“La polizia arriva sempre troppo tardi, ammesso che arrivi”.

Tracy Chapman

In breve

I partecipanti discutono casi studio per analizzare le cause, e i modi per prevenire diversi tipi di violenza domestica.

Diritti correlati

• Il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza personale
• La libertà dalla tortura e trattamenti degradanti
• Il diritto ad essere uguali di fronte alla legge

Obiettivi

• Aumentare la consapevolezza rispetto al tema della violenza domestica
• Sviluppare la capacità di discussione e di analisi sulla violazione dei diritti umani
• Promuovere empatia e auto-stima per combattere la violenza domestica

Materiali

• Fogli di carta grandi, oppure una lavagna, e penne, o evidenziatori, per il brainstorming ed il lavoro in gruppo
• Scegliere una o più “testimonianze” tra quelle riportate più avanti o portarne una scelta da voi. Farne tante copie quanti sono i partecipanti
• Copie delle “Linee guida per la discussione di gruppo” (una copia per sottogruppo)

Preparazione

• Informarsi su centri ed organizzazioni che si occupano di sostegno alle vittime di violenza domestica e approfondire le proprie conoscenze sulle problematiche principali nella propria comunità locale
• Focalizzare con attenzione le tematiche sulle quali si vuole lavorare, tenendo presenti le esperienze personali dei partecipanti

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  • 25 NovembreGiornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

Istruzioni

1. Introducete il gruppo all’attività attraverso un brainstorming sulle “forme di violenza più comuni nel vostro quartiere”. Scrivete sulla lavagna o sul cartellone qualunque cosa dicano i partecipanti senza, però, avviare la discussione in questa fase dell’attività. Lasciate il cartellone o la lavagna in un posto in cui ognuno possa vederlo (10 minuti).
2. Chiedete alle persone di suddividersi in sottogruppi composti da 2 a 6 persone. L’ideale sarebbe avere almeno tre gruppi.
3. Distribuite le copie delle carte delle “testimonianze”. Vi sono tre diverse carte, ma la stessa carta può venire fornita a più di un gruppo. Date anche una copia delle “Linee guida per la discussione di gruppo”.
4. Concedete cinque minuti ai partecipanti per leggere le “testimonianze” e insistete affinché le discussioni vertano solo su questi casi studio. I partecipanti devono avere la consapevolezza che le discussioni su questi temi possono essere strettamente personali e che nessuno deve sentirsi in obbligo di rivelare più di quanto voglia.
5. Lasciate ai partecipanti un’ora per il lavoro di gruppo.
6. Infine, riunitevi in plenaria e procedete con il debriefing e la valutazione.

Debriefing e valutazioneGoto top

Iniziate col chiedere un breve resoconto su come è andato il lavoro di gruppo. Quanto si sono rivelate realistiche le “testimonianze”? Le domande per la discussione erano pertinenti? Se c’erano gruppi che hanno lavorato su casi diversi, lasciate che riportino la loro analisi delle diverse “testimonianze”.
Dopo di ciò prendete la parola portando l’attenzione del gruppo sulla realtà sociale odierna:
• Quanto è complessivamente presente la violenza domestica nella vostra comunità e nel vostro paese?
• Quali diritti umani sono messi a rischio?
• Quali sono le cause della violenza domestica?
• Perché sono di più i casi di violenza di uomini nei confronti delle donne che quelli di donne nei confronti degli uomini?
• Come si può fermare la violenza domestica? Cosa potrebbe/dovrebbe essere fatto da:
- le autorità pubbliche?
- la comunità locale?
- le persone coinvolte?
- gli amici e i vicini?
• Riflettete sulle diverse forme di violenza che sono state discusse. Riprendete la lista che avete fatto dopo il brainstorming iniziale. Ci sono più punti da aggiungere alla lista?
Domandate se vi sia qualcuno interessato ad approfondire ulteriormente uno qualunque dei temi sollevati ed, eventualmente, affrontate la discussione su cosa vorrebbero approfondire o in che direzione intendono attivarsi

Linee guida per i facilitatoriGoto top

La violenza domestica e gli abusi non discriminano. Succede tra coppie eterosessuali e coppie dello stesso sesso. Si verifica all’interno di tutte le fasce d’età, etnie e livelli economici. Spesso solo le donne sono considerate maggiormente le vittime, ma anche gli uomini sono vittime di abusi, soprattutto verbali ed emotivi. Abusi domestici, noti anche come violenze coniugali, si verificano quando una persona, in una relazione intima o nel matrimonio cerca di dominare e controllare l’altra persona. Gli abusi domestici che comprendono la violenza fisica sono definiti violenza domestica. La maggior parte degli incidenti di violenza domestica sono rivolti alle le donne e si presentano a casa, da qui il titolo “Questioni di famiglia”. Tuttavia, a volte, anche se succede raramente, chi abusa è una donna; per questo è stata raccontata la storia di Hans.

Dovete essere consapevoli che ci possono essere problemi legati a questioni di sensibilità/anonimato/ privacy (è possibile che alcuni partecipanti abbiano avuto esperienze personali di violenze domestiche a casa o in famiglia). Chiarite a tutti i partecipanti che nessuno è obbligato a rivelare più di quanto voglia. Sentitevi liberi di adattare l’attività a seconda dei partecipanti.

È possibile che i partecipanti di sesso maschile reagiscano in maniera forte all’attività o ad alcune discussioni. Dovete tenere presente che l’obiettivo non è fare sentire in colpa gli uomini o i ragazzi per quello che fanno altri uomini; è, tuttavia, importante prendere coscienza o discutere del fatto che gli uomini sono parte di un sistema patriarcale oppressivo e che spesso giocano un ruolo in esso. In questo contesto può rivelarsi interessante osservare quali siano le conseguenze sugli uomini, dirette o indirette, della violenza sulle donne.

Potreste concludere la sessione con un minuto di silenzio per le vittime della violenza domestica: questo è un modo molto efficace di terminare l’attività e suscitare, al tempo stesso, un sentimento di empatia e solidarietà.

VariazioniGoto top

Alcuni membri del gruppo potrebbero cominciare a rappresentare una delle scene; il resto dei partecipanti fungerà da pubblico. Il facilitatore ferma la rappresentazione ad intervalli e invita gli spettatori a suggerire comportamenti alternativi che avrebbero potuto essere messi in atto nella situazione e avrebbero potuto portare ad un risultato costruttivo.

Per continuare su questo temaGoto top

Potreste contattare la polizia locale e vedere come procede quando riceve una chiamata di intervento per casi di violenza domestica. Un’altra possibilità è di mettersi in contatto con il centro o con l’organizzazione di aiuto alle donne più vicino ed invitare un esponente a presentare i fatti e le cifre relative alla situazione nella vostra comunità.

Un altro argomento considerato quasi tabù in molti paesi è la sessualità e, in particolare, l’omosessualità. Se al gruppo interessa esaminare queste problematiche, potreste prendere in considerazione l’attività"Parliamo di sesso".

Per mettere in praticaGoto top

Contattate nella vostra zona una casa d’accoglienza per donne oppure un centro informazioni o una organizzazione che si occupi dei diritti delle donne e cercate di capire quali siano le loro esigenze e come potreste aiutarle.

Ulteriori informazioniGoto top

Anche se sta iniziando gradualmente a essere riconosciuto che le donne possono essere coloro che abusano, e abusano in relazioni omosessuali, l’evidenza è che, nella stragrande maggioranza dei casi, sono le donne e le ragazze ad essere vittima di abusi da parte degli uomini. Per questo motivo la Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne (CEDAW) è stata adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1993. Definisce la violenza contro le donne come “ogni atto di violenza di genere che provoca, o rischia di tradursi in un danno psicologico, sessuale, o fisico o sofferenza nelle donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica o privata“. Essa comprende, ma non si limita a “violenza fisica, sessuale e psicologica che avviene in famiglia, incluse le percosse, abusi sessuali su bambine in casa, la violenza legata alla dote, lo stupro coniugale, mutilazioni genitali femminili e altre pratiche tradizionali dannose per le donne ; la violenza non maritale e la violenza legata allo sfruttamento; violenza fisica, sessuale e psicologica che avviene all’interno della comunità in generale, compreso lo stupro, l’abuso sessuale, le molestie sessuali e le intimidazioni sul posto di lavoro, negli istituti scolastici e altrove; la tratta delle donne e la prostituzione forzata; e la violenza fisica, sessuale e psicologica perpetrata o tollerata dallo Stato, ovunque si manifesti “.
Si possono trovare ulteriori informazioni sulla Convenzione sull’eliminazione della violenza contro le donne sul tema di "Genere".

 

Violenza sulle donne nel corso della vita
Fase Type of violence
Prima della nascita Aborto selettivo, effetti sui nascituri di pestaggi subiti durante la gravidanza.
Prima infanzia Infanticidio femminile; abuso fisico, sessuale e psicologico.
Infanzia Matrimoni tra bambini; mutilazione degli organi genitali femminili; abuso fisico, sessuale e psicologico; incesto, prostituzione infantile e pornografia.
Adolescenza e età adulta Violenza durante gli appuntamenti galanti e nel corteggiamento (ad es. somministrazione di droghe e stupro da parte del ragazzo con cui si esce); sesso estorto a fini economici (ad es. studentesse che hanno rapporti sessuali con adulti in cambio del pagamento di rate scolastiche); incesto; abusi sessuali sul posto di lavoro; stupro; molestie sessuali; obbligo di prostituirsi e pornografia; tratta delle donne; violenza da parte del partner; stupro da parte del coniuge; abuso ed omicidi legati alla dote; omicidio del partner; abuso psicologico; abuso di donne disabili; gravidanza obbligata.
Vecchiaia Suicidio obbligato oppure omicidio di vedove per motivi economici; abuso fisico, sessuale e psicologico.
  Fonte: Pacchetto informatico sulla violenza contro le donne, Organizzazione Mondiale della Sanità (www.who.it), 1997

 

Violenza Domestica

La violazione dei diritti umani sofferta dalle donne non è qualcosa che si verifica solo in tempo di guerra. È qualcosa che ha luogo innanzitutto e principalmente in casa. “La natura ‘privata’ di questo tipo di violenza è esattamente ciò che da sempre rende così difficile l’intervento e l’azione”.
Gli studi dimostrano costantemente che è più probabile per una donna venire ferita, stuprata o uccisa da un compagno attuale o passato piuttosto che da una qualsiasi altra persona. La violenza domestica non colpisce solo la donna ma anche i suoi bambini, con una incidenza particolarmente elevata sulle bambine e le ragazze

Le “ Testimoni Silenziose”

Questa attività, ivi comprese le storie di Eszter e di Kati, ha preso spunto dalla esposizione informativa sulla violenza domestica e sull’omicidio di donne tenuta presso il Centro Giovanile Europeo da NANE, Associazione dei Diritti delle Donne (Budapest, Ungheria). La manifestazione mirava a sensibilizzare l’opinione pubblica su quelle che sono le proporzioni e la brutalità dell’omicidio e della violenza domestica raccontando delle storie di donne assassinate, le “testimoni silenziose”.

Le “Testimoni Silenziose” hanno avuto origine nel Minnesota, U.S.A., dove hanno raggiunto una dimensione a livello nazionale e, attualmente, fanno parte di un movimento che mira a porre fine agli omicidi domestici entro il 2010. Organizzare una manifestazione delle Testimoni Silenziose può essere uno strumento molto pratico ed efficace per avvicinarsi al tema della violenza domestica nella vostra comunità, città o regione. Esistono dei libri su come fare le testimonianze e sull’organizzazione di una manifestazione, compreso un libro intitolato “Risultati” che riporta l’esperienza di cinque anni di campagna negli Stati Uniti e che elenca alcune storie che possono tornare utili come esempi. L’indirizzo del sito è www.silentwitness.net. Questo sito contiene anche una folta lista di organizzazioni che hanno già realizzato questo tipo di eventi.

Prima legge europea espressamente sulla violenza di genere

La legge organica sulle misure di protezione integrate contro la violenza di genere. Il 22 dicembre 2004, la Spagna ha adottato una legge che prevede la creazione di tribunali speciali e centri di riabilitazione completa, una migliore assistenza alle vittime, e una serie di procedure volte a tutelare le donne in pericolo.

Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne

Nel giugno 2009 l’ONU ha istituito la carica di relatore speciale sulla violenza contro le donne. Nel 2010 la prima ad essere incaricata, Rashida Manjoo, ha prodotto la prima relazione tematica presentata al Consiglio dei diritti umani sulla violenza contro le donne, le sue cause e conseguenze. Potete leggere la sua relazione www2.ohchr.org.

Ulteriori fonti disponibili in Internet

Nota:

I casi di Kati e Eszter sono riportati da Krisztina Morvai in Terror una családban - Un feleségbántalmazás és un jog (Terror in the
Family - Moglie percosse e la Legge), Kossuth KIADÓ, Budapest 1998..

  • www.wave-network.org Il Centro europeo di informazione contro la violenza ha un database di organizzazioni di aiuto di donne in tutta Europa.
  • www.womenlobby.org Lobby europea delle donne.
  • www.ewlcentreonviolence.org è il sito del Centro Lobby europea delle donne sulla violenza contro le donne . Ha informazioni complete su VAW (violenza contro le donne), compresi i rapporti nazionali.
  • www.whiteribbon.ca La Campagna White Ribbon è “Il più grande movimento di uomini che lavorano per porre fine alla violenza contro le donne”.
  • www.europrofem.org Europro-Fem, Rete degli uomini pro-femministi europei, è una rete di organizzazioni e progetti di uomini che si occupano di dominazione maschile, violenza e l’oppressione delle donne.
  • www.hotpeachpages.net La Direzione Internazionale di Violenza Domestica di agenzie che ha informazioni su tutti i paesi del mondo.
  • www.unifem.org Il sito del Fondo di sviluppo delle Nazioni Unite per le donne è un sito utile per informazioni su questioni di genere e la violenza contro le donne.

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Caso studio 1 – Eszter

Cominciò a discutere con sua moglie, accusandola di non aver fatto il bucato, di non aver cucinato, di non aver assolto alle altre faccende domestiche. Contemporaneamente cominciò a picchiarla. La colpì alla testa ed alla faccia a mani nude,le strappò ciocche di capelli e la prese a calci con gli stivali. Dopodiché le strappò la parte superiore del vestito e la scaraventò sul letto con l’intenzione di picchiarla ulteriormente. Tutto questo succedeva di fronte alla loro figlia di otto anni, che lo pregava di smettere. Alla fine smise. Gettò Eszter giù da letto e cadde addormentato. Eszter morì quella notte stessa.

Caso studio 2 - Kati

Kati cercava di scappare dal suo fidanzato che stava diventando sempre più violento. Trovò un appartamento in affitto in un’altra città ma lui continuava a telefonarle e a molestarla. Lo stato psicologico di Kati andava sempre peggio.
Un giorno il fidanzato andò a prenderla all’uscita dal lavoro per convincerla a tornare sui suoi passi. La condusse in una foresta nei dintorni dove cercò di strangolarla con il suo stesso pullover. Il giorno seguente Kati disse ai suoi colleghi di avere paura che sarebbe arrivato il giorno in cui lui sarebbe riuscito a strangolarla ed ucciderla.
Quattro giorni dopo il fidanzato bevve parecchio ed ancora una volta si mise ad aspettarla all’uscita dal lavoro e quando lei uscì cominciò a picchiarla. In serata lui decise che dovevano fare visita a dei parenti. Lungo la strada fermarono la macchina molte volte e Kati, vedendo lo stato in cui si trovava, accettò di fare sesso con lui, ma era troppo ubriaco.
Kati disse al suo ragazzo che non aveva più interesse per lui. Questo lo fece infuriare. Afferrò una lunga cinghia di pelle e la strangolò. Dopodiché spinse il cadavere in un fosso e lo coprì con dei rami d’albero.

Caso studio 3 – Maria

Maria aveva 70 anni. Suo marito era morto 10 anni prima e aveva vissuto in una piccola casa con il figlio, Filippo, di 40 anni. Suo figlio era disoccupato e qualche volta beveva molto. Maria sapeva che aveva rubato dei soldi dal suo borsellino, ma per tanto tempo non ha detto niente, perché lei non voleva creare ulteriori problemi. Quando era ubriaco Philippe poteva essere molto violento e talvolta Maria ha dovuto chiudersi nella sua stanza per scappare da lui.
Un giorno, Philippe arrivò a casa completamente ubriaco e si arrabbiò perché la cena non era pronta. Quando Maria gli ha detto che non l’aveva preparata perché era molto stanca e malata, ha cominciato a distruggere le cose nella stanza. Maria non ha avuto il tempo e la forza di fuggire e suo figlio le ha gettato una sedia addosso. Maria ha cercato di difendersi, ma è caduta e ha battuto la testa. Quando il vicino di casa è arrivato, era troppo tardi. Maria è morta, prima di raggiungere l’ospedale.

Caso studio 4 - Leandro

Leandro aveva 8 anni. Viveva in un piccolo appartamento insieme alla sorella più piccola di tre anni, sua madre e il suo fidanzato, Jan. Leandro non ha mai conosciuto suo padre. Gli piaceva la scuola, ma non gli piaceva Jan, infatti, a volte era violento e picchiava talvolta Leandro. Leandro aveva davvero paura di Jan, aveva difficoltà ad addormentarsi e aveva perso l’appetito. L’insegnante di scuola di Leandro si era accorta di tutto questo e voleva incontrare i genitori perché sentiva che Leandro non stava facendo bene, aveva difficoltà a prestare attenzione e a volte era violento con i suoi amici. La madre ha incontrato l’insegnante, ma non ha raccontato niente della situazione a casa. Quando tornò a casa, ha raccontato a Jan ciò che l’insegnante aveva detto. Jan si è molto agitato e ha picchiato di nuovo Leandro, questa volta rompendogli un braccio. In ospedale, la madre ha mentito e ha detto che Leandro era caduto.

Caso studio 5 - Banaz

Banaz aveva fatto diversi tentativi per avvertire la polizia che la sua vita era in pericolo. Nel dicembre 2005, il padre l’ha aggredita e ha cercato di ucciderla. Lei era davvero spaventata e si era rivolta alla polizia. Tuttavia la sue dichiarazioni non sono state prese abbastanza sul serio dagli agenti.
Banaz è fuggita ma poi è tornata dalla sua famiglia e ha cercato di portare avanti la relazione con il suo fidanzato, in segreto, ma entrambi sono stati minacciati di morte se continuavano a vedersi. Banaz è stata incoraggiata a rifugiarsi in una casa sicura ma credeva che sarebbe stata al sicuro anche a casa sua perché la madre era lì.
Banaz è scomparsa il 24 gennaio e il suo corpo decomposto è stato ritrovato in una valigia sepolta in un giardino tre mesi dopo. Al processo, il padre e lo zio hanno riferito di aver ordinato l’omicidio perché Banaz aveva disonorato la famiglia innamorandosi di un uomo che la sua famiglia non voleva che lei sposasse. Banaz aveva appena 20 anni.
http://news.bbc.co.uk/2/hi/6722699.stm; 11 giugno 2007

Caso studio 6 - Amira

Amira aveva quattro anni quando la sua famiglia fuggì disperata dalla guerra in Somalia e si stabilì in una città in Europa, dove la sua vita durante l’infanzia sembrava incommensurabilmente migliore.
Una mattina quando Amira aveva undici anni, la madre la invitò ad andare a visitare la zia, in modo da far giocare Amira con sua cugina, che aveva la sua età. Quello che Amira non sapeva era che la madre e la zia avevano segretamente concordato un appuntamento con una “tagliatrice” di Mogadiscio per far circoncidere i loro figli. Credevano che fosse necessario farlo altrimenti le ragazze non avrebbero mai trovato marito.
Improvvisamente la madre e la zia afferrano Amira. Racconta: “Mi hanno tenuto ferma , e poi una donna che non avevo mai incontrato prima ha iniziato il taglio. Ho gridato, e mia zia mi ha messo la mano sulla bocca,”. “Promettimi che nessuno saprà mai che ho parlato con voi,” pregò Amira, “se la gente nella mia comunità lo scopre, diranno che li ho traditi e dovrò scappare. E comunque, non voglio che i miei genitori siano mandati in prigione”.
Adattato da http://www.dailymail.co.uk/femail/article-505796 3 gennaio 2008 e www.fgmnetwork.org

Caso studio 7 - Denise

Sono una vittima di incesto; Sono stata violentata da mio padre quando avevo quindici anni. Non era la prima volta, né sarebbe stata l’ultima. Tuttavia, questa volta, sono rimasta incinta.
Una notte, ero molto malata e i miei genitori mi ha portato in ospedale. Il medico del pronto soccorso ha scoperto che, insieme ad un pessimo caso di influenza, ero alla 19esima settimana di gravidanza. Il medico mi ha informato che ero incinta e mi ha chiesto cosa volevo fare. Nonostante il dolore e il senso di colpa che avevo, ho rifiutato di abortire. Mio padre ha avuto un attacco di rabbia incontrollabile e ha chiesto che dessi il consenso. Il medico ha rifiutato la mia decisione.
Mio padre ha chiesto che fosse trovato un medico che provvedesse a farmi abortire e nel giro di un’ora, l’uomo è arrivato in ospedale. Ho cercato di scendere dal letto di ospedale, ma tre infermiere mi hanno trattenuto e legato al letto e mi hanno iniettato un rilassante muscolare per impedirmi di scappare. Ho continuato a urlare che non volevo abortire. Mi ha detto, “Chiudi e lasciala urlare!” Alla fine, mi è stata fatta un’anestesia generale.
Adattato da www.humanlife.org

Caso studio 8 - Hans

Antonia aveva molestato il marito, Hans, per diversi anni. Una volta Antonia aveva detto che sentiva il desiderio di investirlo con l'automobile. In un’altra occasione lei lo accusò falsamente di aver molestato i suoi figli. Inserì delle lettere nella cassetta delle lettere dei vicini che accusavano Hans di pedofilia. La polizia non credeva alle accuse, per contro sospettarono che Antonia avesse qualcosa a che fare con le lettere.
Tre anni dopo si sono separati e un anno dopo hanno divorziato.
Pochi mesi fa, Antonia ha seguito Hans mentre tornava a casa dal lavoro e gli ha lanciato un soprammobile infuocato riempito di kerosene. L’oggetto non si incendiò, ma gli investigatori poi ritrovarono del kerosene sulla porta e sulle pareti.
Un giorno Hans stava camminando con il suo cane quando una donna corse verso di lui. Un'esplosione risuonò. Hans urlò e si diresse verso il suo appartamento e si precipitò all’interno inseguito dalla donna. La polizia e medici lo trovarono morente sul pavimento della sua sala da pranzo. I medici non riuscirono salvarlo; un proiettile gli era entrato nella spalla destra e aveva devastato i polmoni per poi fermarsi nell’ aorta.
Tratto da: http://www.seattlepi.com

Linee guida per la discussione di gruppo

I - Analisi della situazione (20 minuti)
1. Cosa ne pensate del crimine così come riportato?
2. Dove può essere accaduto un simile fatto? Potrebbe essere successo nel vostro quartiere?
3. Perché è successo?
4. C’è qualcosa che possa giustificare un simile crimine?
5. Come avrebbe potuto difendersi la vittima?
II – Trasposizione alla realtà sociale (40 minuti)
6. Sapete, o avete sentito, di casi di violenza domestica?
7. In quale forma si presenta la violenza domestica nella nostra società?
8. Cosa possono fare le vittime se hanno bisogno di aiuto?
9. La polizia dovrebbe intervenire in caso di violenza oppure un simile intervento dovrebbe essere considerato come una interferenza di violazione dei loro diritti umani?
10. Che potere ha la vittima in simili situazioni? E quale potere hanno gli autori del crimine?
11. Sapete di casi di violenza domestica nei quali sia l’uomo ad essere la vittima?
12. Elencate alcune delle cause di violenza domestica
13. Come può essere prevenuta e fermata la violenza domestica?
14. Cosa dovrebbe/potrebbe essere fatto da:
• Le autorità pubbliche
• La comunità locale
• Le persone coinvolte
• Gli amici ed i vicini