.