Indietro Il Comitato anti-tortura esorta la Repubblica di Moldova a eliminare il fenomeno persistente della violenza e dell’intimidazione tra i detenuti

Il Comitato anti-tortura esorta la Repubblica di Moldova a eliminare il fenomeno persistente della violenza e dell’intimidazione tra i detenuti

La Repubblica di Moldova deve agire con determinazione per porre fine alle violenze e agli atti d’intimidazione tra i detenuti, un fenomeno legato in gran parte al sistema di gerarchie informali nelle carceri del paese, ha dichiarato il Comitato europeo per la prevenzione della tortura (CPT) in un nuovo rapporto (vedere il riepilogo). Nel rapporto, basato su una visita effettuata nel paese dal 28 gennaio al 7 febbraio 2020, il CPT riconosce che sono stati compiuti progressi concreti in alcuni ambiti, ma esprime rammarico per il fatto che diverse raccomandazioni formulate da tempo, in particolare quelle sulle violenze tra detenuti, sul regime applicato sia alle persone in custodia preventiva sia a quelle condannate e sulla scarsità di personale nelle carceri, non siano state prese in considerazione.

Il problema delle violenze e degli atti di intimidazione tra detenuti, legato alle gerarchie informali, è risultato grave come quanto descritto nei precedenti rapporti del CPT. Il CPT nota che i detenuti sono stati regolarmente trovati con ferite che indicavano violenze tra di loro; tuttavia, le vittime non segnalavano queste aggressioni, a causa del clima di paura e di intimidazione instaurato dai detenuti nei ranghi più alti della gerarchia informale del carcere e dalla mancanza di fiducia nella capacità del personale di garantire la sicurezza della popolazione carceraria. Il CPT ritiene che la continua incapacità delle autorità di affrontare questo problema sia dovuta in particolar modo a una carenza cronica di personale di sorveglianza e al fatto che si faccia affidamento sui capi della gerarchia informale delle carceri per mantenere sotto controllo la popolazione carceraria. Altri fattori rilevanti sono l’esistenza di dormitori di grande capacità e il fatto che i detenuti non vengono sottoposti a una valutazione individuale dei rischi, il che impedisce la sistemazione negli istituti, nei settori o nelle celle più appropriate.

Il CPT ha espresso preoccupazione anche per l’insufficienza di personale sanitario nelle carceri e per la durata delle misure disciplinari di isolamento, che può andare fino a venti giorni per alcune categorie di detenuti e tre giorni per i minori condannati. Il CPT raccomanda di ridurre il periodo massimo di confinamento a meno di 14 giorni e di abolire questa pratica per i minori.

Quanto al trattamento dei detenuti da parte della polizia, la delegazione del CPT non ha praticamente raccolto accuse di maltrattamento, ma il Comitato rileva che un numero elevato di reclami per maltrattamento da parte della polizia è stato depositato presso l’Ufficio del Procuratore generale. In relazione alle garanzie nel periodo che segue l’arresto, il CPT chiede alle autorità moldave di modificare la legislazione in modo che i detenuti abbiano effettivamente accesso a un avvocato fin dall’inizio della privazione della libertà, tenuto conto in particolare delle accuse raccolte dalla delegazione secondo le quali questo diritto talvolta sarebbe riconosciuto nella pratica solo dopo un primo interrogatorio di polizia.


Comunicato stampa 
Il Comitato anti-tortura esorta la Repubblica di Moldova a eliminare il fenomeno persistente della violenza e dell’intimidazione tra i detenuti

Comitato per la prevenzione della tortura (CPT) Strasburgo 15 settembre 2020
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