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Fa fede solo il testo pronunciato

Discorso di Michel Barnier ministro degli Affari esteri francese

Sessione dell’Assemblea parlamentare: 24 - 28 gennaio 2005

Strasburgo, 26.01.2005

Signor Presidente van der Linden,
Signore e Signori,

Ho un duplice motivo per rallegrarmi di trovarmi oggi tra voi.

In primo luogo, quale membro del Governo della Francia, che è onorata e orgogliosa di accogliere il Consiglio d’Europa sul proprio territorio.

In secondo luogo, quale militante dell’Europa. Come forse saprete, ho avuto il privilegio di essere membro della Commissione europea. Da tempo, l’idea europea si trova al centro dei miei valori, delle mie convinzioni, delle mie lotte. Sono quindi particolarmente lieto di poter partecipare ai lavori di un’assemblea europea, di un’assemblea di Europei come voi. Perché mi ci sento, in un certo qual modo, a casa mia.

Il dibattito odierno verte su quello che sarà un momento importante per la nostra riflessione comune: il III Vertice del Consiglio d’Europa, previsto a Varsavia il 16 e 17 maggio di quest’anno.

Tale Vertice, a mio avviso, dovrà essere il momento per un impegno, un bilancio e un nuovo slancio.

Momento per un impegno: quello di un’Europa determinata a promuovere i diritti dell’uomo, la democrazia e lo Stato di diritto; di un’Europa decisa a proseguire la propria trasformazione. Mentre altre regioni nel mondo esitano sul proprio avvenire e alcune precipitano nella violenza, diamo noi l’esempio di un’Europa unanime e unita intorno ad un caposaldo di valori, quelli del Consiglio d’Europa. Si tratta di un messaggio politico pregnante, nel mondo odierno.

Momento per un bilancio. In effetti, il Consiglio d’Europa è alle soglie di una tappa fondamentale della propria storia. È riuscito a realizzare il proprio allargamento – con l’unica eccezione, per il momento, della Bielorussia. È al tempo stesso la memoria e il custode dei progressi compiuti in tema di democrazia in Europa da oltre cinquant’anni.

È ora giunto il momento per una riflessione sulle attività della nostra organizzazione.

Quali ne sono stati i successi? Quali le difficoltà? Come raccogliere più efficacemente le sfide attuali, in particolare quelle relative ai legami che devono crearsi con le altre istituzioni europee, a loro volta oggetto di profonde trasformazioni? Tali riflessioni devono essere il fulcro del piano d’azione su cui lavora il Comitato dei Ministri, al quale la vostra Assemblea offrirà il proprio contributo.

Infine, oltre ad un semplice bilancio, questo Vertice dovrà impartire un nuovo slancio al Consiglio d’Europa. Dobbiamo risolutamente rivolgere lo sguardo al futuro.

Signore e Signori,

La Francia è convinta che il Consiglio d’Europa abbia un bell’avvenire davanti a sé. Perché la nostra organizzazione, distinta per missioni e dimensioni dall’Unione europea, svolge un ruolo insostituibile nel progetto europeo: essa ne rappresenta le fondamenta. Sappiamo bene che nessuna costruzione, sia essa la più ambiziosa, può fare a meno delle fondamenta.

È necessario, tuttavia, che vengano rispettate alcune condizioni.

La prima condizione è che il Consiglio sia forte nei campi che costituiscono i suoi punti di forza, e conservi il proprio livello di eccellenza nelle questioni che conosce meglio di ogni altro: la protezione dei diritti dell’Uomo, la democrazia, la supremazia del diritto. È questo contributo che costituisce la peculiarità della nostra organizzazione.

Ecco perché auspico che il Vertice di Varsavia definisca come priorità la preservazione del ruolo della Corte europea dei diritti dell’Uomo, che garantisce un ricorso diretto a 800 milioni di cittadini europei. Eppure, attualmente, essa non è in grado di rispondere entro un termine ragionevole all’afflusso delle istanze. Dobbiamo raccogliere questa sfida, realizzare la riforma prevista nel Protocollo n. 14, nella prospettiva di ottenerne la ratifica da parte di tutti i membri entro maggio 2006. Dobbiamo anche impegnarci a fornire alla Corte un supporto finanziario duraturo.

Mi sia consentito citare anche l’azione del Commissario per i diritti umani, che effettua un lavoro diverso, ma altrettanto importante.

Nella stessa prospettiva, dobbiamo sorvegliare con attenzione l’attuazione delle convenzioni. A che serve preparare dei testi se la loro applicazione non è poi seguita, valutata, corretta?

Come ha detto, lunedì, René van der Linden davanti alla vostra Assemblea, il Consiglio d’Europa deve esercitare un’azione concreta nella vita dalle persone. Sono necessari a tale scopo, più che testi di diritto, anche meccanismi di monitoraggio e di controllo.

Queste questioni relative alla democrazia e ai diritti dell’uomo non hanno nulla di statico, di conservatore. Esse si trovano, viceversa, a dover costantemente affrontare nuove sfide. Il Consiglio d’Europa lo ha perfettamente compreso, affrontando il complesso tema della cibercriminalità. Tra le nuove sfide spicca indubbiamente quella del terrorismo, che il Consiglio non può, ovviamente, permettersi di ignorare. La nostra istituzione deve offrire il proprio contributo alla lotta contro il terrorismo, lavorando, ad esempio, sulle attività che incitano a commettere atti di terrorismo o sull’indennizzo delle vittime. Tale contributo deve inserirsi nell’ambito dell’attività multilaterale di lotta contro il terrorismo, minaccia globalizzata per antonomasia.

La seconda condizione per un nuovo slancio consiste, logicamente, in una migliore cooperazione del Consiglio con le altre organizzazioni internazionali, in particolare l’OSCE e le Nazioni Unite.

Ma penso soprattutto all’Unione europea, che si è molto allargata e si allargherà ancora, e si prepara a valicare una tappa decisa, costituzionale, del proprio percorso. Tuttavia, i ruoli della nuova Unione e del Consiglio sono e resteranno fondamentalmente complementari. Da tale punto di vista, tenuto conto della mia esperienza personale riguardo all’Unione, non posso che esortare alla moltiplicazione delle sedi e delle occasioni di concertazione, sia essa politica o amministrativa.

Alludo, ad esempio, all’eventuale partecipazione del Consiglio ai programmi realizzati dall’Unione con i suoi nuovi vicini, oppure, in un campo diverso, al ruolo che deve svolgere il Consiglio presso la futura Agenzia dei Diritti fondamentali dell’Unione europea.

La terza condizione è che, nei suoi lavori, il Consiglio si apra maggiormente verso l’esterno.

Il Consiglio deve diventare un partner privilegiato delle società civili, delle reti accademiche, delle ONG, dei mass media. Deve appoggiarsi alla propria Assemblea parlamentare e al Congresso dei Poteri Locali e Regionali per offrire agli eletti della grande Europa un forum, unico nel suo genere, di discussione e di diffusione delle buone prassi. Deve compiere un particolare sforzo nella formazione degli eletti e delle élite.

Di conseguenza, in uno spirito di apertura, perché non organizzare, ai margini e in correlazione con il Vertice di Varsavia, un forum aperto alle ONG e agli esperti, per associarli ai nostri lavori?

Signore e Signori,

Eccellenza in tema di democrazia e diritti dell’uomo; cooperazione con l’Unione europea; apertura verso l’esterno. Queste tre condizioni sono alla portata del Consiglio d’Europa, per il Vertice di Varsavia.

In questa prospettiva, il Consiglio può contare sull’ambizione della Presidenza polacca, che dirige con determinazione i lavori preparatori.

Può contare inoltre sull’eccellente lavoro svolto dal segretario generale Terry Davis e dalla sua amministrazione, cui tengo a rendere omaggio.

Sappiate che può contare allo stesso modo sulla disponibilità della Francia, e sulla sua fedeltà alla grande Europa della democrazia e dei diritti dei cittadini.

Vi ringrazio per l’ascolto.